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Il suo nome era Niam Maguette. Il primo morto dell’era Minniti

Niam, 54 anni, senegalese, ambulante. Muore durante un rastrellamento di vigili a Trastevere. La versione ufficiale cozza con il racconto dei suoi colleghi

di Ercole Olmi

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Si chiamava Nian Maguette, 54, ambulante, vittima, pare, di un controllo antiabusivismo della municipale. Minniti, ministro di polizia, ha il suo primo morto sulla coscienza? Ha un bel dire la Questura che il decesso del senegalese, avvenuto poco prima delle ore 13.00, in lungotevere Dè Cenci a Roma «non è in alcun modo collegabile alle operazioni della Polizia locale in corso questa mattina». Le versioni ufficiali, in questo paese hanno spesso le gambe corte. C’è chi parla di caccia all’uomo per le vie di Tratevere, chi sembra avallare le versioni degli uomini in divisa. Certo è che si tratta di un’operazione gemella a quella andata in scena ieri attorno alla Stazione Centrale di Milano. Dalle reti di movimentosi ragiona sull’ipotesi di una chiamata a manifestare per venerdì ma anche sabato, al corteo di Roma Non Si Vende, la vicenda sarà al centro delle rivendicazioni di una città meno sicura-da-morire. Tutto questo mentre il grillino a capo della commissione Ambiente chiede alla Caritas di non distribuire pasti ai senza casa di Colle Oppio: questione di decoro. La guerra ai poveri è la stella che ha sostituito l’acqua pubblica nel firmamento dei seguaci del noto milionario genovese.

«Le testimonianze raccolte dagli investigatori della squadra mobile e del commissariato Trevi concordano sul fatto che l’uomo, è stato visto accasciarsi al suolo mentre si trovava da solo», dice la nota di via Genova. «Pertanto, è da escludere che il decesso sia derivato da azione di terzi – conclude – La salma è stata comunque posta a disposizione dell’autorità giudiziaria per l’esame autoptico». Ma i suoi amici, compagni di sventura, sono stati netti: «È stato investito da un motorino dei vigili urbani in borghese mentre scappava dal controllo. È caduto e ha battuto la testa». Si chiamava Nian Maguette, 54, ambulante, vittima, pare, di un controllo antiabusivismo della municipale. Gli ambulanti indicano anche una macchia sull’asfalto del marciapiede, all’angolo con Lungotevere: «quello il sangue di Niam».

Anche il quartier generale dei vigili insiste a dire: «Non sussiste alcuna relazione tra i controlli svolti dalla polizia locale a Ponte Fabricio e il decesso di un venditore ambulante avvenuto in via Beatrice Cenci». Il comando inoltre «manifesta la solidarietà con la comunità senegalese».

«Ho visto attraverso la vetrina quell’immigrato avvicinarsi a piedi al marciapiede e accasciarsi vicino a una pietra che regge l’impalcatura. Sembrava si fosse sentito male». Un dipendente del negozio di via Cenci, a Roma, di fronte al quale è caduto: «Aveva un sacco nero pieno in mano, era corpulento – racconta un altro dipendente –  una donna ha cercato di aiutarlo. È arrivata l’ambulanza e lo hanno girato, tentando in tutti i modi di soccorrerlo. Il sangue sul marciapiede? Penso gli sia uscito dalla bocca».

«Quello che è successo a Roma deve far pensare – commenta l’ambito romano dell’Altra Europa per Tsipras – è la diretta conseguenza dell’applicazione dei decreti Minniti che abbiamo provato a osteggiare in tutti i modi, anche con manifestazioni in piazza. Dare poteri illimitati a sindaci-sceriffi e di conseguenza alla polizia locale può portare solo a un’escalation di violenza nelle nostre città e, di conseguenza, a una maggiore insicurezza. Comprendiamo la protesta che hanno messo in atto gli altri ambulanti presenti sul posto, scatenata dalla morte di Nian. Violenza genera sempre violenza. Bisogna interrompere questa spirale, bloccare i decreti Minniti, che rappresentano un centrosinistra che si comporta da destra, capire le cause del disagio e intervenire. Bisogna colpire la povertà, non i poveri». E anche Maurizio Acerbo, segretario del Prc:«La morte di Nian Maguette è un episodio gravissimo. Ecco il frutto della propaganza razzista, per cui la “sicurezza” nelle città equivale a sgomberare le bancarelle abusive. Nel paese della corruzione e dell’evasione fiscale pare che la legalità sia da ricercarsi solo colpendo i più poveri. Siamo alla barbarie. Politicanti di governo e opposizione che alimentano un clima avvelenato verso i migranti giocano con la vita di esseri umani con assoluto cinismo. Le nostre condoglianze alla famiglia e agli amici del lavoratore morto oggi a Roma».

 

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