Daniel Blake è un eroe proletario, un uomo che, con orgoglio e con dignità, sa come stare al mondo. L’ultimo film di Ken Loach
di Enrico Baldin
«Chi resta a raccontare le storie degli operai?». Aveva motivato così Ken Loach il rientro nel cinema, dopo aver disatteso la promessa di chiudere la carriera. Ed in effetti furono in molti a sperare che non facesse sul serio, a dispetto dell’età (80 anni suonati) e del meritato riposo che ci si può concedere dopo una lunga carriera.
Io, Daniel Blake, se ce ne fosse stato bisogno, manda definitivamente in soffitta quell’aurea di cinema di nicchia che si era costruita attorno all’opera del regista britannico Ken Loach. Vero è che non è questo il periodo più fiorente per quel filone cinematografico che racconta le storie del proletariato e della classe operaia, ma è innegabile che il cinema di Loach, senza rinunciare ad essere sé stesso e senza rinunciare a raccontare i più deboli, continua a strappare consensi e premi. Ultimo la palma d’oro vinta a Cannes (la seconda dopo quella del 2006) proprio col film appena uscito anche nelle sale italiane.
Quella di Daniel Blake è la storia di un carpentiere 59enne di Newcastle appassionato del suo lavoro che non può più svolgere dopo l’infarto che per poco non lo fece morire in cantiere. Daniel affronta le peripezie della burocrazia inglese che sballotta coloro che richiedono il sussidio di invalidità tra uffici, interminabili chiamate a noiosi call centre, moduli online, obblighi e sanzioni. In questo peregrinare Daniel incontra Katie, sfortunata ragazza con due figli, alle prese con una dura lotta per mettere insieme il pranzo con la cena. La storia di amicizia e di sostegno reciproco tra Daniel e Katie è il filo conduttore di un film scandito da momenti di cruda realtà e da quel sarcasmo e quell’ironia a cui negli ultimi anni Loach si affida, come arma per veicolari i suoi messaggi di dignità.
Nulla è facile, e la vita la si guadagna giorno per giorno col sudore della fronte. Ma nei momenti difficili, quando il sistema capitalista scaraventa nelle vite il suo carico di ingiustizie, è proprio la solidarietà e l’affidarsi a chi è nelle stesse condizioni che può aiutare ad affrontare quelle ingiustizie. Nell’epoca dei falsi miti, nell’era della superficialità e della frivolezza eretti a modello di vita, Daniel Blake è un eroe proletario, un uomo che, con orgoglio e con dignità, sa come stare al mondo.