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«Addio Sinistra Italiana, sei ancora troppo Sel»

“Lasciamo Sinistra Italiana, partito a trazione SEL”. Francesco Campanella, senatore, abbandona Fratoianni. Con lui si dimettono altri 3 componenti della direzione nazionale

di Checchino Antonini

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Il Senatore Francesco Campanella annuncia la sua uscita da Sinistra Italiana. Insieme a lui si dimettono anche la milanese Rosa Fioravante, copresidente della Commissione tesi del congresso nazionale di Rimini, la napoletana Marcella Mauthe e il cosentino Luigi Bennardo, nessuno dei quali proveniente da SEL, esperienza rispetto alla quale tutti lamentano una eccessiva continuità.

Campanella, siciliano di 53 anni, è stato espulso dal gruppo grillino nel febbraio del 2014 dopo un anno di mandato perché troppo insofferente con l’eterodirezione di Grillo e Casaleggio sui gruppi parlamentari. Sindacalista, prima iscritto al Pds, poi a Rifondazione, è incappato nella lista nera dell’ex comico perché fu tra i primi ad avvertire un certo disagio quando si accorse che non solo gli ordini arrivavano dall’alto, ma che neppure si potevano discutere. Nel luglio 2015 dopo approda a L’Altra Europa per Tsipras, assieme al collega Fabrizio Bocchino, espulso assieme a lui per i medesimi motivi.

Anche stavolta è un problema di democrazia interna?

Il confronto tra i due partiti è ingiusto perché M5s è un partito proprietario. Però anche in Si c’è una carenza di qualità dei processi democratici. La formazione degli organismi dirigenti è stata fatta sulla base di accordi preventivi. Anche se formalmente eletti sono in realtà frutto di accordi precostituiti, così il profilo di ciascuno è subordinato a quegli accordi e questo svuota la possibilità che gli iscritti controllino il gruppo dirigente. E’ una caratteristica di tutti i partiti, anche del sindacato. Però così i partiti sono altro da quello che dicono di essere, e le posizioni che assumono sono piegate dai feedback delle ricerche di mercato piuttosto che dai processi di confronto. Il problema che ho rilevato è una sorta di incontendibilità del partito, della sua linea, dall’interno. Ho la sensazione che anche da una posizione rilevante, come la mia, la possibilità di monitorare la volontà del partito sia abbastanza esigua, i margini per contare sono nulli. Figuriamoci per un semplice iscritto. E’ un partito di vertice. Questa è l’idea che mi sono fatto dall’interno.

E ora cosa farà, senatore?

Il punto è che esistono persone che non sono iscritte ad alcun partito ma fanno politica e vorrei riuscire a costruire, non in autonomia ma per interpolazione, un luogo in cui ciascuno di loro possa sentirsi a casa. Non mi sono rassegnato alla rottura di quel tavolo in cui tutti eravamo seduti, il tavolo per il soggetto unitario che si è rotto per responsabilità diffuse, ma anche quello seguiva una metodica erronea, era un’operazione in cui si incontravano i vertici, andrebbe invertito il verso, costruire dal basso ma partendo dallo studio e trovando un’interlocuzione con Articolo1-Mdp, ossia quel pezzo dem che ha scelto di virare a sinistra anche se porta con sé un bel po’ di responsabilità su quello che è successo.

Ecco la lettera inviata al segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni e ai componenti della direzione tramite la presidente Laura Lauri.

Buongiorno compagni e compagne,

Vi scriviamo per comunicarvi la nostra decisione di uscire da Sinistra Italiana.

È una scelta ponderata a lungo, e ormai matura, e le motivazioni per le nostre dimissioni, pur essendo maturate separatamente, sono simili.

Nessuno di noi proviene da SEL, esperienza rispetto alla quale lamentiamo una marcata continuità, per noi eccessiva.

La nostra non è una critica al lavoro parlamentare svolto da Sinistra Italiana, con cui senz’altro si continueranno a condividere tante battaglie per limitare i danni di un governo che si muove nel solco assolutamente neo-liberista tracciato dal PD nella sua evoluzione e portato alle estreme conseguenze da Renzi.

La Sinistra Italiana uscita dal congresso fondativo è però un partito ‘a trazione SEL’, che non è riuscito a formulare una nuova proposta credibile per aggregare tanta parte della sinistra, dalla stessa Altra Europa con Tsipras alle componenti popolari e sociali che ancora non riescono a trovare un soggetto politico che li rappresenti davvero. Oltretutto Sinistra Italiana non ci sembra attrezzata per farlo.

Crediamo che un Partito, e specialmente un partito in formazione, richieda pratiche di “manutenzione” minuta e paziente, una visione prospettica di formazione della classe dirigente e passaggi formali che diano piena dignità a tutti i militanti e i quadri a prescindere dalla loro vicinanza alla dirigenza nazionale.

La constatazione dell’insufficienza del Sinistra Italiana ci rattrista poiché in questo lungo anno di percorso Costituente abbiamo condiviso molto – e tanto di positivo –  con tanti militanti e persone di sincera passione politica.

Chi ci conosce e ci frequenta nella politica territoriale sa che fin dal Congresso di Rimini, dalle sue premesse e dai suoi sviluppi successivi, siamo stati impegnati in una discussione sulle modalità di costruzione e gestione del partito che ci vedeva partecipi e, quando critici, sempre con spirito costruttivo.

Tuttavia, ci rendiamo conto, nulla essendo mutato in questo periodo, che le nostre critiche non hanno trovato ascolto, poiché troppa è la distanza che ci separa dalle modalità di gestione e di costruzione del soggetto politico.

Tutta la fase congressuale ha visto, nei fatti, il prevalere di uno scontro più che una costruzione prospettica del soggetto che rimediasse agli errori passati di tutte le anime costitutive. Nonostante l’azione politica del Renzismo si sia configurata nel più pericoloso attacco alla Costituzione Repubblicana, al Lavoro e ai suoi diritti, ai corpi intermedi e alla loro funzione, non solo non si è riusciti a coagulare forze e consensi ma, anzi, molto è stato disperso senza che il gruppo dirigente se ne desse – o così ci è parso – sufficiente pena.

Per questo, finita la dolorosa fase congressuale, ci saremmo aspettati un po’ più di coraggio e un marcato cambiamento delle modalità di gestione. Le sfide del mondo del lavoro, sottoposto a cambiamenti sempre più complessi dall’innovazione tecnologica e da una globalizzazione che ha beneficiato finora solo i capitali finanziari, del cambiamento climatico, della crisi della rappresentanza e molte altre ci impongono di accelerare la riflessione per individuare delle soluzioni capaci di governare questi cambiamenti nel rispetto dei principi sociali su cui si fonda la nostra Costituzione.

Questa riflessione passa anche e soprattutto da una profonda autocritica e una disponibilità a fondere sensibilità diverse. Sono necessarie diverse politiche e, al tempo stesso, un diverso modo di fare politica, in discontinuità tanto con il vecchio modello di centrosinistra che con una sinistra radicale autoreferenziale.

Riconquistare l’elettorato di sinistra che oggi guarda al M5S, o si astiene dalla politica e dal voto, resta il nostro obiettivo, perché il M5S non è né può e deve essere la casa di chi ha una visione democratica e di sinistra. Ma occorre un soggetto di sinistra che concepisca la politica come servizio, che non abbia fini esclusivamente elettorali, che sappia cogliere e fare proprie le richieste e proposte che arrivano da chi è sfruttato e deluso dalla sinistra tradizionale.

Sinistra Italiana vuole fare battaglie importanti, per affrontare le quali sarebbe stato quindi necessario coinvolgere maggiormente chi viene da altri percorsi, magari anche non dalla sinistra tradizionale. Ci sono oggi, a sinistra, molte iniziative che vanno in questa direzione, dal Coordinamento per la democrazia costituzionale ad Articolo 1, vi è un attivismo del campo socialista  e comunista e un moltiplicarsi di iniziative di indirizzo progressista, solo per citarne alcune.

Sono segnali di vitalità che vanno colti cercando reali convergenze con questa pluralità di forze e non un avvicinamento meramente elettoralistico, e che possono esplicitare le proprie potenzialità positive solo nel momento in cui le persone nei territori troveranno spazio per un protagonismo diffuso.

Siamo fiduciosi che le nostre strade si rincontreranno. Nel frattempo, buon lavoro.

Campanella, Bennardo, Fioravante, Mauthe

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