I cortei di oggi. No Tav in val di Susa e emergenze sociali a Roma, piazze che tornano a riempirsi
di Checchino Antonini
No Tav in val di Susa e emergenze sociali a Roma, piazze che tornano a riempirsi all’indomani delle proteste di Roma e Napoli contro la brutalità dei decreti Minniti, delle cariche violente contro i senzacasa della Capitale che protestavano contro le inesitenti politiche per la casa della Giunta Raggi, peggio ancora di quelle di Marino. A 48 ore dall’uccisione di un ambulante senegalese nel corso di un rastrellamento dei vigili in nome di un decoro feroce, e il giorno prima stesse scene alla Stazione Centrale di Milano. E tutto a cinque giorni dalle cariche che hanno spezzato il corteo del primo maggio torinese. I cortei di oggi a Roma e Bussoleno hanno qualcosa da dirsi e la connessione deve diventare visibile al più presto perché il senso comune razzista non sia l’unica e sbagliata risposta alle lacerazioni prodotte da decenni di politiche liberiste.
Oggi pomeriggio, dunque, un corteo raggiungerà il Campidoglio per riaffermare che “Roma non si vende”. Lo slogan diventato virale durante il commissariamento Tronca sull’amministrazione capitolina.
I promotori del corteo – Carovana delle Periferie, Decide Roma, Forum Salviamo il Paesaggio, Unione Sindacale di Base – da mesi stanno incalzando la nuova giunta comunale affinché dia segnali di reale discontinuità con le amministrazioni precedenti e con gli interessi speculativi da sempre dominanti sulla Capitale.
In piazza si paleseranno tutte le emergenze sociali sulle quali la nuova giunta continua a mantenere un atteggiamento reticente. La giunta Raggi, prima si è avvitata nel vortice dei ricambi di assessorati e poi ha finito per incanalarsi nella semplice applicazione del programma di gestione della città già impostato dalla precedente giunta e dal commissario Tronca.
L’elenco è pesante: accettazione e non messa in discussione del controverso debito comunale accumulatosi negli anni; inerzia su una emergenza abitativa esplosiva; nebulosità sul mantenimento del carattere pubblico delle aziende municipalizzate; subalternità alla logica dell’urbanistica contrattata con gli speculatori; deresponsabilizzazione del Comune attraverso esternalizzazione e privatizzazione dei servizi sociali; indefinitezza sulla sorte degli spazi sociali, associativi e abitativi che hanno occupato immobili pubblici abbandonati al degrado; rimozione della effettiva partecipazione popolare alle decisioni strategiche su Roma. Infine, ma non per importanza, il corteo contesta il carattere liberticida e razzista del Decreto Minniti.
In una città in cui a Roma tutti gli indicatori di disagio sociale segnano rosso fisso, i promotori della manifestazione del 6 maggio chiedono un cambio di passo radicale. La vita sociale, economica, culturale, politica della città ha sofferto per anni di un consociativismo solo parzialmente rivelato da Mafia Capitale. Una palude che va bonificata individuando e dando soluzione a priorità sociali diverse da quelle degli interessi privati che hanno saccheggiato e continuano a degradare Roma.
Sabato 6 maggio il corteo partirà da Piazza Vittorio (ore 15.00), sfilerà per via Cavour e si concluderà con una assemblea sulla piazza del Campidoglio.
«C’eravamo e ci saremo», fanno sapere i No Tav che manifesteranno da Bussoleno a San Didero. La manifestazione vuole ribadire che questa è un’opera inutile e dannosa, costa uno sproposito e non c’è una ragione razionale (tecnica e finanziaria) per farla. Per finanziare la Torino Lione i soldi sono rubati ad altri progetti e servizi: la manutenzione del territorio, i cavalcavia, la messa in sicurezza di fiumi e terre soggette a sisma, la ricostruzione dopo le calamità naturali, le bonifica di territori inquinati per arrivare a sanità, istruzione, pensioni e stato sociale.
Saranno in Valle un gruppo di mamme della tristemente conosciuta Terra dei fuochi, alcuni amministratori del cratere del centro Italia (zone delle Marche), cittadini di Amatrice, componenti delle BSA, le Brigate di Solidarietà Attiva, fantastici volontari nelle terre colpite dal sisma, e molti altri.