Il pm chiede due anni e sei mesi per l’agente che il 30 luglio 2011 uccise Dino Budroni sul Gra di Roma. Il giudice ha provveduto ad azzerare quella richiesta.
di Checchino Antonini
Ha sparato male, ha sparato due volte, ha sparato quando non era necessario. Il pm ha appena chiesto due anni e sei mesi per l’agente che, il 30 luglio del 2011, uccise Dino Budroni sul Gra di Roma. In questo momento sta parlando Fabio Anselmo, legale dei familiari della vittima.
Per Anselmo, legale dei Budroni, non fu eccesso doloso perché non è vero che l’agente sparò in rapida successione: le macchine erano ferme e l’angolazione degli spari dimostrerebbe che non si può liquidare la morte di un uomo come eccesso in un’azione legittima.
[15h25] Tra difesa e accusa, lo scontro, nella ricostruzione dei fatti, è sulla eventuale velocità dellè macchine al momento dello sparo, sull’ uso legittimo delle armi e sulla distanza tra i due colpi. Il difensore del poliziotto sta cercando di dimostrare che l’auto di Budroni correva ancora quando l’agente ha sparato. Budroni sarebbe morto solo perché aveva assunto una posizione inclinata per ripararsi dagli spari. Il film.della difesa é molto diverso da quello del pm e della parte civile.
Dopo un’ora e mezza di camera di consiglio la lettura fulminea della sentenza, che assolve probabilmente perché considera legittimo delle armi in quella circostanza. Il giudice scompare dall’uscita di servizio e nei corridoi di Piazzale Clodio va in scena a disperazione dei familiari.
(segue)
Invece di costruire “”torri di carta;” i nostri clericali e destrorsi dovrebbero auspicare come facciamo noi una maggiore dislocazione di finanziamenti nella scuola pubblica .
GATTO ROSSO
Il caso di Dino Budroni, si distingue dagli altri casi di reati commessi da poliziotti in servizio; a mio parere, in questo caso, considerata la pericolosità del soggetto e la sua reiterata volontà a delinquere, dimostrata più volte nei confronti della sua fidanzata, nonché la fuga in auto in autostrada, con spregio del pericolo per gli altri automobilisti, giustifica pienamente l’uso delle armi da parte dell’agente di polizia. Non facciamo di tutta l’erba un fascio, perché rischiamo di dequalificare i casi che meritano la denuncia, accostandoli a quelli nei quali gli agenti fanno correttamente il loro lavoro.