La segretaria generale della Cgil conferma il grave gesto di Landini che ha licenziato Sergio Bellavita. Il portavoce dell’area Il sindacato è un’altra cosa non deve fare il sindacalista
di Sergio Bellavita
È una sentenza difficile da digerire quella che la segreteria nazionale Cgil ha emesso nei miei confronti. Secondo Susanna Camusso non posso più ricoprire incarichi in nessuna struttura della Cgil, né di categoria, né confederale, né nazionale ne’ di territorio. Sergio Bellavita non potrà più fare il sindacalista. La sentenza, dopo che nei giorni scorsi l’esecutivo nazionale dell’area ha posto il problema alla segreteria Cgil, è stata emessa ieri.
Una laconica telefonata in tarda serata ci ha comunicato che l’unica disponibilità della Cgil è quella di contrattare con l’azienda, in cui rientrerò il primo giugno, un pacchetto di ore di permessi sindacali.
Cioè quanto prevede lo statuto per consentire la partecipazione alle sedute degli organismi dirigenti di cui si è componenti. Una proposta indecente, avanzata con l’evidente scopo di infliggere un’umiliazione collettiva all’unica area di opposizione in Cgil. Un fatto di una gravità senza precedenti.
È un boccone amaro da ingoiare anche perché nessuno mi ha ancora esposto le ragioni della cacciata che non siano legate al ruolo di rappresentanza collettiva che ho ricoperto dal congresso ad oggi. Un tempo i dirigenti Cgil avevano il coraggio di espellere, oggi si riduce al silenzio destituendo da ogni incarico chi non si piega. Sta succedendo ai delegati Fiat condannati all’incompatibilità perché praticano e vorrebbero praticare le lotte ed è successo al sottoscritto. Pago il prezzo di aver difeso insieme ai compagni dell’area, senza se e senza ma, i delegati e le delegate Fiat dalla ignobile persecuzione di meschini funzionari la cui unica preoccupazione è mantenere il posto di lavoro in Fiom conquistato con la fedeltà e il servilismo al capo padrone. Non mi pento di averlo fatto, anzi ne sono orgoglioso. Difficile però non farsi travolgere dalla tristezza davanti a chi pretende di rappresentare questa come una vicenda personale del tutto separata dalle scelte di fondo della Cgil. Non è così. Susanna Camusso nell’incontro della scorsa settimana ci ha tenuto a esplicitare che ritiene non più possibile la costruzione di un’area di opposizione interna alla Cgil. Ed ha preannunciato nuove regole congressuali. Nulla accade per caso. La mia cacciata, l’incompatibilità assurta a ordinamento interno servono a dire come e a quale prezzo si sta nell’organizzazione. Un’ulteriore svolta, il tentativo di chiudere il cerchio della cislizzazione della Cgil. Per queste ragioni bisogna chiudere, espellere il dissenso.
Il primo giugno rientro in fabbrica e da lì riparto.