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Davanti al dolore degli altri. Fotografia etica, un festival

Il festival di fotografia etica di Lodi. cosa spinge a risalire controcorrente quel fiume di dolore che scorre nelle colonne di profughi che scappano

di Claudio Marradi

© Andrea Bruce_ Festival Fotografia Etica 2017
© Andrea Bruce_ Festival Fotografia Etica 2017

“Togliti quegli stivali, tanto a te non servono più”. Immaginate di sentirvi dire queste parole da un miliziano armato,  con la mimetica  sporca di un sangue che non è il suo. E di essere qui ancora a raccontarlo solo perché, all’ultimo momento,  il comandante al telefono da campo non ha autorizzato la fucilazione di “quei rompicoglioni di giornalisti italiani”.  Può capitare, a chi ha scelto il mestiere di fotoreporter di guerra. E’ capitato a Livio Senigalliesi, 60 anni tondi tondi,  che al Festival della fotografia etica di Lodi racconta una vita passata dietro l’obiettivo a documentare gli ultimi trent’anni di una storia del mondo che doveva finire in gloria, come profetizzava qualcuno, con lo scoppio della pace mondiale in seguito alla fine della Guerra fredda e alla caduta del Muro. E invece. E invece successe che proprio mentre la Germania si riunificava, la Yugoslavia cominciò a disfarsi nel sangue. E non era che l’inizio: dopo Sarajevo venne il Kosovo, l’Irak, Il Ruanda, il Kurdistan, la Cecenia, l’Afghanistan, la Georgia… E lui c’era, sempre. Tutto documentato sul campo: nessuna comoda sistemazione in albergo a cinque stelle e pezzi costruiti sui comunicati stampa degli Stati maggiori degli eserciti, come è d’uso tra i giornalisti embedded. Piuttosto fame, freddo e paura assieme ai profughi e agli assediati.

©-Carlo-Lombardi_-Festival-della-Fotografia-Etica-2017.jpg
©-Carlo-Lombardi_-Festival-della-Fotografia-Etica-2017.jpg

Come a Sarajevo, come a Grozny, come a Kabul. L’occasione per raccontarsi è stata quella della presentazione al Festival fotografia etica di Lodi della del suo volume “Memories of a war reporter”, 420 sontuose pagine a colori per le edizioni Blurb, con testo in italiano e in inglese – edizione cartacea ed e-book –  nel quale Senigalliesi si è tolto – parole sue – “qualche sassolino dalle scarpe” sulle verità scomode delle guerre, spesso disinvoltamente confezionate in bufale e menzogne dai media mainstream.   E, naturalmente, un ricco apparato iconografico che illustra il percorso di un lungo viaggio che potrebbe essere riassunto come  “all’inferno e ritorno”, per citare il titolo di un capitolo del libro.   Ma cosa spinge a risalire controcorrente quel fiume di dolore che scorre nelle colonne di profughi che scappano proprio da lì, da quel cuore di tenebra, quel luogo maledetto che si deve a tutti i costi raggiungere. Magari solo per strappare una fotografia. Uno scatto può valere una vita? La propria e quella di chi accompagna il fotografo?

Portrait of a victim of mines and Khmer Rouge. ©-Simon-Guillemin_-Festival-della-Fotografia-Etica
Portrait of a victim of mines and Khmer Rouge. ©-Simon-Guillemin_-Festival-della-Fotografia-Etica

E quali possono essere le condizioni di uno sguardo etico (empatico, compassionevole) – ancorchè mediato dalla tecnologia – “Davanti al dolore degli altri”, per citare ora il titolo del libro di Susan Sontag, quando parla del mistero e dell’insostenibile indecenza dello spettacolo della sofferenza e della morte altrui.   Tutte domande che da ormai otto anni continuano a farsi, come Senigalliesi, anche gli animatori del Gruppo Fotografico Progetto Immagine, che curano un Festival che ha per sottotitolo “quando la fotografia parla alle coscienze”. E che fino al 29 ottobre dissemina la cittadina lombarda del meglio  della fotografia giornalistica mondiale.

Unite The Right Rally in Charlottesville VA ©-Mark-Peterson_-Festival-Fotografia-Etica
Unite The Right Rally in Charlottesville VA ©-Mark-Peterson_-Festival-Fotografia-Etica

Particolarmente ricca l’edizione 2017 con 34 mostre, 20 fotografi da tutto il mondo che interverranno direttamente e oltre 50 incontri col pubblico. E una qualità confermata anche dal numero delle opere concorrenti al World Report Award 2017: ben 772 le candidature arrivate quest’anno da fotografi di 51 nazionalità differenti, in rappresentanza di tutti i continenti. E sfoltendo le quali la giuria è giunta a comunicare i vincitori delle 5 categorie che compongono World Report Award: per la sezione MASTER, Daniel Berehulak con il reportage They’re Slaughtering Us Like Animals, portfolio realizzato nelle Filippine del Presidente Duterte e la sua lotta spietata contro il traffico di droga; per la sezione SPOTLIGHT,  Giorgio Bianchi e la sua Donbass Story – Spartaco and Liza, tra Italia e Ucraina; per la terza sezione SHORT, Emanuele Satolli con The Battle For Mosul; per EUROPEAN, il francese Romain Laurendeau con Derby, in Algeria dove una partita di calcio assume una dimensione esistenziale incommensurabile; infine l’ultima categoria SINGLE SHOT con i tre vincitori Alberto Campi, Peter Bauza e Alessandro Rota.

Politiken Prospekt for The Nobel Peace Center ©-Mads-Nissen_-Politiken-Prospekt-for-The-Nobel-Peace-Center_-Festival-Fotografia-Etic
Politiken Prospekt for The Nobel Peace Center ©-Mads-Nissen_-Politiken-Prospekt-for-The-Nobel-Peace-Center_-Festival-Fotografia-Etic

Una delle sezioni più frequentate è poi quella di Spazio ONG 2017, che vede organizzazioni non governative di tutto il mondo raccontare – con il mezzo della fotografia –  al pubblico del Festival le proprie esperienze sul campo. La scelta quest’anno è caduta su cinque situazioni straordinarie.

©-Oscar-Castillo_-Festival-Fotografia-Etica-
©-Oscar-Castillo_-Festival-Fotografia-Etica-

La prima è proposta da  APOPO, un’organizzazione non-profit internazionale che addestra roditori africani grandi come gatti (denominati simpaticamente HeroRATS, ratti eroi) con lo scopo di salvare vite umane. Gli effetti del water grabbing, o “accaparramento dell’acqua”, che condanna alla peggiore carestia comunità locali o intere nazioni, sono documentati da COSPE onlus in un’iniziativa di European Journalism Center, IDR Grant, CAP Holding, Fondazione LIDA con COSPE Onlus e patrocinato da WWF Italia. Con il progetto “ILT – Illumina le Tenebre”, l’associazione Amici di Dečani accende i riflettori sui serbi che, nel Kossovo, trovano riferimento nel Monastero di Visoki Dečani, patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Il Centro Studi Cetacei porta invece all’attenzione Dead Sea, una ricerca sulle cause che stanno portando all’estinzione la Caretta caretta, una specie di tartaruga marina che abita il bacino del Mediterraneo.  Quinta ed ultima ONG è infine Médecins du Monde, movimento internazionale indipendente di operatori umanitari da più di 60 anni lavora per un cambiamento sociale attraverso programmi di assistenza sanitaria che garantiscano il diritto universale alla salute delle popolazioni.

© Giorgio Bianchi_ Festival della Fotografia Etica
© Giorgio Bianchi_ Festival della Fotografia Etica

Con la sezione Uno sguardo sul mondo. A Glance On The World Area, il Festival si misura invece con alcuni scenari sociali e umanitari particolarmente sensibili, attraverso i progetti di quattro fotoreporter  più volte premiati per i loro lavori. L’italiano Fabio Bucciarelli con The Devastating Cost Of Humanitarian Crisis In South Sudan – Famine And Colera Outbreak, intenso racconto della crisi umanitaria nel Sud Sudan; il danese Mads Nissen con Over Fear – Colombia’s Struggle For Peace, il lento processo dell’accordo di pace tra il governo colombiano e il movimento di guerriglia delle FARC dopo più di 50 anni di guerra civile; il venezuelano Oscar B. Castillo, che con Eltestigo – Nuestra Guerra, Nuestro Dolor?? mostra un popolo e una nazione che stanno affrontando il dopo Chavez senza una guida, dilaniata da povertà e ingiustizia; lo statunitense Mark Peterson We The People…Divided ci porta poi ai recentissimi fatti americani legati al suprematismo, che hanno toccato il loro momento più critico poche settimane fa a Charlottesville.

A rat in deminer's arms before starting to work on minefield. ©-Simon-Guillemin_-Festival-della-Fotografia-Etica
A rat in deminer’s arms before starting to work on minefield. ©-Simon-Guillemin_-Festival-della-Fotografia-Etica

Infine l’italiano Giancarlo Ceraudo con Destino Final, racconto di un’inchiesta sugli eventi e le conseguenze della dittatura militare argentina e sui “voli della morte”, e il collettivo fotografico NOOR, che unisce un ristretto gruppo di visual storytellers, fotogiornalisti, film-makers, scrittori, e artisti che utilizzano immagini, video, parole e suoni per testimoniare quando avviene nel mondo, andranno a caratterizzare la sezione dedicata allo Spazio approfondimento.

©-Fausto-Podavini_-Festival-della-Fotografia-Etica-2017
©-Fausto-Podavini_-Festival-della-Fotografia-Etica-2017

 

Info: www.festivaldellafotografiaetica.it.

Per acquistare il libro “Memories of a war reporter” di Livio Senigalliesi: http://it.blurb.com/b/7961056-memories-of-a-war-reporter.

©-Oscar-Castillo_-Festival-Fotografia-Etica-
©-Oscar-Castillo_-Festival-Fotografia-Etica-

 

Claudio Marradi 

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