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Non solo Irlanda, anche Renzi fa regali alla Apple

Il governo irlandese è sotto accusa perché non faceva pagare tasse alla Apple. Ma l’azienda doveva al fisco 880 milioni per Ires non pagata, e lo stato italiano s’è accontentato di 330

di Giorgio Cremaschi

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La Apple ha rubato 13 miliardi di tasse ai cittadini europei secondo la Commissione UE, ma è solo la punta dell’iceberg.

Tutte le multinazionali hanno come ragione sociale l’elusione e l’evasione dalle leggi e dal rispetto dei diritti sociali e delle norme ambientali, esistono precisamente per questo scopo. E tutti i governi  che praticano il libero mercato sono con esse complici. Il governo irlandese è sotto accusa perché non faceva pagare tasse SOLO alla Apple. Se avesse esteso a tutte le aziende il trattamento di favore riservato a quella della Mela, e ricordiamo che la tasse sui profitti in quel paese sono già abbassate ad un ridicolo 12,5%, se tutte le imprese in Irlanda fossero state fisco esenti, la UE non avrebbe potuto dire nulla. Come non dice nulla sul trasferimento della sede FCA in Olanda e su tanti altri casi simili. Ogni paese UE può essere un paradiso fiscale per ricchi e multinazionali, purché non  faccia favoritismi, il privilegio deve essere uguale per tutti.

Per questo il Lussemburgo dell’attuale presidente della Commissione, Juncker, è sotto accusa. A Fiat e Starbucks, sono stati fatti favoritismi eccessivi rispetto a tanti altri. Ma la concorrenza fiscale al ribasso tra i paesi della UE come tale è tale ammessa, anzi è nello spirito del trattato di Maastricht e dei suoi principi ultraliberisti. A questo serve la moneta unica, a mettere in concorrenza tra loro gli stati sulla svalutazione di tasse,  salari e diritti.  E le multinazionali conducono l’asta. Durante il  confronto sulla Brexit l’europeismo irlandese è stato contrapposto allo scetticismo britannico. L’Irlanda è stata presentata come il solo paese, tra quelli “periferici”,  ad aver gestito virtuosamente crisi ed Euro. Altro che gli altri PIIGS. Ora sappiamo a quale prezzo e con quali risultati, ma niente ipocrisia.

Alla Apple è capitato su questa sponda dell’Atlantico ciò che è toccato alla Volkswagen sull’altra. Sono rondini che non fanno primavera e stanno tutte dentro il cielo del TTIP. Oggi questo trattato è in crisi per il rifiuto dei popoli, e dobbiamo dire grazie alla Brexit, ma anche perché le multinazionali tra le due sponde dell’oceano hanno conti da regolare. In ogni caso però la linea di fondo che ispira la UE e tutti i suoi governi rimane sempre la stessa: attirare gli investimenti delle multinazionali con concessioni fiscali e sociali per rimpiazzare così i tagli alla spesa e agli investimenti pubblici.

Il governo italiano, non a caso il più ottusamente servile verso il TTIP, il suo regalo alla Apple lo ha già fatto. L’azienda doveva al fisco 880 milioni per Ires non pagata, e lo stato italiano ha transato accontentandosi di 330. Immaginatevi un cittadino normale che debba  880 semplici euro al fisco e che si rivolga all’Agenzia delle Entrate esigendo il trattamento Apple, verrebbe considerato matto. Invece con Tim Cook Renzi fa i selfie sperando che porti lavoro. Le multinazionali sono al disopra delle leggi e delle regole di tutti noi e per i governi è un merito riconoscerglielo. Quello turco, anche per coprire la sporca guerra contro i curdi, ha subito offerto i suoi servigi ad Apple.

Non sappiamo se la vicenda Apple si concluderà come è iniziata, o, più probabilmente, con una transazione all’italiana o con altro ancora. Quello che è chiaro è che senza mettere in discussione i meccanismi del libero mercato e della globalizzaione liberista le multinazionali continueranno a ricattare il mondo, con l’aiuto dei governi complici.. Ed è altrettanto chiaro che la UE e l’euro, che hanno fatto del libero mercato il principio costituzionale,  non sono la soluzione, ma parte del problema

La nostra Costituzione, all’articolo 53, impone  un fisco progressivo e sono incompatibili con essa i privilegi sulle tasse per chi ha più potere e ricchezza, a partire dalle multinazionali. Che non a caso, assieme a tutti i poteri UE, sostengono il SI alla controriforma costituzionale del governo e temono un vittoria del NO. Che è invece un passo necessario per restituire al popolo il diritto all’eguaglianza, cancellato oggi dai privilegi del mercato globalizzato. Solo un NO ci può salvare.

 

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