#PiazzaIndipendenza: Raggi promette tolleranza zero contro le occupazioni e i rifugiati di via Curtatone restano in mezzo alla strada
di Checchino Antonini
Nulla di fatto al vertice in prefettura tra tutte le istituzioni sull’emergenza abitativa a Roma. E alla fine anche Usb sbotta contro Raggi, per la quale s’era battuta alle ultime comunali, che a sua volta – contestata da un gruppo di donne senza casa – tuona retorica su tolleranza zero contro le occupazioni e primato nazionale per l’assegnazione delle case (che non assegna o lo fa col contagocce). All’incontro, a cui ha preso parte una delegazione dei movimenti di lotta per la casa, ha partecipato anche l’assessore regionale alle politiche abitative Fabio Refrigeri. «Dobbiamo dare priorità – ha spiegato la sindaca – a chi sta aspettando in graduatoria una casa da decenni e alle persone fragili, ossia agli anziani, i disabili e le mamme con bambini». E’ la solita solfa. Il Campidoglio è disponibile a prendersi carico delle fragilità (ma i poveri, le è stato rammentato, sono tutti fragili) ma separando le famiglie e frullandole nell’hinterland anche oltre provincia. E la maggior parte degli sgomberati restano in mezzo alla strada. A questo punto i movimenti annunciano che i presidi in corso in fondo a via dei Fori Imperiali, dove si sono accampati alcuni dei migranti sgomberati dal palazzo di via Curtatone, e davanti alla chiesa dei Ss Apostoli, dove vivono accampate le persone sgomberate da uno stabile a Cinecittà, proseguono. «La soluzione è quella del circuito dell’accoglienza del Comune di Roma, che è riservato esclusivamente a quella che viene definita fragilità – ha spiegato Cristiano Armati del movimento di lotta per la casa – cioè donne incinta separate dai mariti, gli anziani disabili separati da chi fino a quel momento si stava prendendo cura di loro. Non c’è nient’altro, questo deve fare orrore. Il Comune continua ad offrire delle soluzioni per quelle che vengono definite fragilità. Però non c’è un percorso chiaro che può portare all’assegnazione della casa popolare sia per chi è stato sgomberato da via Curtabone ma anche per chi ha perso il lavoro e soprattutto per tutti quelli che hanno trovato delle soluzioni che l’amministrazione definisce illegali, ma noi non pensiamo che lo siano. In concreto c’è quello che c’era prima, questa è una proposta inaccettabile. Rimangono tutti per strada, non c’è una soluzione di nessun tipo. Restano per strada gli eritrei come quelli che stanno in graduatoria per la casa popolare». Un gruppo di donne dei movimenti di lotta per la casa, al termine del vertice a Palazzo Valentini, ha aspettato la sindaca di rientro in Campidoglio con cori di protesta: «Siamo tutti fragili, non abbiamo niente, i poveri sono tutti fragili. Vergogna!». Ma la sindaca ha rincarato la dose: «Nessuna corsia preferenziale per chi occupa abusivamente. L’aiuto ai più fragili è stato ripetutamente proposto e continuerà ad essere avanzato a tutte le persone che ne hanno diritto. Ai nostri operatori sociali è stato impedito di entrare negli immobili occupati per fare un censimento e verificare quali fossero le persone con fragilità. Le inchieste della magistratura faranno chiarezza anche su quanto accadeva in questi immobili a danno dei più deboli. Tutte le istituzioni sono concordi nel sostenere che non dobbiamo scatenare guerre tra poveri. Per quanto riguarda l’emergenza abitativa proseguiremo nel solco della legalità», aria fritta più le insinuazioni sull’ombra del racket come da veline digos. Una nota congiunta fa piazza pulita della finzione sulla contrapposizione tra Pd “accogliente” e grillini xenofobi: «Il Comune di Roma e la Regione hanno espresso la massima disponibilità a riprendere da subito un percorso comune volto a mettere in campo tutti gli strumenti a disposizione, al fine di dare risposte efficaci, nel solco della legalità, alla grave situazione esistente».
Proseguono gli accertamenti della Digos all’interno dell’edificio di via Curtatone, alla ricerca di elementi utili per fare luce sul presunto racket dei posti letto ed anche dell’ utilizzo di timbri con sigilli dello Stato italiano. Ieri sono stati sequestrati computer e documenti, tra cui ricevute di pernottamento. Sul posto anche la polizia scientifica per documentare lo stato dei luoghi. L’attività della Digos dovrebbe terminare oggi, giovedì. Quindi ci sarà una relazione al procuratore aggiunto Francesco Caporale, che sulla vicenda di via Curtatone procede per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per contraffazione del sigillo dello Stato. E’ l’ossessione ultradecennale di pezzi di politica, stampa e magistratura quella di appioppare un reato terribile come l’associazione a delinquere alle esperienze di conflitto e di autogestione.
«Comune e Regione non possono trovare, di fronte all’ennesimo emergenza abitativa, una soluzione tampone come gli hotel o le palazzine private – denunciano Michela Bechis e Stefano Galieni, responsabili rispettivamente di casa e immigrazione di Rifondazione comunista, nella delegazione ricevuta in Prefettura – la Regione parla di milioni stanziati (40, per avviare un programma di contrasto all’emergenza abitativa, ndr) che nessuno ha mai visto, e il Comune di Roma ha molte case vuote. Nel frattempo 9mila nuclei familiari che hanno diritto alla casa sono considerati occupanti a volte solo perché l’assegnazione è scaduta. E il Comune di Roma, anche in queste settimane continua a sgomberare nuclei familiari in queste condizioni. Il Comune rischia un’altra volta il commissariamento per i conti di Atac, temiamo che il patrimonio capitolino sia tenuto fermo per essere svenduto e fare cassa. E’ gravissimo spacchettare rifugiati e italiani in emergenza abitativa, criminalizzando chi si prende la responsabilità di autorganizzare il disagio. Se ognuno facesse il suo dovere nelle istituzioni non ci sarebbe alcun bisogno del volontariato».
Entro la fine della settimana l’inquilina del Campidoglio dovrebbe incontrare anche il ministro dell’Interno Marco Minniti a cui chiederà sinergia nell’affrontare la delicata questione insieme al più ampio tema dei migranti.
«È sconcertante vedere una giunta che aveva saputo intercettare le aspettative di centinaia di migliaia di romani su un programma che prevedeva la salvaguardia del carattere pubblico delle aziende, il sostegno alle periferie, una forte attenzione al diritto alla casa, una politica di reale inclusione, produrre adesso questo autentico voltafaccia», si legge nel comunicato Usb, che rilancia con maggiore vigore uno sciopero cittadino per il 29 settembre prossimo.