In libreria Incontri e Passaggi, libro catalogo che accompagna la mostra-romanzo dedicata a Hugo Pratt alla Pelanda del Macro di Roma. Il rapporto del padre di Corto con i libri, gli scrittori e la letteratura
di Checchino Antonini
Siamo fatti della sostanza dei sogni, dei libri, dei viaggi. O, almeno, di questo era fatto Hugo Pratt, l’autore di Corto Maltese, forse Corto Maltese stesso anche se il personaggio è sopravvissuto al suo creatore e campeggia in libreria con la nuova storia di Canales e Pellejero.
«Corto è nato dal ricordo della storia di un marinaio tratta da un film hollywoodiano (Wake (Il risveglio della strega rossa, ndr) degli anni Trenta. Un giorno mi sono detto: “Trovare un eroe marinaro in mezzo al Pacifico è un inizio straordinario”. È così che è nato Corto», aveva confessato Pratt nella sua conversazione con Eddy Devolder che viene ricordata nel catalogo di Incontri & Passaggi, la mostra approdata finalmente al Macro di Roma dopo Angouleme e Bruxelles. Il catalogo è un libro della Lizard di quelli come Periplo immaginario o Corto Maltese Memorie capaci di dilatare e spiegare l’universo di segni e significati evocato da Pratt, lettore curioso che legge, consulta, annusa e ricambia la meraviglia. La storia, la letteratura, l’avventura, i film, l’esoterismo da cui entrava e usciva con disincanto, le riviste, i giornaletti, la Francia, l’Argentina, i compagni di viaggio: ciascuna pista o parola chiave rivela o rammenta che Pratt ha ancora molto da suggerire. C’è anche una storia completa di Ernie Pike, antieroe di guerra che Pratt disegnò per Oesterheld, indimendicato autore dell’Eternauta, desaparecido durante la dittatura argentina. Per il maestro di Malamocco fu il miglior sceneggiatore che incontrò. A chiudere la mostra le tavole della storia che doveva chiudere il cerchio ma sarebbe restata incompiuta, Avevo un appuntamento, con il ritorno di Pandora dritta dritta dalla Ballata del mare salato.
Ne sono successe di cose da quel primo numero di “Sgt. Kirk” del luglio 1967, con la riedizione di alcune serie pubblicate in Argentina, come Sgt. Kirk, e una nuova storia: Una ballata del mare salato, appunto.
Quando Corto Maltese entra nel mondo dei fumetti, lo si vede legato «come un Cristo in croce su una zattera».
«Io non sono solamente figlio di Melville, di Conrad, di Stevenson, come certi giornalisti vorrebbero farmi ammettere, forse perché vogliono a tutti i costi farmi figlio di quello che loro stessi hanno letto e conosciuto. Sono anche figlio della Romantica Sonzogno. Già a otto anni leggevo Zane Grey, Jack London. Possedevo una riduzione della letteratura celtica della Scala d’Oro, curata da Diego Valeri, grande poeta che ho sempre amato e che mi ha fatto scoprire il mondo. Perciò sono figlio di tutti… La cultura ufficiale non ammetteva l’avventuriero, il narratore di favole. Sono andato avanti con la mia fantasia, con l’immaginazione che si fa intuizione: quei famosi otto secondi di fronte a otto ore di lavoro». E’ ancora Pratt che spiega, nel 1988, l’impasto meraviglioso che ha provato a trasfigurare per la sua intera vita. E la mostra-romanzo a questo punta: a decifrare quelle filiazioni. Jack London, per dirne una.
«Jack London, un altro avventuriero, e senza dubbio uno degli scrittori piu importanti per la mia formazione. Per due volte, nelle mie storie, prima in Ernie Pike, La fuga, e poi in Teste e funghi, rendo omaggio a London ispirandomi a una delle sue storie in cui racconta di un uomo che, per evitare la tortura, riesce a farsi uccidere subito avendo persuaso i suoi nemici di essere immortale. E naturalmente London è uno dei personaggi principali di La giovinezza di Corto». (Il desiderio di essere inutile, Lizard 1996).
Ma tutte le storie di Pratt «sono cariche di germogli nascosti – come spiega chi ha potuto collaborare con lui, Marco Steiner – ci sono pietruzze chiare disseminate in un bosco ombroso, segnali da seguire o da cui partire per deviazioni assolutamente imprevedibili e per questo ancora più stimolanti e vitali. I viaggi in compagnia di Corto/Pratt sono sempre fatti d’Incontri e Passaggi, sono itinerari leggeri che aprono lo sguardo al mondo dorato della fantasia, ma lì dentro non ci sono solo disegni, acquerelli, visioni, c’è la vita vera e quando si entra in quello spazio nascosto e non detto, tutto il resto brilla di una luce diversa. Una luce che parte da dentro. Fa bene viaggiare fra le nuvole di Hugo Pratt, fa bene leggere Corto, spinge ad andare sempre un po’ più in là, in giro per il mondo, per tornare e vedere il nostro giardino segreto». Lo stesso Pratt aveva confessato che per fare un buon fumetto era necessario leggere molto: «anche cinquanta per tirarne fuori venti pagine».
Laura Scarpa, conobbe Pratt quando aveva quindici anni e voleva fare la disegnatrice. Ora è tra le figure più importanti per il comicdom italiano, fondatrice di Scuola di Fumetto: è lei a spiegare, per i corridoi della Pelanda del Macro, che Pratt fu il primo a lasciare che la letteratura, scrittori e libri, facesse irruzione nelle storie a fumetti: «In lui, viaggi e libri mi sembra si siano sempre confusi insieme».
«Pratt – scrive nel catalogo – ha varie maniere di citare la letteratura. La presenza di un libro e la declamazione di un testo sono solo il primo livello, e caratterizza i suoi fumetti con una connessione esplicita». Ancora: «I libri e le loro citazioni ritornano sempre in un grande calderone. Possono essere testi massonici o esoterici, le sure del Corano o ballate e canzoni che rappresentano, più che un sapere letterario,un ritorno al Paese d’origine, alle tradizioni e alla propria innocente infanzia». «Lo scambio e la contraddizione tra vita e parole, e tra immagini e testi, sono il modo di Pratt di lavorare sulla letteratura». «Spesso i suoi modi di utilizzare la letteratura andavano ben oltre la sola citazione, ha messo gli scrittori dentro alle sue storie, da Hemingway a Baron Corvo, ha estrapolato episodi e personaggi dai loro racconti, come con London e Stevenson. Talvolta li inseriva o preannunciava, pronti a essere riutilizzati per altri racconti. Pratt non ha nascosto troppo i suoi giochi letterari, non era un ladro, ma un gentiluomo di fortuna, e lo faceva perché – come direbbe Cush (citando Lawrence d’Arabia) – «Era suo piacere farlo». Proprio come ho fatto con le parole di Scarpa.
Ps: Scovando in rete questo articolo, Laura Scarpa ci ha scritto: «Bello rileggersi tra righe d’altri e accanto alle parole dello stesso Pratt… per chi vuole Domenica 15, in orario di apertura, alle 12, passerò in Pelanda e posso raccontare qualcosa a visitatori che fossero là».
Poi è stata la vota di un intervento, in calce a questo pezzo su Fb, di Rinaldo Traini, personaggio leggendario di critico, appassionato, autore e, soprattutto, editore e promotore di cultura: «Ho letto le prime storie dell’Asso di Picche nel 1945 e il caso ha voluto che un paio di anni più tardi fossero i comic book all’italiana con le storie di Hugo il “galeotto” che mi fecero intrecciare lo sguardo con una bambinetta quattordicenne di nome Nanda, che poi sarà mia moglie per 65 anni (ad oggi) la madre dei miei due figli e la nonna dei miei quattro nipoti. Quando raccontavo questa storia ad Hugo ci facevamo un sacco di risate anche perchè i nostri incontri si sono ripetuti nel tempo: sulle pagine di Sgt. Kirk (sorprendente), a Lucca a gozzovigliare (imprevedibile), a Parigi in famiglia con Anna e figli (incredibile), a Buenos Aires con il Gotha del cartunismo argentino (fantastico), a New York al fianco degli eroi della nostra gioventù (travolgente) e poi…e poi…Cosa mi riservi ancora Hugo ?»