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Se quel 2 giugno 1946 … Incubo Re Emanuele Filiberto I°

In che Italia vivremmo se avesse vinto la monarchia? Una rivisitazione della storia (con i se e con i ma) da parte di Ennio Remondino

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La partita referendaria di 70 anni fa decisamente più importante quella che ci aspetta ad ottobre. E con argomenti e argomentazioni decisamente più seri. Pensate: Presidente Mattarella o Re Emanuele Filiberto I° di Savoia? Altro che Si o No ad una modestissima e/o pasticciata riforma costituzionale ed elettorale. Con un altro dettaglio di non poco conto: fu la seconda volta nella storia italiana che la donne avevano diritto al voto in quel 1946. Che decisero allora di rinunciare ad avere una regina. Qualcuno se ne ricordi.

Fanta-storie web, chi pensa che sarebbe stato meglio, chi peggio, chi uguale. Ceccarelli ci ricorda Benedetto Croce, secondo cui il dilemma monarchia-repubblica era “inessenziale”. Figurati ad ottobre la partita Sì No a Renzi-Boschi. Ma rimaniamo a quel 2 giugno. Alcuni ritengono che l’Italia si sarebbe divisa in due anticipando una simil Padania. Altri che la dinastia Aosta, meno compromessa, avrebbe preso il posto dei Savoia. Altri ancora pensano che con il Re, alle elezioni del 1948 avrebbe vinto il Fronte delle sinistre, con Umberto primo “re comunista”.

Dalla fantasia all’incubo, la successione dei Re Savoia che l’Italia avrebbe potuto dover subire. Sino al Filiberto di Savoia, sceso dal Quirinale sabaudo alle stelle del talk show. Più ridicolo che rischioso imbarcarsi in fanta-previsioni. Ricordando che la monarchia, allora, in diverse zone del Nord avrebbe fatto i conti con partigiani in armi. E ricordando Nenni, con «la Repubblica o il caos», che fu slogan ma assieme preoccupata previsione. Una monarchia di transizione quella di Umberto, ammorbidita dai tempi incerti, ma non certo convertita alla democrazia, concetto estraneo alla cultura dei Savoia.

Ancora un capoverso per l’ “immaginiamo che”. Avremmo il tricolore con lo stemma sabaudo. Per l’Inno nazionale, tra quello storico sabaudo al ‘Piave mormorò’. Tutela monarchico britannica sull’Italia al posto di quella che ebbero gli Stati Uniti che in quel 1946 fecero tifo per la Repubblica. Più difficile immaginare come una monarchia avrebbe influito sui partiti; nei confronti della Dc, ad esempio, che, pur avendo al suo interno una componente repubblicana, cavalcò la paura del “salto nel buio”, con l’immagine del ‘partito-scudo’ garante dei valori tradizionali variabili a convenienza.

Accorciamo sulla storia, con Maria Josè “Regina di maggio”, che al referendum depone nell’urna scheda bianca perché inelegante votarsi, ma che alla costituente vota Saragat, modello per altre Marie meno composte nel futuro l’Italia. Poi il romanzo pseudo-storico scivola verso l’orror. Umberto II, figura dignitosa nell’esilio portoghese, avrebbe lasciato il trono a Vittorio Emanuele IV, che ha animato le cronache in un vortice di accuse, intercettazioni, e scandali, dalla P2 alle fucilate dell’isola di Cavallo, per finire a fare a cazzotti col cugino Savoia, ma del ramo Aosta.

E pensando al rischio Emanuele Filiberto Re, RemoContro (con Popoff, of course) grida, VIVA LA REPUBBLICA !

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