Aveva ragione Cruyff: non si può giocare a calcio a pochi metri da dove si tortura. Il grande calciatore olandese rifiutò di giocare nell’Argentina dei militari. E’ morto proprio nell’anniversario del golpe
di Maurizio Acerbo
“Come puoi giocare a pallone a mille metri da un centro di torture?” Johan Cruyff
Non sono mai stato un appassionato di calcio ma la nazionale olandese di Cruyff è per me un mito degli anni ’70 assai caro, un pezzo di immaginario che mi porto dentro.
Johan Cruyff è morto oggi di cancro proprio nel giorno del il 40° anniversario del colpo di stato che porto i militari al potere in Argentina e l’inizio di una dittatura anticomunista ferocissima che si rese responsabile di decine di migliaia di desaparecidos.
La televisione bolivariana teleSUR ha reso omaggio al grande campione ricordando che Cruyff si rifiutò di partecipare alla Coppa del Mondo del 1978 in Argentina per denunciare il fatto che la giunta militare argentina stava sistematicamente torturando e facendo scomparire la propria gente. Boicottando le finali di Coppa del Mondo Cruyff probabilmente fece perdere la coppa alla sua squadra e al suo paese, ma mise in evidenza la situazione di migliaia di giovani uomini e donne che erano stati torturati e uccisi durante la dittatura.
Era il tempo delle persone vere. Oggi sono tutti concentrati su se stessi e sui soldi che guadagnano, ma soprattutto non sono più di esempio a nessuno, se non a qualche testone, che al posto della testa ha solo il pallone.
Paragonato ai tanti mercenari che affollano il mondo del calcio odierno emerge come un gigante di onestà intellettuale e sportiva.