Genova, accoltellato un militante antifascista. L’aggressione vicino a una sede di Casapound. La mobilitazione cittadina, il silenzio del sindaco Bucci
di Checchino Antonini
Assordante silenzio quello del sindaco di Genova, Bucci, dopo l’accoltellamento di un militante antifascista durante un’aggressione da parte di una trentina di squadristi di Casapound, pare tutti identificati dalla digos. Il sostituto procuratore Marco Zocco ha aperto un fascicolo, a carico di ignoti e la Digos ha depositato una prima informativa al magistrato. Nelle prossime ore si cercherà di risalire a tutte le persone coinvolte nella vicenda. I fatti nella tarda serata di venerdì scorso, 12 gennaio, quando un gruppo di antifascisti e antifasciste, intenti ad affiggere manifesti nella zona di piazza Tommaseo, è stato improvvisamente aggredito dai fascisti del III millennio usciti dalla loro sede di via Montevideo. «Brandivano bottiglie, cinghie e coltelli. Nel breve scontro che si è svolto, un compagno accorso per difendere un altro è stato circondato e colpito due volte: il coltello ha oltrepassato gli indumenti causando una ferita alla schiena. I fascisti, maestri della menzogna e vigliaccheria, stanno già producendo ricostruzioni assurde riguardo alla dinamica, parlando di “assalti” al covo di Casa Pound e a fantomatiche “violenze sulle donne”. Questi sono i fascisti del terzo millennio, cambiano nome, si spacciano da onlus e, sfruttando lo sdoganamento in atto da anni di partiti del centro sinistra e dall’appoggio delle destre, vorrebbero anche presentarsi alle prossime elezioni. Ma la verità è una. I fascisti agiscono sempre e solo in un modo: alle spalle e con le lame. Anche questa volta hanno mostrato il loro vero volto. Anche questa volta ci ritroveremo nelle strade». L’episodio si iscrive in un contesto che registra aggressioni, come quella di settembre contro una militante del Pcl, e il tentativo di penetrazione di vari gruppi della fascisteria, da Lealtà e Azione fino alle squadre della tartaruga. Mercoledì 17 gennaio, al teatro degli Zingari, si terrà un’assemblea per fare il punto della situazione anche in vista del corteo antifascista del 3 febbraio. «La Genova del 30 giugno 1960, la Genova dei giorni di lotta di luglio 2001, vuole essere percorsa ancora una volta dai chi non si arrende al fascismo dilagante, a chi non fa parte della maggioranza silenziosa, a chi vuole ancora vivere città, strade e quartieri liberi dai fascisti. Ai partigiani di ieri, ai partigiani di oggi ma soprattutto ai partigiani di domani. A tutti coloro che resistono diamo appuntamento il 3 febbraio a Genova ore 15 in piazza De Ferrari». Il 31 gennaio in piazza De Ferrari, luogo simbolo per l’antifascismo cittadino, si terrà un’assemblea pubblica. E’ la piazza del 30 giugno del ’60, quando migliaia di giovani scesero in piazza per impedire lo svolgimento del congresso nazionale del Msi nella città che s’era liberata da sola da fascisti e nazisti, senza aspettare gli alleati. A poche centinaia di metri il luogo in cui un generale nazista dovette consegnare la resa senza condizioni nelle mani di un operaio comunista, Remo Scappini, che era il capo del Cnl locale.
«In neanche 12 ore dalla pubblicazione dell’aggressione – scrive Genova Antifascista – sono arrivati moltissimi messaggi e comunicati di solidarietà non solo al compagno accoltellato dai militanti fascisti di Casa Pound ma anche alla lotta antifascista che la città di Genova insieme a moltissimi compagni e compagne, italiane e non, sta instancabilmente praticando. Non crediamo che chi ha mostrato solidarietà voglia essere ringraziato, siamo convinti che chi sta dedicando tempo ed energie a denunciare l’accaduto sarà ancora più determinato a partecipare al Corteo Antifascista del 3 Febbraio al quale, tra gli altri, aderisce il percorso di Potere al popolo. La gravità dell’accaduto di venerdì sera non è stata una sorpresa e neanche sarà un fatto isolato ma un’inevitabile conseguenza data dall’aver permesso che i fascisti aprissero sedi, organizzassero convegni e occupassero spazi pubblici – Scolopi e privati cittadini che affittano a militanti fascisti compresi. Ci ritroviamo nelle strade».
Da parte loro, la confraternita di sedicenti squadristi del III millennio rigetta «l’accusa di aver accoltellato un compagno, dichiarandosi completamente estranea a tale atto». «La notte tra il 12 e il 13 gennaio, un forte nucleo di antifascisti dopo aver provocatoriamente affisso manifesti infanganti le attività di CPI a favore degli italiani si schierava aggressivamente tra piazza Tommaseo e via Montevideo, minacciando alcune ragazze militanti e simpatizzanti di CPI davanti alla sede. I pochi militanti presenti si sono schierati a difesa, respingendo gli antagonisti che si sono dileguati».
Ma le notizie sono due: proprio domenica è diventato di pubblico dominio il transito di un esponente leghista nelle fila della formazione di estrema destra i cui esponenti sono spesso protagonisti della cronaca nera sebbene, ai piani alti del Viminale, ci siano estimatori in grado di produrre documenti sulla presunta affidabilità democratica della compagine che, esplicitamente, si richiama alle idee e alle pratiche del fascismo. Il suo nome è Fersido Censi, consigliere leghista del Municipio della Media Valbisagno: «Aderisco a CasaPound in quanto unico movimento realmente dalla parte degli italiani, fisicamente presente nei quartieri popolari in cui ho sempre svolto il mio operato politico. Riconosco in CasaPound un movimento meritocratico, dove poter esprimere davvero la volontà dei cittadini che mi hanno votato al Municipio IV». E’ solo l’ennesimo esempio di una contaminazione tra settori di Lega e ambienti del neofascismo fatta di contatti, convegni, insulti sui social. E silenzi istituzionali sulle vicende di violenza che segnano la città da tempo. Marco Bucci, imprenditore, è il primo sindaco di destra della città, a capo di una giunta con Lega, Fi e Fdi, eletto con poco più della metà del 42% dei voti dei genovesi che sono andati alle urne. Genova non è una città di destra.
La solidarietà dell’Anpi di Genova all’antifascista ferito richiama l’urgenza di un provvedimento che proibisca la piazza (e la partecipazione alle elezioni) a forze dichiaratamente fasciste: «Questo atto vigliacco accresce il livello di preoccupazione per una serie di episodi accaduti nella nostra città con protagonisti gruppi neofascisti – scrive l’Anpi Genova in una nota – e il fenomeno assume particolare gravità considerando lo sdoganamento e la conseguente legittimazione da parte di forze politiche presenti in parlamento e in maggioranze che governano città e regioni». L’Anpi esorta «le autorità competenti a vietare nelle competizioni elettorali la presentazione di liste direttamente o indirettamente legate a organizzazioni che si richiamino al fascismo o al nazismo, come previsto dai regolamenti e a proibire nei Comuni e nelle Regioni iniziative promosse da tali organismi». «Nel contempo – scrive l’Anpi – va condotta una solida battaglia culturale per una riaffermazione dei valori dell’antifascismo con particolare riferimento al valore della solidarietà e dei diritti civili». L’Anpi che ha promosso insieme ad altri soggetti l’appello ‘Mai più fascismi’, sarà in Comune a Genova martedì prossimo quando in Consiglio comunale sarà discussa la mozione del centro sinistra in cui si chiede di vietare spazi e suolo pubblici a formazioni che si richiamino al fascino o esprimano idee razziste o omofobe». Il Comune di Sestri Levante, a guida Pd, nelle settimane scorse ha deliberato in questo senso e pochi giorni dopo la sindaca Valentina Ghio ha ricevuto minacce