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Sinistra, facciamo senza il Pd, proprio come Syriza

Democratica, plurale, inclusiva e partecipata. E, soprattutto, alternativa al Pd fin dalle prossime regionali. Ecco come Sinistra anticapitalista immagina la Syriza italiana

di Nando Simeone

syriza

Il Parlamento europeo, dopo la recente elezione del socialdemocratico Schultz alla presidenza, ha ora ratificato la nomina del popolare Juncker a capo della Commissione europea. Si conferma così quell’accordo bipartisan PPE, PSE che gestisce e garantisce la governance dell’Europa capitalista. E’ un governo che assicura alla borghesia (industriale e finanziaria) la continuità delle politiche di austerità che da anni massacrano le classi popolari sul continente con decine di milioni di disoccupati, con la precarietà diffusa, con la riduzione dei salari e degli stipendi e infine con la distruzione dei diritti del lavoro e sociali conquistati dal movimento operaio e democratico nel secondo dopoguerra. Sono politiche vampiresche che succhiano senza fine risorse dai salari, dalle pensioni e dalla spesa sociale per trasferirle alle rendite finanziarie e ai profitti.

Le classi dominanti europee si presentano come europeiste sostenendo che l’Europa che stanno costruendo è l’unica possibile, di concordia tra i paesi e i popoli e che pone fine al secolo delle guerre del continente. La realtà è ben diversa perché sono proprio le politiche liberiste che creano profondissime divisioni e contrapposizioni sociali ed economiche, determinando le condizioni di nuove gravi crisi e favorendo la crescita delle forze nazionaliste di destra e di estrema destra. Ed è un’Unione Europea che conduce una guerra continua nel Mediterraneo con l’operazione frontex contro i migranti che fuggono i conflitti e la miseria, per non parlare delle truppe che molti paesi europei hanno in giro per il mondo per imporre i loro interessi economici. Né si può dimenticare, tanto più in questi giorni, lo spudorato appoggio che l’Unione europea e i suoi governi esprimono nei confronti della criminale politica del governo dell’estrema destra israeliana, complici del massacro senza fine dei palestinesi.

Le recenti elezioni europee sono state una fotografia di questa Europa del Fiscal compact, del liberismo imperante e della disperazione di larghi settori di massa con l’affermazione delle forze della destra in molti paesi e con il successo delle sinistre radicali solo in alcuni paesi del Sud dell’Europa.

In Italia il risultato positivo della Lista Tsipras, conquistato contro venti e maree, a cui la nostra organizzazione ha dato un appoggio esterno, ha creato un clima positivo di discussione e di nuove speranze: per costruire le resistenze sociali contro le politiche dei governi dell’austerità, ma anche per ricomporre le forze sparse della sinistra per essere più efficaci e credibili e per rendere meno lontano un progetto di unità delle classe lavoratrici per un’Europa alternativa a quella capitalista, l’Europa del lavoro e dei diritti.

Molte compagne e compagni credono di poter costruire un processo come in Grecia con la formazione di Syriza, o come in Spagna con il successo di Podemos, cioè dare vita a una coalizione di sinistra e radicale, una forza dichiaratamente di classe alla parte degli sfruttati e degli oppressi in Italia come in Europa all’altezza delle difficili battaglie che ci stanno di fronte. Condividiamo queste speranze.

Siamo ben consapevoli che questa strada è in salita perché pesano le sconfitte degli ultimi decenni delle classi popolari che spingono le lavoratrici e i lavoratori ad affidarsi al personaggio carismatico di turno, come mostra la fulminea ascesa di Renzi accuratamente gestista dai media, ma riteniamo che vada percorsa.

Pensiamo che la costruzione di una coalizione della sinistra radicale debba avere tre bussole essenziali per svolgere quel ruolo di alternativa che auspichiamo.

In primo luogo la completa alternatività alle politiche borghesi, che significa anche l’alternatività a coloro che la gestiscono sul piano politico. In Italia questo ruolo è svolto dal PD che è oggi la carta di governo fondamentale della classe borghese. Una sinistra nel nostro paese è utile e realmente alternativa solo se è alternativa al PD, così come Syriza è stata ed è alternativa al Pasok. E questa alternatività si deve esprimere anche nelle prossime scadenze elettorali regionali.

In secondo luogo un processo di ricomposizione politica non puo’ vivere e avere forza se contemporaneamente non mutano i rapporti di forza sociali, cioè se questa sinistra che prova a convergere non ha una particolare attenzione a un lavoro di massa e sociale e alla costruzione dei movimenti sociali e a ricomporre le lotte e le resistenze, ad organizzarsi, a pesare complessivamente sui rapporti di forza. La ricomposizione del fronte sociale e della ricostruzione di un nuovo blocco sociale con quello della coalizione politica non potrebbero avere successo se non riuscissero ad entrare in sinergia, cioè a sostenersi una con l’altra.

Il terzo elemento è che per costruire questo processo si deve partire non tanto da progetti generici o ideologici, quanto sulla pratica delle lotte e delle mobilitazioni sociali, condizione indispensabile per fare dei passi avanti nella realizzazione di una nuova credibile organizzazione di classe. Per tutte queste ragioni essa non potrà che essere democratica, plurale, inclusiva e partecipata, capace di accogliere tutte le diverse forze e soggettività che vorranno parteciparvi.

E’ con questo spirito unitario e di contributo che partecipiamo alla discussione che s’è aperta a partire dall’ assemblea nazionale della Lista Tsipras di sabato 19 luglio.

 

 

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