Emiliano replica alle accuse di Acqua Bene Comune: «nessuna multiutility ma un soggetto multiregionale, proprietà pubblica ma Spa». Abc: «Meglio azienda speciale perché la forma giuridica non è neutra
di Checchino Antonini
«Nessuna multiutility, non è in programma – dice secco a Popoff, Michele Emiliano, rompendo un lungo silenzio sulla questione dell’acqua – i comitati fanno riferimento, probabilmente, a un documento riservato che si limita a ipotizzare un soggetto pubblico multiregionale, non riesco a immaginare una forma diversa per Aqp». Però, per il presidente della Regione Puglia, è «impossibile che non sia una Spa».
Emiliano, presidente della Regione Puglia ha voluto rispondere alle accuse del Comitato Pugliese “Acqua Bene Comune” riprese da Popoff. In sintesi gli viene rimproverato un pensiero doppio sull’acqua, prima in sintonia col risultato referendario del 2011, poi alle prese con la trasformazione in multiutility. Come Acea, Hera e holding di quel tipo. Incassiamo la smentita: nessuna multiutility all’orizzonte ma un «soggetto multiregionale» che gestirà solo il servizio idrico. Proprietà 100% pubblica ma resta la Spa, altre forme societarie, spiega ancora a Popoff, «sono impraticabili per un problema di dimensioni: è l’acquedotto più grande d’Europa e gli ambiti ricadono nel territorio di altre regioni con cui vogliamo condividere la gestione: multiregionale, forse è da qui che è nato il malinteso». «Possiamo garantire la totale proprietà pubblica – conclude Emiliano – in linea col risultato referendario e, credo, con la mozione votata dal consiglio regionale».
Tutto risolto dunque? «Nessun documento riservato. La notizia l’abbiamo appresa dalla stampa prima dell’estate scorsa e in seguito a un incontro avuto con lui a marzo nel quale si era impegnato con tanto di comunicato stampa ufficiale per la ripubblicizzazione” replica a stretto giro il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”. “Alcuni giornali riportavano il fatto che la Regione avrebbe pagato con soldi pubblici, 130.000 euro, una società di consulenza per verificare il passaggio a holding, ossia a multiutility”. Anche Riccardo Petrella gli ha scritto, durante l’estate, una lettera aperta in merito che lui ha prontamente ignorato.
«La stampa – scriveva Petrella – segnala anche che, a tal fine, sarebbe stato affidato alla società Bains&Company un incarico di “consulenza strategica volta all’espansione delle attività di Aqp” e alla “verifica della forma societaria più idonea” a tale espansione. Il rapporto di consulenza dovrebbe essere consegnato alla Regione il 30 luglio (…) E’ vero o falso che la legge in preparazione dal governo regionale mira a trasformare l’Aqp in una impresa multi-utility con capitale aperto ai privati, quotata in borsa? Qual è il mandato preciso assegnato alla “consulenza strategica” domandata alla filiale italiana della Bain&Company? Questa impresa americana globale è la terza più importante impresa mondiale di consulenza strategica e di gestione nel campo del business. Perché è stata consultata la filiale italiana di un’impresa privata globale americana nel mentre si mantengono deliberatamente all’oscuro di quel che è in pentola i cittadini pugliesi (associazioni, movimenti, organizzazioni …) attivi in difesa dell’acqua bene comune, del diritto all’acqua?». Ma non risulta che né l’ex Presidente dell’Acquedotto pugliese, né il Comitato “Acqua Bene Comune” abbiano avuto alcun riscontro ai loro interrogativi e alle sollecitazioni d’incontro più volte inoltrate. E, nelle risposte di Emiliano a Popoff resta un’ambiguità di fondo.
In realtà, la memoria dei movimenti per l’acqua conserva le parole dello stesso Emiliano quando, a marzo, immaginava- e come – la possibilità di trasformazione in azienda speciale. Era il 25 marzo quando, incontrando i comitati, il Presidente ha dichiarato che «l’acqua deve essere considerata un bene comune pubblico e, conseguentemente, il servizio idrico privo di rilevanza economica, deve essere gestito da un ente di diritto pubblico con la più ampia partecipazione della cittadinanza nella gestione e nel controllo. Bisogna che la politica riacquisti la sovranità del governo dell’acqua, unico modo per garantire il diritto umano all’acqua potabile sancito dalla Risoluzione dell’ONU del 28 luglio 2010». Contestualmente, Emiliano aveva assicurato l’istituzione di un tavolo tecnico istituzionale che valutasse le migliori modalità per garantire il rispetto dei principi referendari. Ma ad oggi del tavolo tecnico c’è solo un ordine del giorno approvato al quale non è mai stato dato seguito.
Del resto, la «proprietà pubblica» che adesso lui vuole “garantire” non è mai stata la richiesta del Comitato pugliese che, invece, da quando è nato si è battuto per la trasformazione di AQP da SPA ad azienda speciale poiché la forma giuridica non è neutra ma determina obiettivi di gestione ed effetti sulla vita delle persone e sul territorio. Infatti, proprio in questi giorni AQP SpA – benché a intero capitale pubblico – chiude i rubinetti nelle case popolari di Lecce per alcune morosità senza garantire il minimo vitale all’acqua, ovvero il diritto umano sancito dalla Risoluzione dell’ONU del 2010 e, allo stato dei fatti, ignorato dal Presidente Emiliano!
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