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#Poterealpopolo, ecco il programma da discutere

#Poterealpopolo, continuano le assemblee nei territori per una lista alternativa. Com’è andata a Roma. La bozza di programma

di Checchino Antonini

«Ieri sera a Roma – si legge sulla pagina di Potere al Popolo – l’assemblea per una lista popolare alle prossime elezioni. Qualcosa di incredibile. Senza pubblicità di media e tv, senza soldi, senza grandi nomi, solo lavoratori, militanti di base, studenti, comitati, cittadini attivi. Dal basso, da persone libere e degne. La maggioranza che in questi anni ha pagato la crisi, che è stata esclusa e che ora si sta ritrovando. Da oggi altre 30 assemblee in programma per l’Italia. Scriveteci per sapere se qualcosa si muove sul vostro territorio, o per organizzarla direttamente voi!».

Ecco la bozza di programma minimo proposta dall’ex Opg sulla base degli input dell’assemblea del Teatro Italia. 

L’ostracismo dei media non ferma il percorso verso una lista alternativa della sinistra antiliberista e anticapitalista, sembra che l’assemblea del Teatro Italia del 18 novembre scorso, abbia davvero individuato uno spazio politico dentro cui agire una domanda sociale largamente inevasa in questi anni: come bloccare le politiche di austerità e invertire un senso comune feroce e razzista che prova a dilagare nelle periferie. Anche l’unica eccezione “mainstream”, l’articolo del manifesto uscito 72 ore dopo quell’evento, secondo i promotori “pazzi”, persevera nella mistificazione a partire dal titolo: “A sinistra di due sinistre”. Un’altra delle domande che il quotidiano “comunista” si guarda dal porsi è quella sulla congruità che una presunta ricostruzione della sinistra radicale nasca all’ombra del Pd e sia diretta da chi ha avuto un ruolo determinante e ultra ventennale nell’imposizione dei dogmi liberisti (fiscal compact, guerra, jobs act, fornero, buona scuola, lager per migranti, privatizzazioni ecc..). Tanto più che quelle sigle hanno scelto di rappresentarsi con i simboli del Partito socialista europeo, co-autore dei famigerati trattati Ue.

Ma tutte le domande qui ri-poste sono state formulate con molta chiarezza nelle decine di interventi (soprattutto di lavoratori e lavoratrici ed esponenti di vertenze ambientali e sociali) che si sono susseguiti nell’appuntamento romano che, non a caso, s’è tenuto dentro un’occupazione a scopo abitativo. Una realtà meticcia e, proprio per questo, impossibilitata a votare. Ma il successo di questa operazione sembra risiedere non solo nella composizione della coalizione che prova a costruire, ma pure nell’attenzione e nel rispetto tra chi non aderisce al progetto dei “pazzi”, gli occupanti dell’ex Opg di Napoli, del centro sociale Je so’ pazzo.

Uno di loro è Paolo Di Vetta, storico esponente dei Blocchi precari metropolitani, suo il saluto all’assemblea romana in qualità di ospitante. Non è interessato alla lista ma «ci interessa lottare insieme» e raccomanda agli intervenuti di non essere come i cinquestelle, non diventare un contenitore che comprime le lotte. In forma più articolata, alcuni giorni dopo il Teatro Italia, un editoriale di Infoaut, spiegava così:

«L’operazione promossa da ex-Opg è chiara. Abbiamo negli anni apprezzato questa virtù, seguendo e in alcune occasioni interagendo con l’importante lavoro territoriale svolto dai compagni e dalle compagne di Napoli. La proposta non cerca scorciatoie, vive dentro un’esperienza viva: individua un obiettivo e sceglie un campo suo proprio. Senza fraintendimenti. (…) Non siamo orfani della sinistra né siamo innamorati di questo popolo per così com’è, ma sappiamo che lì stanno i nostri. Pur attraversando anche noi la sua crisi, l’essere stati come realtà antagoniste il polo estremo, opposto e destabilizzante di una storia di cogestione, sviluppo e redistribuzione capitalistica, la sinistra non ci manca. La nostra storia passa anzi non solo dalla critica alla sinistra ma dall’ipotesi della sua rottura. I tempi ci hanno superato. Quella storia è finita perché è finito il patto sociale che la giustificava storicamente. Non chiederemo agli orologi di portare indietro le lancette. La sfida di ex-Opg si inscrive ancora in quella cornice. Avanza un’ipotesi: è possibile, ancora, da sinistra rappresentare il popolo. Il nodo di essere organizzazione sociale che si fa parte contrapposta della società. È una grossa ambizione che sconta tra gli altri, per l’arretratezza di una sedimentazione dei conflitti, il limite di rappresentare una parola più che l’essere strumento per prendere parola. Dare quelle parole già note. Parlare per conto di. Davanti a questa ipotesi, ma non contro, ne abbiamo un’altra. Un lavorio più lungo. Pensiamo che quel popolo vada scomposto sui conflitti e ricomposto a partire dalla sua negazione. (…)No, compagni e compagne, non vi diremo che state tradendo, che abbandonate le lotte. Non lo crediamo. Ma oggi le nostre strade non si incrociano. Loro non ci girano intorno, noi saremo altrettanto schietti: l’obiettivo della candidatura alle prossime elezioni politiche e il collocarci nel campo storico della sinistra non possono appartenerci. La sfida è legittima ma la riteniamo sbagliata: sbagliati i presupposti, quindi sbagliati i referenti e il terreno dello scontro che sceglie».

Per tutte queste caratteristiche l’impresa proverà a essere anche la lista di chi non può votare. Che l’impresa sia difficile non se lo nasconde nessuno dei 300 partecipanti all’assemblea romana ma va vissuta «senza ansia di prestazione, per radicarci nei territori, per restituire dignità all’arma della politica», come raccomanda Luca, giovane militante dei Clash City Workers, collettivo romano che fa direttamente riferimento all’ex Opg. Sarà un «megafono alla sinistra del popolo» e il programma inizia a circolare per essere discusso in prossimi appuntamenti. Quello romano sarà il 10 o il 14, mentre la nuova assemblea nazionale si terrà il 17 dicembre all’indomani del corteo dei sans papiers. Ma già il 4 (anniversario della vittoria referendaria), il 5 (iniziativa di utenti e lavoratori Atac contro la privatizzazione) e l’8 (il tradizionale mercatino anticrisi di Sinistra Anticapitalista a San Lorenzo, dedicato proprio alla “pazza idea”), prenderà corpo in città questa coalizione ancora senza un nome ufficiale. Un percorso, che potrebbe avere un riverbero indiretto sulle regionali del Lazio, e che nelle prossime ore dovrà scegliere di quali strumenti dotarsi per sancire un programma radicale e garantire inclusività e democrazia partecipata. Resta aperto il nodo dell’allargamento con l’eventuale recupero di pezzi di SI recalcitranti all’idea di finire dalemizzati (sono piuttosto vistose le defezioni toscane e marchigiane) e l’arrivo, largamente auspicato, di settori sociali e di movimento.

Nel suo trascinante intervento, Francesca Fornario, autrice satirica, esorta tutti «ad avere compassione fra noi e per chi sta là fuori e non sa di essere sfruttato ma è convinto di essere imprenditore di sé stesso».

Ecco dove sono in programma le prossime assemblee:

 
 
 
01/12 Lecce Bene Comune incontra l’Ex OPG:  https://www.facebook.com /events/1753088951653728/
 
 
 
 

 

 

5 COMMENTS

  1. Scusa Thomas Sankara, utilizzi uno pseudomino per accusare un compagno reale, mettici la tua faccia o il tuo vero nome..

  2. Ci chiedo più concretezza siamo in un contest internazionale dove le dittature militari economiche finanziarie strettamente intrecciate con l industriastri delle armi del petrolio e dei media stanno prendendo il potere.
    Il popolo bue non fa resistenza in italia.occorre una nuova coscienza consapevolezza non solo mentale ricostruire un processo

  3. non è più tempo di divisioni ,quelle teniamole per simposi ristreetti e per ambienti chiusi.Trozkisti,stalinisti e perchè mai.Continuiamo a studiare e cerchiamo di costruire risposte per chi non ha un lavoro,per i giovani che non vedono il loro futuro,per chi a 60 anni o più è ancora sulle impalcature o nelle fonderie ,ai migranti stipati nei container in Libia e come d’incanto le nostre divisioni spariranno.POTERE AL POPOLO

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