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Tiburtino III, le mamme vere sbugiardano Casapound

Tiburtino III, le mamme della scuola a fianco del centro per migranti: «Mai avuto problemi, siamo solidali con gli ospiti del presidio». Oggi manifestazione cittadina antifascista

di Checchino Antonini

13 settembre 2017. Una scena cult: attivisti di Casapound che si sono pestati l'un l'altro.
13 settembre 2017. Una scena cult: attivisti di Casapound che si sono pestati l’un l’altro.

 

«La convivenza con il centro e i suoi ospiti non è mai stata causa di alcun problema, disagio, pericolo per nessuno». Seduta sul muretto della chiesa, Sara legge ad alta voce la lettera scritta assieme a un gruppo di genitori delle scuole di via del Frantoio (il nido Elefantino Elmer e la scuola Fabio Filzi) confinanti con il presidio umanitario per migranti che da due anni (quando arrivarono i primi transitanti si sentirono urlare contro “scimmie, tornate in Africa!”) è nel mirino di gruppuscoli neofascisti (Casapound, Forza nuova, Roma ai romani, i signori della guerra tra i poveri) e sedicenti comitati di quartiere.

Assediato a fine agosto da alcuni residenti del quartiere, dopo una falsa notizia diffusa da una residente ora agli arresti, il presidio di Via del Frantoio, al Tiburtino III, doveva essere, l’altroieri, oggetto di un consiglio municipale straordinario concesso dopo che alcuni affiliati a Casapound, l’organizzazione neofascista più gradita al Viminale, erano riusciti a occupare l’aula consiliare del IV municipio inscenando una caricatura di “bivacco di manipoli”. Mercoledì pomeriggio, però, quel consiglio è saltato e molti cronisti mainstream si sono limitati a veicolare il casapoundpensiero: l’assalto dei centri sociali avrebbe impedito l’esercizio della democrazia. Seguiranno video in cui militanti di Cpi, estranei per la maggior parte al quartiere, se le danno di santa ragione tra loro. «L’unica testa rotta, stavolta, sarebbe da attribuire al “fuoco amico”», dicono gli antifascisti del quartiere. Il video è un cult sui social. Stamattina, dentro e fuori la scuola, è andata in scena l’ennesima pagliacciata intimidatoria di otto accoliti della tartaruga, organizzazione che perfino i servizi segreti segnalano per la «propaganda sempre più marcata da accenti nazionalisti e xenofobi».

Al di là della figuraccia di Cpi, restano i problemi veri di una qualsiasi periferia all’epoca della crisi globale e dell’austerità imposta dal Pd. In Via Mozart, cuore del quartiere, i negozi sono decimati e alcune famiglie senza casa hanno occupato quelli che una volta erano esercizi commerciali di prossimità. Il Nodo Territoriale Tiburtino ha deciso di indire una manifestazione di massa per le strade del quartiere, appuntamento sabato 16 settembre alle 16, e di ripristinare la verità sulla questione del consiglio straordinario mancato. Il Nodo è una struttura che opera da anni nel IV municipio, a est della Capitale. Si tratta di associazioni, collettivi, spazi sociali e case occupate, il circolo locale di Rifondazione, l’Asia-Usb ecc…

«Quel consiglio era illegittimo e strumentale, imposto alla giunta a guida M5s da un’occupazione dell’aula consiliare da parte di Cpi (che, con Fratelli d’Italia s’è rivendicata il successo, ndr) – spiega Francesco Di Bella del Nodo – fuori c’era molto di più dei soli centri sociali come vorrebbe far credere Casapound: c’erano centinaia di abitanti del quartiere, cittadini solidali, antifascisti, esponenti di S.Egidio, Arci, Anpi. Volevamo che entrasse una delegazione per leggere un documento con il quale sconfessavamo quel consiglio. Ma, mentre a noi veniva precluso l’accesso (anche i consiglieri ritardatari hanno avuto problemi per entrare), da un’ingresso secondario veniva consentito l’ingresso di militanti di Casapound piovuti da tutta Roma, scortati dalla polizia. Non è il centro di Via del Frantoio la causa dei problemi del quartiere e le istituzioni non possono avallare una campagna di odio razziale. Quanto accaduto è responsabilità di tutte le forze politiche: M5S, che governa questo municipio, PD, Forza Italia e Fdi, che nei giorni scorsi, pur avendo la possibilità di porre fine a questo scempio dopo l’irruzione in Municipio, hanno invece scelto di usare la forza contro la società civile. C’è stata una leggerezza inammissibile da parte del Consiglio municipale a piegarsi alla richiesta violenta di un movimento estremista. Si legittima la teoria che il problema di tutti i problemi nel quartiere è il centro di via del Frantoio, ma non è così. Semmai, la nostra mobilitazione antifascista è un elemento di democrazia costituzionale. L’accoglienza è un problema da affrontare, soprattutto alla luce dell’inchiesta Mafia Capitale, ma non è un problema di sicurezza».

il corteo antifascista del 30 giugno scorso

 

Certo, non è facile vivere in case popolari, «come il lotto 17, che cascano a pezzi da anni – ricorda il Nodo – non è facile vivere con l’incubo di uno sfratto per  morosità o per occupazione, perchè non c’è lavoro e non si riesce a pagare il canone o un affitto normale. Non è facile iscrivere i propri figli ad una scuola come la “Filzi” che ha una sola palestra per tutto il complesso e non è dotata di aule multimediali ed altri servizi che possano dare un’istruzione di qualità. La pineta, unico spazio verde per gli alunni, è inagibile da anni perché gli alberi sono pericolanti. Non è facile veder chiudere molte piccole attività commerciali, una dopo l’altra, che erano il cuore pulsante del quartiere. Non è facile avere tanti ragazzi e ragazze disoccupate che non hanno la possibilità di costruirsi un futuro. Tiburtino e la sua gente meritano rispetto, i problemi e le voci del quartiere devono essere ascoltate dalle amministrazioni. I consigli municipali e comunali devono essere fatti sulle reali problematiche e non devono essere straordinari, perchè la cura delle periferie come Tiburtino deve essere al centro delle attività ordinarie delle istituzioni».

Eppure la scuola ha ottima reputazione al punto che Sara, che vive da un’altra parte del Municipio, ha scelto di portare qui suo figlio e, con gli altri genitori, ha messo nero su bianco la solidarietà «a queste persone e alla loro ricerca di una vita migliore, sentiamo il bisogno di dire la nostra, sentendoci nominati e strumentalizzati da chi non conosce o non vuol far conoscere la realtà del quartiere – prosegue la lettera – come abitanti del quartiere o famiglie che qui crescono i propri figli ci sentiamo di ricordare che i molti problemi di questo territorio non sono certo recenti, né da imputare all’apertura del centro e all’arrivo di nuovi abitanti e o ospiti». Sara e gli altri auspicano «un futuro in cui questo quartiere e questa città sappiano accogliere, senza paura e mistificazioni, diverse culture, bisogni, desideri e sappiano attuare davvero quell’educazione al rispetto reciproco che le scuole del territorio da sempre praticano quotidianamente con l’impegno, la dedizione e la convinzione di chi ci lavora».

ancora un'istantanea del corteo del 30 giugno per le vie di tiburtino III

E’ in questo scenario che, da tempo, la fascisteria tenta di penetrare nel quartiere da Vigne Nuove (dove agiva Base autonoma) o da Casal Bertone (dove c’è una sede di Cpi, estranea anche lì alla vita del quartiere) secondo i rapporti di forza tra le sigle e le alleanze variabili tra loro. Si sono esibiti anche Forza Nuova e i gruppi di Castellino e di Boccacci. La presidenza a 5 stelle non sembra brillare per capacità politica: ha appena tagliato 500mila euro, quasi un quarto, i fondi per affidare alle cooperative l’assistenza dei ragazzi disabili nella scuola (base d’asta euro 2.179.008 a fronte dell’offerta della precedente consiliatura di euro 2.648.000) e «ha chiuso il servizio per l’infanzia immigrata a Rebibbia dove c’è un asilo nido multiculturale che era un importante spazio per la socializzazione tra i bambini e le loro madri, di ogni nazionalità. Ma per il municipio quel servizio era solo un modo per finanziare l’asilo nido, una “copertura”», racconta a Popoff, Francesca Zaccari, del circolo Prc, indicando i locali che ospitavano lo Sprar accanto al presidio della Cri. «A progetto concluso – dice – lo spazio è in disuso ma c’è tutto, letti, armadi, bagni, sarebbe già pronto per l’emergenza abitativa. Con Asia Usb abbiamo provato a occuparlo al termine del bel corteo del 30 giugno ma siamo stati sgomberati immediatamente».

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