Le norme sulla chiamata diretta dei docenti fanno saltare il tavolo al Miur e intanto dalla periferia della scuola, dagli istituti, si profila una forte tensione sui bonus
di Checchino Antonini
Le norme sulla chiamata diretta dei docenti fanno saltare il tavolo al Miur e intanto dalla periferia della scuola, dagli istituti, si profila una forte tensione sui bonus: i docenti restituiscono i premi : «Non si misura così un insegnante», hanno detto ad esempio molti docenti genovesi. Estate calda contro la buona scuola renziana.
«Ancora una volta il governo si dimostra incapace di pianificare e gestire correttamente, con trasparenza e criteri oggettivi, uno dei punti più contestati della cosiddetta ‘buona scuola’, la chiamata diretta dei docenti». Lo denuncia in una nota il senatore Fabrizio Bocchino (Sinistra Italiana – Altra Europa con Tsipras). «La bozza di ‘indicazioni operative’ presentata ieri dal MIUR ai sindacati confederali, senza minimante coinvolgere chi nella scuola lavora, è riuscita a far infuriare tutti, insegnanti e dirigenti scolastici, e rende carta straccia gli accordi raggiunti finora con i sindacati in sede di contrattazione. Di fatto l’elenco dei requisiti in base al quale i 120mila docenti dovrebbero essere scelti è un criterio assolutamente opzionale, lasciato all’arbitrio più assoluto dei dirigenti scolastici. Per non parlare del calendario proposto: i docenti hanno appena 5 giorni dalla pubblicazione dell’avviso per presentare la domanda alle scuole, mentre i dirigenti hanno appena 3 giorni per valutare i curricula e scegliere. Il tutto nel mese di agosto, costringendo il personale amministrativo a rinunciare alle ferie già programmate. Una proposta indecente, quella del Miur, che giustamente è stata rimandata al mittente, e che se fosse imposta rischia di provocare una valanga di ricorsi da parte degli insegnanti non scelti, proprio per l’impossibilità di motivare le nomine rispetto a oggettivi criteri di valutazione. Il tutto a spese di chi a scuolalavora. E lasciando ancora una volta intere classi nel caos».
Anche le associazioni dei presidi hanno protestato con una lettera alla ministra e la Flc Cgil, che pure aveva firmato la preintesa, s’è trovata costretta a incavolarsi alla fine dell’incontro del 20 di informativa sindacale col Miur: «Nulla di quanto era stato convenuto fra le parti in sede di negoziazione sindacale è stato conservato, a conferma della chiara intenzione della ministra Giannini di non tenere fede all’accordo politico e di rompere la trattativa – ha detto il segretario Flc, Mimmo Pantaleo – tali indicazioni risultano, infatti, essere la conferma di un indirizzo governativo tutto teso ad imprimere una torsione autoritaria e dirigistica che mal si concilia con un ambiente di lavoro che per sua stessa natura è basato sulla condivisione e sulla cooperazione. Il dirigente scolastico potrà indicare a suo piacimento quali requisiti siano o no coerenti con il Piano Triennale dell’Offerta Formativa, attingendo ad una lunghissima e disparata tabella allegata o anche oltre questa stessa tabella, potrà svolgere un colloquio con i docenti che avanzano domanda, potrà arbitrariamente creare le connessioni fra requisiti e persone. Si creano di fatto le condizioni per cui non esistono requisiti reali, oggettivi, trasparenti e verificabili per l’assegnazione dei docenti con rischi di tensioni e conflitti che possono determinare confusione e incertezza all’apertura del nuovo anno scolastico. Per non parlare, poi, dei tempi emergenziali imposti dal MIUR che impediranno a docenti, personale di segreteria e dirigenti scolastici di operare con serenità e senza affanno. È il trionfo del fai da te e della totale deregolamentazione che porta inevitabilmente il docente ad agire in uno stato di perenne soggezione con le più nefaste conseguenze sul piano dell’esercizio della libertà di insegnamento e del diritto al’apprendimento. Non appena sarà noto il testo definitivo delle indicazioni ministeriali valuteremo, unitariamente con gli altri sindacati della scuola, tutti i passi necessari, compresi quelli da fare sul piano giurisdizionale, per contrastare gli effetti negativi di tali misure e per tutelare il personale nella sua dignità professionale, nella libertà di insegnamento e nell’esercizio dei suoi diritti di lavoratore».
Le indicazioni dovrebbero valere, in prima applicazione, solo per il prossimo anno scolastico (2016/17). L’operazione, ad avviso dell’amministrazione, si divide in due parti. Nella prima fase, i dirigenti, sulla base delle domande presentate dai docenti, ne individuano le caratteristiche in conformità con il Ptof. Comunque, ai fini della scelta possono operare liberamente, senza vincoli. Se lo ritengono, possono utilizzare alcuni criteri definiti dal Miur e raggruppati in un elenco allegato al provvedimento. Quindi completa libertà di scelta da parte dei dirigenti. Nella seconda fase, quella relativa ai docenti non scelti o che non hanno presentato domanda, l’Ufficio scolastico regionale procederà con nomina d’ufficio. Ad aumentare ulteriormente le distanze dal testo condiviso durante la trattativa tra Miur e sindacati, è l’introduzione del colloquio. «Gli unici che brinderanno saranno gli enti di formazione e le scuole private che vedranno incrementato il fatturato del già fiorente “mercato dei titoli», dice anche la Uil.
Anche Usb respinge al mittente le modalità per la chiamata diretta: «inapplicabili oltre che inaccettabili. Atto unilaterale che getterà le segreterie nel caos, contribuirà all’umiliazione dei diritti di una intera categoria di lavoratori, già obbligati a una mobilità nazionale, e sarà la riprova della ‘mala scuola’ propugnata da un ministero dimentico di qualunque forma di dialogo democratico e di buon senso. Tutti i diritti contrattuali dei lavoratori verrebbero lesi a partire da quelli del personale delle segreterie che ha diritto ad usufruire delle proprie ferie come qualunque altro lavoratore. È dunque davvero impensabile costringere le istituzioni scolastiche alla maratona pensata dal Miur nel mese di agosto».