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Editoria, Casapound va in edicola: “E’ la stampa, giovinezza”

Casapound sta pensando di pubblicare un settimanale di carta. Tutto ciò proprio quando la procura di Venezia chiede di archiviare il caso della spiaggia fascista. Venti di destra

di Ercole Olmi

Casapound sarebbe pronta a trasformare il suo quotidiano on-line sovranista, Il Primato Nazionale, in un settimanale del “polo nero” che, dovessero sfondare il quorum, diverrebbe quotidiano. La notizia arriva dall’Osservatorio democratico sulle Nuove Destre. «Al momento si stanno valutando risorse e tempi, dandosi fine ottobre come momento per concretizzare i primi passi. Tra i collaboratori già ingaggiati Paolo Bargiggia, commentatore di notizie sportive sulle reti Mediaset». La nota organizzazione filantropica [particolarmente benvoluta alla Direzione centrale della Polizia di prevenzione (protocollo N.224/SIG. DIV 2/Sez.2/4333 dell’11 aprile 2015) ma che perfino i servizi segreti segnalano per la «propaganda sempre più marcata da accenti nazionalisti e xenofobi»], già ora impazza sul web con notizie sovraniste, ossia fake, tipo: Siamo noi a pagare la pensione agli immigrati oppure Le razze esistono.

Così scrive l’Osservatorio.

IL VENTO DI DESTRA

​A favorire queste ambizioni ha concorso uno scenario politico nuovo. Nello specifico, l’esito delle amministrative dello scorso giugno, con l’ottenimento di consensi elettorali per la prima volta alle liste di Casa Pound, presenti in più comuni, sia al Nord che nel Centro Italia, mediamente sull’1,5%, con punte vicino all’8% a Lucca e al 5% a Todi, ha indubbiamente indicato un trend di crescita. A ciò si aggiungano i “successi” di Lealtà azione, prima a Milano nel 2016, dove un loro esponente presentatosi come indipendente nella Lega è stato eletto al Municipo 8 (il primo per preferenze), e poi a Monza, la terza città della Lombardia, dove addirittura, tramite i Fratelli d’Italia, questo raggruppamento neofascista ha ora conquistato un posto in giunta.
​La sfida di valenza nazionale, lanciata congiuntamente il 29 aprile a Milano da Casa Pound e Lealtà azione, con un’esplicita manifestazione apologetica di un migliaio di militanti al Cimitero Maggiore, valutata solo poche settimane fa dalla Procura della Repubblica, dopo i tanti clamori di stampa, alla stregua di un innocuo raduno commemorativo, ha consacrato, infine, una sorta di legittimità. L’inconsistenza su questo terreno dell’azione della magistratura, certamente a Milano, rappresenta ormai un dato di fatto.
​Più in generale assistiamo nel Paese allo svilupparsi di una pericolosa e massiccia ondata xenofoba, con lo spostamento a destra di tutto l’asse politico. Il rinvio degli impegni assunti per approvare la legge sullo Ius soli e l’attacco sferrato da Governo e opposizioni (Cinque Stelle compresi), per criminalizzare le Ong operanti nel Mediterraneo, sono tutti fattori che dicono di un Paese in crisi sul piano della tenuta dei suoi valori di convivenza civile. Da qui lo spirare di un vento di destra, da qui l’idea di uno spazio, anche elettorale, per le destre fasciste. Come accaduto in altri Paesi (Grecia e Ungheria) si accarezza la possibilità di un repentino salto in avanti, impensabile solo qualche anno fa.

SOLDI E INVESTIMENTI

​All’appuntamento delle elezioni politiche, Casa Pound e Lealtà azione si stanno preparando investendo risorse e attivando la propria galassia di gruppi e associazioni collaterali, uno dei tratti caratterizzanti in assoluto le modalità aggregative del neofascismo di questi anni. Non c’è, infatti, ormai organizzazione, anche minore, che non si sia data un’articolazione in questo senso, individuando spesso gli stessi campi operativi per interagire con le nuove generazioni. Si pensi, solo a titolo d’esempio, sul piano delle attività escursionistiche, all’esistenza contemporanea della Muvra, legata a Casa Pound, dei Lupi delle vette filiazione di Lealtà azione, di Atlantide di Cassagì, il centro sociale di destra di Firenze. E mentre Casa Pound apre attività commerciali nel circuito della ristorazione (le Osterie da Angelino, tra Milano, Roma e non solo, addirittura anche all’estero), e si è impegnata nel campo della moda (sponsorizzando il marchio Pivert), Lealtà azione, attraverso alcune sue figure, è, a sua volta, presente nella ristorazione (in particolare in Brianza), ha aperto negozi (di abbigliamento a Milano), e ha recentemente acquisito un Bar dalle parti di Niguarda. Soldi e investimenti con l’intento di affermarsi sul piano nazionale. A questo scopo Lealtà azione ha dato vita a una sorta di “federazione”, gemellandosi con diverse altre realtà presenti sul territorio italiano, ricordiamo tra le altre, quelle torinesi (Legio subalpina), genovesi (La Superba) vicentine (Rudis), friulane (Comunità militante Helm), romane (Foro 753), pugliesi (Progetto Enclave) e calabresi (Identità tradizionale).

 

Tutto ciò proprio il giorno in cui un giudice veneziano chiede l’archiviazione per i reati del gestore della famosa spiaggia “fascista” di Chioggia. Divenuta famosa quest’estate in tutta Italia come la spiaggia ‘fascista’ diChioggia, il lido di ‘Playa Punta Canna’, per la Procura di Venezia, non avrebbe mai rappresentato, in realtà, un pericolo per lo Stato. Così i pm hanno chiesto l’archiviazione dell’inchiesta che vedeva lo stravagante gestore del Lido, il 64enne Gianni Scarpa, indagato per apologia del fascismo. Le foto e gli slogan di Mussolini, il linguaggio violento sui cartelli affissi ovunque, «sparo a vista ad altezza d’uomo», «se non ti piace me ne frego», erano insomma sopra le righe, ma non costituiscono di per sé un’azione di proselitismo fascista che metta a rischio le istituzioni. Secondo quanto si è appreso, i magistrati avrebbero ritenuto le immagini del Duce e i richiami al manganello un’articolazione del pensiero del gestore della spiaggia, non una reale apologia, ovvero una violazione dell’articolo 4 della legge 645 del 1952, la cosiddetta legge Scelba. La domanda di archiviazione è stata avanzata dal procuratore Bruno Cherchi e dalla pm Francesca Crupi, sulla base delle indagini svolte dalla Digos di Venezia. Spetterà ora al Gip decidere se chiudere il fascicolo. I cartelli e le immagini del Ventennio, del resto, erano già stati fatti togliere a Scarpa su ordine del Prefetto di Venezia, non appena all’inizio di luglio si sollevò il polverone che portò il gestore di ‘Play Punta Canna’ a diventare il nuovo eroe dei nostalgici del Duce. La vicenda, naturalmente, era divenuta subito anche un caso politico, anche perché scoppiata mentre in Parlamento approdava il nuovo ddl sull’apologia del fascismo. Matteo Salvini era stato il primo a portare solidarietà a Gianni Scarpa, presentandosi al Lido di Chioggia per difendere «non una posizione politica», aveva spiegato, ma la possibilità di «fare liberamente impresa, e di non sottoporre a processo le idee del passato». Di tutt’altra opinione l’Anpi che, ricordando come la spiaggia sia suolo pubblico, aveva invocato la sospensione della concessione demaniale al gestore.

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