Dalla cucina della Credenza, dove mi sto destreggiando tra pentole e fornelli, il pensiero va lontano, a tutti voi che ho incontrato e riconosciuto.
di Nicoletta Dosio
Non dimenticherò.
Non dimenticherò gli incontri davanti alle fabbriche chiuse, sui terreni insidiati dalle ruspe, tra i veleni delle discariche abusive di rifiuti tossici, sui binari dove un tempo passavano treni pendolari ed ora cresce l’abbandono, sui campi dove viene quotidianamente usato e gettato un fiume di schiavi.
Non dimenticherò l’impegno di compagne e compagni che ci attendevano ai mille crocevia degli incontri per l’Altra Europa e ci guidavano tra strade e quartieri, fino ai luoghi degli appuntamenti.
E mi accompagna la fuggitiva, dolorosa bellezza di certi momenti sottratti al ritmo frenetico del viaggiare; un uliveto semiarso, a picco sugli scogli; una piccola cala tra cantieri navali dove il mare parla con voce di prigioniero; la “mesciua” gustata con i compagni, in un’osteria spezzina; le fusa di un gattino bianco e nero, ultimo abitante di orti smangiati dai lavori del terzo valico; la nenia indiana improvvisata da un venditore di rose durante l’assemblea con Haidi; il palco inondato dalle note della pizzica e l’abbraccio della mamma di Dax ; la malinconia del tramonto sull’ acqua ferma delle risaie; il selciato di un lungolago battuto dalla pioggia.
Dalla cucina della Credenza, dove mi sto destreggiando tra pentole e fornelli, il pensiero va lontano, a tutti voi che ho incontrato e riconosciuto. Se grande è l’ingiustizia, più forte è la tenacia della vita, testarda la resistenza, caldo l’abbraccio dei fratelli. La lotta continua.