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Argentina, annullato l’arresto per Hebe de Bonafini

Annullato il mandato d’arresto per la leader delle Madres di Plaza de Mayo, disponibile a deporre lunedì. «Non rispetto il giudice perché lui non rispetta noi». Giovedì sera la folla diceva: «Hebe non è ribelle, è la ribellione stessa»

di Checchino Antonini

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E’ stato annullato il mandato d’arresto per Hebe de Bonafini, l’87enne leader delle ‘Madres de Plaza de Mayo’ che si era rifiutata di testimoniare in tribunale nell’ambito di un’inchiesta per una presunta malversazione. Il giudice aveva ordinato l’arresto della de Bonafini giovedì scorso per il suo rifiuto a deporre, ma la donna, protetta da un consistente gruppo di sostenitori era invece riuscita a raggiungere la Plaza de Mayo (come ogni giovedì dai tempi della dittatura), dove ha attaccato duramente il giudice e il governo, affermando che l’inchiesta è politicamente motivata. «Se vogliono portarmi in carcere lo facciano, non abbiamo paura di questi figli di p…», ha tuonato  mentre prendeva il pullman per Mar del Plata, incurante dell’ordine del giudice. Qualche ora dopo, tuttavia, la donna aveva fatto sapere che se fosse venuto meno l’ordine di cattura era disposta a deporre lunedì. Pronta la risposta del giudice Marcelo Martinez de Giorgi, che ha subito fatto sapere di aver annullato il mandato. Hebe de Bonafini è madre di due giovani scomparsi durante la dittatura militare argentina tra il 1976-1983. Le ‘Madres’ sono state alleate dell’ex presidente Cristina Fernandez, ma il clima è cambiato con l’elezione del conservatore Mauricio Macrì. L’inchiesta – nella quale Bonafini non è indagata, ma è stata chiamata a testimoniare – riguarda un presunto storno di fondi per un progetto di abitazioni popolari promosso negli ultimi anni dalla fondazione delle ‘Madres’.

Giovedi sera, dopo essere stato circondata da una massa umana immensa che l’ha protetta dalla polizia in armi che voleva prelevarla, Hebe s’è consultata con i legali di fiducia. Per lei è stata una giornata di gloria ma temeva reazioni violente della polizia e ha scelto di disinnescare in qualche modo la situazione sebbene non possa nutrire fiducia nel sistema giudiziario del paese.  «Non rispetto il giudice perché non ci rispetta», ha spiegato la donna con il consueto linguaggio colorito. Un gesto politico dirompente in un Paese che da sette mesi vive la feroce rapidità con cui il nuovo governo adotta misure antipopolari e attacca con ogni mezzo disponibile i leader sociali (si veda la vicenda della detenzione di Milagro Sala  e gli altri prigionieri politici che Gerardo Morales e Mauricio Macri mantengono in prigione nella provincia di Jujuy) e la principale leader di opposizione, l’ex presidente Fernandez Kirchner. Tutto ciò con discutibili inchieste sulla presunta corruzione di membri del passato governo e dei movimenti sociali, orchestrate da giudici, pubblici ministeri e la stampa ufficiale.

«Un potere giuridico discutibile nelle sue decisioni, impunito nelle sue continue violazioni della legge e delle garanzie costituzionali; un potere funzionale agli interessi economici che oggi governano il nostro paese», scrive il IComitato per la Liberazione di Milagro Sala ricordando che «sono 200 giorni che si mantiene in carcere  Milagro Sala, deputata del Parlasur. Con lei sono  11 i prigionieri politici della  Tupac Amaru a Jujuy. Molti altri riferimenti delle associazioni popolari, militanti e familiari, debbono rispondere di un ventaglio frastagliato e fantasioso di accuse che altro non sono se non una palese violazione dei diritti umani e una espressione di inaudita violenza istituzionale: cause messe in piedi comprando testimoni, compiendo estorsioni, arresti ingiustificati per il solo fatto di appartenere a una formazione politica, perquisizioni senza motivo, accuse anonime e così via».

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Così, l’agenzia Pressenza ha tradotto la cronaca di giovedì scritta da Mariano Quiroga: Camminava tra la gente che si stringeva intorno a quella centrale nucleare della resistenza che è Hebe de Bonafini; diceva la gente: “Hebe non è ribelle, è la ribellione stessa”; “ha già 90 anni”, “è una nonna sacra”, “siamo ai limiti di qualunque popolo degno”. C’era fervore. Fervore guerriero, fervore protettore. Come diceva a distanza Luciano Debanne “Gratitudine, lealtà, devozione”. Questo ci hanno dato queste madri, questo meritano. Come minimo.

Altri, disperati, erano disposti a portare il loro cuore in un fazzoletto bianco. (riferimento poetico al simbolo delle madres, un fazzoletto bianco, n.d.t.) Ma non c’era bisogno di tanto sacrificio. Un po’ di astuzia e una mobilitazione agile, reattiva, attenta, premurosa hanno fatto il resto.

Le madri hanno potuto compiere il rito di ogni giovedì, il giro intorno alla Piramide di Maggio. Nel centro della  Plaza de Mayo, giù in fondo la Casa Rosada, abitacolo da dove si lanciano consegne iraconde, si prendono decisioni e si firmano decreti che confinano diritti e fanno retrocedere almanacchi. Giovedì numero 1999. Vogliono evitare che la settimana prossima Hebe de Bonafini presenzi alla cerimonia numero 2000?

La maggior parte di coloro che accompagnavano l’autobus che trasportava le madri al loro bunker, la Universidad de las Madres, non aveva 2000 settimane di vita, o, come me, le superava di poco.

Dobbiamo raccontarvi che il Giudice Martínez de Giorgi ha rinviato l’indagine su  Hebe, e che ora la palla è passata al Ministero degli Interni. Sì, quel ministero che ha il ministro più incompetente di tutti. (l’autore si riferisce a Patricia Bullrich, sposata con un confidente della CIA che denunciò gente durante la dittatura e nota per essere alcolizzata, n.d.t.)  E state attenti che è competente.

Con voce propria

“E’ la mobilitazione dei popoli che libera” ha detto la referente della lotta per i Diritti Umani “Macri fermati!” ha insistito, chiamando tutti a continuare a resistere, uscire per strada e non restare zitti. Ha assicurato di non aver paura “servono altri 2000 Macri per spegnere tutto questo fuoco” riferendosi ai giovani che la circondavano.

Si tratta di una persecuzione misogina del governo di Cambiemos, quest’alleanza fascista che vuole continuare a liberare gente colpevole di genocidi durante la dittatura e mettere al loro posto le leader femminili del popolo. Milagro Sala già sta in galera da 202 giorni, Cristina Fernández la stanno accusando e incriminando; adesso Hebe. La quale, oltre a sottolineare che dobbiamo sempre affrontare questi produttori di fame e ingiustizia con allegria, ci ha chiesto di farlo sempre senza rispondere alle provocazioni con la violenza. Questo sono le nostre  madres, la forza, la saggezza e la bontà di un popolo che continua a cercare se stesso, inciampa, ma insiste. Che a volte ha paura ad alzarsi in piedi e a far due passettini in più, che si asciuga le lacrime e si mette un sorriso sul volto, perché gli antiumanisti li spaventiamo con l’allegria.

 

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