6.4 C
Rome
venerdì, Novembre 22, 2024
6.4 C
Rome
venerdì, Novembre 22, 2024
Homepadrini & padroniLibia, viaggio nell’inferno della migrazione africana

Libia, viaggio nell’inferno della migrazione africana

OIM, testimoni denunciano mercati di schiavi in molte città della Libia, torture e stupri nei centri detentivi. E l’UE sottoscrive un accordo con Tripoli per sigillare il Mediterraneo

di Jorge Ragna*

Migranti attraversando il deserto libico
Migranti attraversando il deserto libico

All’inizio dell’anno la giornalista Loretta Napoleoni pubblicava Mercanti di uomini. Il traffico di ostaggi e migranti che finanzia il jihadismo, un libro che dimostra come l’alleanza tra jihadismo, criminalità organizzata e contrabbando sia diventata una rete finanziaria molto redditizia grazie al traffico di migranti in Stati caotici come la Libia. E denunciava che: “Se l’Unione Europea continuerà a delegare le sue frontiere a paesi falliti, le conseguenze saranno la schiavitù e la fine dell’Europa”. “La vendita di persone nere è diventata così normalein Libia che i migranti dell’Africa Occidentale sono comprati e venduti in mercati di schiavi alla luce del sole”.

L’11 aprile scorso anche l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) denunciava in un comunicato l’esistenza di compravendita di migranti neri in Libia, aggiungendo che: “Queste persone sono diventate merce da vendere o comprare, e messe da parte quando perdono valore”.
Le reti sociali da tempo si stavano interessando a questo fenomeno. L’8 maggio scorso, dopo la denuncia dell’OIM, Fatou Bensouda, giudice della Corte Penale Internazionale (CPI), ha informato il Consiglio di sicurezza dell’ONU che il suo ufficio stava considerando la possibilità di aprire una inchiesta sui delitti denunciati in Libia, tra cui quello di traffico umano, una volta soddisfatti i requisiti in materia di giurisdizione della CPI. Ma la possibilità di investigare “ una volta soddisfatti i requisiti in materia di giurisdizione” suona male quando si tratta di un paese, come la Libia, impantanato nell’anarchia.
Monica Chirac, incaricata della comunicazione per i cinque centri di transito migratorio dell’OIM in Niger – Agadez, Dikou, Arlit, e due nella capitale Niamey – in una recente intervista rilasciata a CTXT ha dichiarto: “Da tempo diversi migranti ci raccontavano di essere stati venduti in Libia ma, in questi ultimi mesi, le testimonianza sono considerevolmente aumentate. I migranti raccontano di violenti abusi, percosse, stupri, torture” e aggiunge che “molti migranti con cui abbiamo parlato denuncia di essere trattati come animali. Alcuni sono stati cosparsi di benzina e dati alle fiamme, ad altri hanno sparato e ancora altri lasciati morire di fame. Chi sopravvive e riesce a pagare un riscatto o a scappare, sono destinati a vivere con profondi traumi psicologici e fisici”.
In Libia, dal deserto alla costa mediterranea, commerciano in esseri umani organizzazioni criminali, gruppi armati e diverse reti di contrabbandieri che estorcono denaro ai migranti che vogliono attraversare territorio libico per arrivare in Europa. Le testimonianze raccolte in questi ultimi mesi dall’OIM in Niger confermano che si vendono migranti come schiavi nelle piazze o in garage in molte città. Ogni migrante può valere tra i 180 e 450 euro.

Donne rinchiuse nel centro di detenzione a ovest di Misura. Foto Tankred Stoebe/ Medecin Sans Frontiere
Donne rinchiuse nel centro di detenzione a ovest di Misurata (Libia). Foto Tankred Stoebe/ Medecin Sans Frontiere

Stupri e prostituzione

“Gli abitanti locali comprano migranti per fare lavori quotidiani nella città, a volte nell’edilizia altre come manodopera nell’agricoltura, pochissimi sono pagati la maggior parte è costretta a lavorare gratis” e aggiunge che “le donne di solito sono separate e collocate in diversi carenduti in Libia ma, in questi ultimi mesi, le testimonianza sono considerevolmente aumentate. I mceri. Sono vittime di abuso di ogni tipo, stupro e prostituzione forzata che avviene spesso nelle stessi carceri. La maggior parte è venduta come schiava sessuale”. Catturate mente sono in cammino verso il nord della Libia, le vittime provengono principalmente da Nigeria, Senegal, Mali e Gambia, ma anche dal Camerun, Guinea-Conakry o Guinea Bissau.
Nell’informativa dell’OIM si citano anche altri migranti che mediano nella compravendita di vite umane. “E’ difficile conoscere il processo del pensiero che si cela dietro questa loro disposizione, ma è chiaro che non sempre si tratta di una decisione deliberata” racconta Monica Chirac che aggiunge: “A volte le persone agiscono per paura, a volte perché non hanno il denaro necessario per continuare il viaggio”.
Ad affrontare questo esodo sono in maggior parte uomini e ragazzi (il 94%). In certe regioni dell’Africa Occidente alla povertà si è aggiunta, negli ultimi anni, l’instabilità di certi paesi della regione dove sono attive criminalità transnazionali come Al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM), la sua scissione in Movimento per l’Unicità e la Jihad in Africa Occidentale (MUJAO), Al-Sharia, Boko Haram o le Brigate Al-Mulathameen.
Secondo autorità del Niger nel 2015 circa 120.000 persone hanno attraversato il paese, un numero di transitanti che è salito a 400.000 tra febbraio e dicembre 2016. Per Medici Senza Frontiere (MSF) sono oltre 300.000 per persone che hanno attraversato la frontiera libica nel 2016.

Tombe collettive

Lo scorso 25 maggio MSF con un loro comunicato denunciava le inumane condizioni dei centri di detenzione libici dove, arbitrariamente, sono rinchiusi migranti, rifugiati e richiedenti asilo.La scarsa ventilazione, il sovraffollamento e il trattamento degradante agito nei centri di detenzione a Tripoli e Misurata stanno provocando malnutrizione, malattie della pelle e delle vie respiratorie oltre a gravi problemi di salute mentale.

Il Dipartimento di lotta contro la migrazione illegale del governo libico gestisce 24 centri di detenzione, mentre altri sono gestiti da diverse entità comprese le amministrazioni locali. Gli osservatori internazionali hanno accesso a meno della metà dei centri amministrati direttamente dal governo della Libia e hanno valuto che la qualità della vita è molto al di sotto di livelli internazionali accettati.
Secondo la denuncia della delegazione dell’OIM per la Libia, che ha sede a Tunisi, nei centri di detenzione di Tripoli i migranti subiscono un trattamento degradante, come la mancanza di acqua, l’assenza di spazi per dormire, stupri, torture e mancanza di cure mediche. L’anno scorso, in un solo mese, 14 migranti sono morti a causa di malattie o denutrizione. L’Organizzazione ha anche denunciato l’esistenza di tombe collettive nel deserto. Il dossier sul “mercato di schiavi” si unisce a questa lunga lista di atrocità.

rotte verso il Mediterraneo e principali centri detentivi per migranti lungo le stesse
Rotte verso il Mediterraneo centrale e principali centri detentivi per migranti lungo le stesse

La fine dell’Europa

La Libia è il principale ingresso di entrata in Europa per i migranti. Solo nel 2016 oltre 180.000 sono riusciti ad attraversare il Mediterraneo e arrivare in Italia. Dall’inizio di quest’anno sono circa 27.000 le persone che sono riuscite ad arrivare in Italia, 7.000 in più rispetto al numero registrato nello stesso periodo del 2016. Più di 1.700 sono morti in mare a gennaio, 171 sono stati recuperti dalla Guardia Costiere libica. ma non si conosce il numero reale di quanti sono affogati cercando di arrivare sulla costa europea. Nel 2016 circa 5.000 persone sono affogate nel Mar Mediterraneo, il 90% proveniente dalla Libia.
Il 3 febbraio scorso, in una riunione informale a Malta, i capi di Stato e di Governo dell’UE hanno sottoscritto un accordo con la Libia il cui scopo è quello di sigillare le rotte che permettano l’accesso sul suolo europeo di migranti e rifugiati. Inoltre, il Fondo fiduciario dell’UE per l’Africa, su proposta della Commissione Europea, il 12 aprile scorso ha approvato un programma di 90 milioni di euro per rispondere “ alle necessità dei migranti e contribuire a una migliore gestione dei flussi migratori” secondo l’Alta Rappresentante UE Federica Mogherini. Tale iniziativa è stata la risposta alle reiterate lamentele di Fayez Al-Serraj, Primo ministro del Governo di Accordo Nazionale della Libia riconosciuto dall’ONU nel marzo 2016, per la violazione degli accordi di Malta.

Poco prima l’Italia aveva sottoscritto con Al-Sarraj un trattato molto simile. Secondo questo piano l’Italia fornirà alla forze di sicurezza di Al-Sarraj navi, elicotteri, fuoristrada, equipe di comunicazione, nonché la formazione di quasi 130 membri della Guardia Costiera e la creazione di una “sorveglianza efficiente” nel Sahara per impedire ai migranti di entrare in territorio libico. “In ogni caso il piano aiuterà a fermare i migranti scoraggiandoli” ha assicurato il ministero degli esteri italiano Marco Minniti.
In un comunicato stampa del 25 maggio scorso Medici Senza Frontiere informava di un grave incidente con la Guardia Costiera libica avvenuto il giorno prima durante un salvataggio nel Mediterraneo. Mentre MSF e SOS Mediterrané soccorrevano alcune barche che rischiavano di naufragare, un’altra imbarcazione con agenti armati a bordo abbordava le stesse sparando in aria e spaventando i passeggeri. Oltre 60 persone si sono gettate in mare prese da un attacco di panico collettivo. Fortunatamente le squadre di soccorso delle due ONG sono riuscite a salvare tutti.
“ I leader europei stanno offrendo denaro per controllare la migrazione senza i necessari controlli sulle autorità di un paese dilaniato dalla guerra” ha denunciato Natalia Alonso, resposabile di Oxfam International aggiungendo: “E’ un accordo che va contro i valori fondamentali del nostro continente”.

Il caos libico

A sei anni dall’assassinio di Gheddafi, la Libia vive impantana in un caos dove si incrociano governi che si autolegittimano, bande criminali e gruppi terroristici. Fayez Al-Sarraj sembra incapace di controllare gran parte del litorale e molte altre enclave del paese. Una parte del Parlamento libico a Tobruk – in precedenza considerato legittimo per la comunità internazionale – guidato dal “flagello jihadista” Jalifa Haftar, controlla gran parte dell’est del paese.
All’inizio di quest’anno un terzo governo in discordia, noto come Governo di Salvezza e guidato da Jalifa Gwell – già primo ministro del Congresso Generale Nazionale – ha ordito un colpo di stato nella capitale occupando diversi ministeri. Importanti milizie leali al gran muftì del paese ed altre provenienti da Misurata hanno dato manforte a Gwell. Gli scontri tra i sostenitori di ogni “governo” e le varie milizie ribelli – tra cui quello dello Stato Islamico – hanno trasformato la Libia in un paese letale.
L’Unione Europa ha sottoscritto, quindi, un trattato con un paese immerso nella violenza politica tra fazioni che ha per protagonisti contrabbandieri, trafficanti e terroristi.

L’Europa ha trasferito il controllo delle sue frontiere ad agenti senza controllo reale al fine di evitare al qualsiasi costo che rifugiati indesiderati arrivino fino in Europa.

*Fonte: Contexto y Accion – España
Traduzione di Marina Zenobio

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ultimi articoli

Lo squadrismo dei tifosi israeliani e il pogrom immaginario

Violenza ad Amsterdam: i fatti dietro le mistificazioni e le manipolazioni politiche e mediatiche [Gwenaelle Lenoir]

Ferrarotti è morto e forse la sociologia non si sente troppo bene

Vita e opere dell'uomo, morto il 13 novembre a 98 anni, che ha portato la sociologia in Italia sfidando (e battendo) i pregiudizi crociani

Un Acropoli che attraversa una città, recitando

A Genova va in scena, per la quindicesima edizione, il Festival di Teatro Akropolis Testimonianze ricerca azioni

Maya Issa: «Nessun compromesso sulla pelle dei palestinesi»

L'intervento della presidente del Movimento Studenti Palestinesi in Italia all'assemblea nazionale del 9 novembre [Maya Issa]

Come possiamo difenderci nella nuova era Trump

Bill Fletcher, organizzatore sindacale, sostiene che ora “il movimento sindacale deve diventare un movimento antifascista”. [Dave Zirin]