Piazza Indipendenza, la testimonianza di una ragazza eritrea sgomberata e che dormiva in strada da 5 giorni
24 agosto 2017
Foto Eleonora Camilli |
Roma – “Sono venuti questa mattina presto e hanno detto di andarcene, e ci hanno picchiato”. Lo racconta tra le lacrime una ragazza eritrea sgomberata nei giorni scorsi dal
palazzo occupato di via Curtatone a piazza Indipendenza Roma, che insieme agli altri connazionali dormiva in strada da 5 giorni. Le forze dell’ordine sono arrivate intorno alle 6 del mattino e hanno chiesto agli occupanti in presidio nella piazza di andare via. Secondo le testimonianze, lo sgombero è avvenuto anche con l’uso della forza, sono stati usati anche degli idranti per allontanare le persone dalla piazza. I rifugiati mostrano i segni delle violenze.
L’equipe di Medici senza frontiere da questa mattina è intervenuta per curare diverse persone ferite negli scontri. “Questi sono gli effetti di uno sgombero non programmato – sottolinea Tommaso Fabbri, capo funzione Italia di Medici senza frontiere – da questa mattina siamo intervenuti per curare diverse persone che hanno riportato ferite da taglio e durante la caduta. Oltre alle persone che dormivano nelle aiuole di piazza Indipendenza sono state portate via anche le famiglie con bambini che erano all’interno del palazzo. Nuove cariche sono state effettuate dalla polizia nel corso della mattinata. Una donna anziana è scivolata a terra dopo che gli agenti hanno iniziato a usare gli idranti ed è stata soccorsa dall’equipe di Medici senza frontiere. Ora è in ospedale, trasportata con l’ambulanza.
Intersos: “E’ una vergogna”. “L’uso della violenza su donne e bambini è una vergogna per Roma. Una situazione dolorosa che doveva e poteva essere evitata. Ci sono gravi responsabilità di chi in questi giorni ha gestito la situazione, si tratta di una operazione mal pensata e male organizzata – sottolinea Giovanni Visone, portavoce di Intersos -. Come Intersos avevamo un progetto all’interno, lavoravamo con i bambini che frequentano le scuole del municipio. Ora questi percorsi sono stati interrotti da trasferimenti forzati”.
Unicef: “Bambini terrorizzati. Non vanno sradicati dal loro tessuto sociale”. “Questa mattina all’alba in piazza Indipendenza è avvenuto lo sgombero dei rifugiati che vivevano nel palazzo occupato di via Curtatone, sotto gli occhi terrorizzati dei bambini che erano stati lasciati al primo piano insieme alle loro famiglie dopo lo sgombero di sabato scorso – dichiara Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef Italia -. Questi bambini, dopo aver assistito a scene di guerriglia urbana, sono stati caricati sui pullman delle forze dell’ordine e portati in Questura. Alcuni testimoni ci hanno raccontato che continuavano a gridare e battere le mani sui vetri durante tutto il tragitto, in preda al terrore. Sconvolti. È una situazione molto triste: parliamo di 800 persone con status di rifugiato, sopravvissute a guerre, persecuzioni o torture che in alcuni casi hanno anche ottenuto la cittadinanza italiana, buttate in strada in condizioni disumane senza una reale alternativa sostenibile (non il meno peggio) da parte del Comune di Roma, che abbiamo invano atteso in piazza”.
“Malgrado le soluzioni offerte dal Comune, 80 posti Sprar in due strutture diverse, e dal privato, alcune villette in provincia di Rieti, ci sembra che nessuno abbia riflettuto sul destino di queste persone. I bimbi vanno a scuola a Roma e molti degli adulti lavorano, segno di un percorso di integrazione ed emancipazione dal sistema di accoglienza che verrebbero interrotti di netto e non valorizzati, in particolare gli 80 posti Sprar di cui si parla verrebbero sottratti ai nuovi arrivati titolari di protezione o in attesa di riconoscimento. Per quanto riguarda la proposta del privato di mettere a disposizione per 4 mesi alcune villette presenti in provincia di Rieti la distanza territoriale non garantirebbe continuità a scuola e lavoro e sradicherebbe queste persone dal tessuto sociale”.
“La verità va detta tutta: questa situazione non è legata alla cosiddetta emergenza migratoria, è una situazione storica di Roma, sintomo dell’assenza di politiche adeguate e lungimiranti. Si continua con interventi emergenziali quando sarebbe stato possibile valutare soluzioni strutturali”.
Arci: “E la chiamano accoglienza…”. “Manganelli, idranti e forze dell’ordine schierate. Così stamattina si sono brutalmente svegliate le oltre cento persone di origine straniera che da qualche giorno occupavano piazza Indipendenza a Roma, la maggior parte in attesa di riappropriarsi dei propri averi, dopo essere state velocemente sgomberate dallo stabile che le ospitava da tempo – commenta l’Arci -. Siamo di fronte a un altro atto violento per risolvere l’ennesima emergenza abitativa alla quale l’amministrazione comunale e le forze dell’ordine non sanno trovare altra risposta che gli sgomberi, in ossequio alla linea del Ministro Minniti e dei decreti legge che portano la sua firma”.
Per l’Arci, “da tempo è in atto un vero e proprio un attacco alla dignità e ai diritti delle persone, guarda caso sempre le più deboli, che si fa forte di un’idea malsana: quella che i luoghi del disagio sociale e delle contraddizioni nelle nostre città, anziché imporre dei momenti di analisi e confronto, necessari per pianificare soluzioni dignitose e rispettose dei diritti di tutte e tutti, debbano essere ripuliti, con lo scopo di nascondere i problemi e fingere che il ‘decoro pubblico’ sia mantenuto”.
“Gli idranti che stamattina sono stati usati per ricacciare nell’ombra i rifugiati del Corno d’Africa, sono il simbolo di una pulizia violenta e forzata che non ha alcun interesse a salvaguardare i principi costituzionali e di umanità che dovrebbero condizionare ogni atto pubblico, e che sembra, soprattutto nel caso di Roma, voler nascondere sotto il tappeto ben altri e più importanti problemi”, conclude l’associazione.
Gli scalabriniani: “Inaccettabile l’intervento della polizia”. “Queste persone – affermano i missionari scalabriniani – sono vittime ancora una volta: prima in patria dalla quale sono state costrette a fuggire per sperare in una parvenza di vita migliore e degna di questo nome; e ora nuovamente qui, in Italia, dove pur in situazione regolare quanto al permesso di soggiorno, non hanno alcun tipo di garanzia quanto ad un tetto sopra la testa da chiamare casa”.
I missionari Scalabriniani ribadiscono, unendosi alle tante associazioni e realta’ a servizio di migranti e rifugiati, l’urgenza di “mettere in atto le risposte concrete previste per gli individui titolari di protezione internazionale e che, di fronte all’assenza dello stato, si vedono costrette a soluzioni precarie rischiando, come testimoniano i fatti di queste ore, la violazione dei loro diritti fondamentali. (ec)
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