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Alternanza scuola-lavoro: le ragioni degli studenti

Manifestazioni studentesche in settanta città contro l’alternanza scuola-lavoro, le contestazioni a McDonald e al Pd irritano la ministra Fedeli

di Francesco Ruggeri foto dalla manifestazione di Roma di Andrea Zennaro

Foto Andrea Zennaro
Foto Andrea Zennaro

Bentornato movimento studentesco! In 70 città manifestazioni studentesche contro lo sfruttamento in alternanza scuola-lavoro. Molti studenti hanno indossato tute blu per denunciare lo stato di sfruttamento di manodopera studentesca mascherata da progetti formativi, messa in atto dalla Buona Scuola. In piazza anche gli universitari di Link contro i tirocini – sfruttamento.

«Il Ministero dell’Istruzione deve approvare lo Statuto dei diritti degli studenti in alternanza e un Codice etico per le imprese. Siamo stanchi di aspettare!” – ha spiegato Francesca Picci, Coordinatrice nazionale dell’Unione degli studenti – come studenti viviamo sulla nostra pelle i disagi di questo modello di alternanza scuola- lavoro, noi siamo studenti, non merce nelle mani delle aziende. Siamo stanchi di essere mandati a servire ai tavoli, come accaduto a quello della Ministra Fedeli alla Festa dell’Unità. Vogliamo un’alternanza che sia davvero formativa, deve essere un metodo didattico e non un’esperienza di lavoro. Lo sciopero dell’alternanza scuola-lavoro ha ricevuto il sostegno dei lavoratori della Fiom Cgil. Gli studenti e i lavoratori sono uniti contro il lavoro minorile mascherato da formazione»

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Foto Andrea Zennaro

«Anche gli universitari sono scesi oggi in piazza per denunciare i tirocini-sfruttamento – continua Andrea Torti, coordinatore nazionale di Link – non siamo più disposti a fare fotocopie o portare caffè durante il progetto di tirocinio. Siamo stanchi di vedere i nostri percorsi di studi degradati a manodopera a basso costo per enti, privati e imprese».

«Il Governo deve stanziare maggiori risorse in Istruzione e Ricerca. Le risorse regalate alle aziende con gli sgravi fiscali vanno invece investite per un’istruzione gratuita e di qualità – conclude Martina Carpani, coordinatrice nazionale di Rete della Conoscenza.

Foto Andrea Zennaro
Foto Andrea Zennaro

Ad un mese dall’avvio dell’anno scolastico prima protesta degli studenti in tutta Italia. Cortei e manifestazioni si sono svolti dunque in una settantina di città, da nord a sud, con momenti «caldi», in particolare a Roma, Milano e Palermo, con proteste e lanci di uova in particolare contro i locali di McDonald’s. Registi delle tante iniziative le associazioni studentesche (Rete degli studenti, Uds, Udu) e i collettivi. Sul banco degli imputati l’alternanza scuola-lavoro – «esperienza che così come è fatta di formativo non ha nulla» denunciano le associazioni – ma, come di consueto, nel calderone del dissenso è finito anche altro, dal sottofinanziamento della scuola pubblica alle condizioni dell’edilizia scolastica. E pure gli universitari hanno colto l’occasione per lamentare la carenza di alloggi, borse di studio e finanziamenti ribadendo il loro «no» al numero chiuso. Tensione durante la manifestazione degli studenti a Milano è stata causata da un gruppo di presunti antagonisti col volto coperto da un cappuccio nero. Hanno lanciato uova contro il McDonald’s di piazza Sant’Eustorgio, ‘colpevole’ di aver siglato con il ministero dell’Istruzione un accordo relativo al progetto alternanza scuola-lavoro. I contestatori hanno anche imbrattato con vernice l’asfalto e i muri della sede Edison in foro Bonaparte e la sede del Partito Democratico in corso Garibaldi.

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Foto Andrea Zennaro

Nella Capitale scontri davanti al Liceo Russell: mentre gli studenti si stavano radunando per dirigersi verso il concentramento del corteo, un gruppo di una ventina di ragazzi, aderenti a Lotta Studentesca, la struttura giovanile della formazione neofascista Forza Nuova, secondo quanto ha denunciato la Rete degli studenti, si è scagliato con violenza contro di loro strappando manifesti e striscione e colpendo in viso uno studente. A Palermo, invece, scontri tra studenti e polizia davanti al McDonald in piazza Castelnuovo dove è stato attuato un sit-in di un gruppo di studenti, non autorizzato, nell’ambito della protesta «contro le politiche predatorie del governo». Due giovani sono stati fermati ma rilasciati subito dopo. Un migliaio gli studenti che hanno sfilato a Bari; altrettanti sono scesi in piazza a Genova con lo slogan «Questa alternanza non la vogliamo. Il tempo è nostro e ce lo riprendiamo». A Napoli alcune centinaia di ragazzi hanno dato vita a un corteo accendendo lungo il tragitto alcuni fumogeni e facendo esplodere petardi; all’altezza della Questura è stato esposto uno striscione contro il G7 dei ministri dell’Interno in programma la settimana prossima a Ischia ‘Minniti, Napoli non ti vuolè. Mobilitazioni a Trieste, Firenze, Bologna, L’Aquila, Cagliari. La ministra Fedeli da Viale Trastevere, dove è stata ricevuta una delegazione di manifestanti romani, ha scelto di rispondere ai ragazzi difendendo il progetto («è un’innovazione didattica importante»), assicurando che si sta lavorando «per elevare ulteriormente la qualità dei percorsi offerti» e promettendo «la massima fermezza di intervento» in caso di violazioni e abusi. Ha pure annunciato che è in dirittura d’arrivo la tanto invocata Carta dei diritti e dei doveri, ma, in serata, ha condannato gli atti di vandalismo avvenuti in alcune città: «sono inaccettabili comportamenti, che riguardano comunque una netta minoranza dei manifestanti, come quelli che abbiamo visto oggi in alcune immagini».

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Foto Andrea Zennaro

«Mi hanno mandato a pulire tavoli e bagni da Mc Donald, vorrei capire cosa c’entra con la scuola e che razza di alternanza è questa che il mio liceo mi obbliga a fare. Un’esperienza inutile che ha sottratto tempo allo studio». Quella di Manuel, 17enne di un liceo romano, è una delle tante storie raccontate dagli studenti che oggi sono scesi in piazza anche nella capitale per protestare contro la «buona scuola» e soprattutto contro «l’alternanza scuola-lavoro», che hanno ribattezzato ‘scuola-sfruttamento’. Nel corteo molti studenti parlano della loro esperienza dell’«alternanza», molti sono insoddisfatti e sottolineano: «Lavare i piatti non è formazione», «Fare le fotocopie in una multinazionale non è formazione». A Roma hanno gridato le loro storie da un megafono sotto al Ministero dell’Istruzione, rivendicando i loro diritti di studenti: studiare e non lavorare senza essere pagati. Ma non possono farlo, e allora protestano, si confrontano, urlano la loro rabbia, cercano soluzioni. Tania, una studentessa del Liceo Linguistico, non ha più parole per esprimere la sua delusione: «Mi hanno mandato a fare la commessa da Footlocker in un negozio di periferia – racconta – Nemmeno in centro, dove magari qualche turista si vede anche e dove avrei potuto esercitarmi con l’inglese o il francese. Cosa ha a che vedere con ciò che studio? Questo si chiama sfruttamento».

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Foto Andrea Zennaro

Tra le più applaudite, c’è Francesca: «Diciamo basta allo sfruttamento, vogliamo un’alternanza di qualità. Non siamo merce nelle mani dei padroni. Sappiamo benissimo che le aziende che ci sfruttano ricevono sgravi fiscali per farlo. E i nostri diritti dove sono? Vogliamo rifiutarci di fare qualcosa che riteniamo profondamente ingiusto. Non chiniamo la testa, saremo sempre di più». Giovanni, 17 anni, che frequenta il liceo classico sprona tutti alla lotta: «L’intento di questo governo è farci capire che lavoreremo anche in futuro per pochi soldi o addirittura gratis. È come se ci dicessero, ‘imparate che la vostra vita andrà così’. Questo è indottrinamento alla schiavitù. Vogliono far passare il concetto che sia normale essere sfruttati. E la chiamano ‘buona scuolà?». Oltre alla rabbia ‘Vogliono schiavi, avranno ribellì, c’è la rassegnazione di alcuni, riassumibile così: «Sfruttati oggi, precari domani». Qualcuno racconta anche di un’alternanza positiva: «io ho fatto il doposcuola a dei bambini di una scuola elementare a Torpignattara, è stata una buona esperienza, molti erano figli di immigrati, è stato un vero scambio culturale», dice Caterina quarta Liceo in un Istituto del centro. «Io ho lavorato in una biblioteca, riordinavo i libri e sinceramente non mi sono sentito sfruttato, anzi l’ho trovato anche utile», spiega Filippo. Piccole, isolate testimonianze che a volte il progetto, completamente affidato ai presidi, può avere sbocchi positivi.

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Intanto la sindaca Virginia Raggi, in qualità di sindaca della Città metropolitana, ha ricevuto oggi una delegazione di studenti romani: «Gli studenti hanno portato alla nostra attenzione l’uso scorretto dei progetti di Alternanza Scuola-lavoro – ha detto – e ci hanno segnalato il disagio di essere impiegati in percorsi inadeguati e difformi da quanto previsto dalla normativa nazionale. Me ne farò carico personalmente, investendo direttamente i nostri rappresentanti in Parlamento». Allora sì!

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