3 febbraio, l’antifascismo scende ancora in strada a Genova. Contro il fascismo e le politiche repressive del governo. Corteo da piazza De Ferrari
da Genova, Giampaolo Martinotti
Domani, 3 febbraio, sarà il giorno di un corteo indetto alcune settimane fa dal circuito di realtà antifasciste genovesi per contrastare l’apertura in città delle varie sedi di gruppi che si richiamano esplicitamente al fascismo (CasaPound, Lealtà e Azione, Forza Nuova); per rispondere in maniera determinata alle aggressioni avvenute nelle settimane scorse, con l’accoltellamento di un compagno; contro le politiche neoliberiste e d’austerità che in tutta Europa (in Italia con il Jobs Act, i decreti Minniti-Orlando, i campi di respingimento organizzati in Libia) costituiscono il terreno su cui si vogliono dividere i lavoratori e le lavoratrici, nativi e migranti, giovani e anziani, perché il nemico venga individuato non nel padrone ma in chi lavora al nostro fianco e ha la “colpa” di avere la pelle di un diverso colore. All’interno di queste dinamiche si diffondono, con sorprendente disinvoltura, formazioni di estrema destra, xenofobe e razziste, e che spesso arrivano addirittura a richiamarsi al fascismo e al nazismo.
«Mentre vengono chiuse le frontiere e costruiti lager in Libia, mentre lo sfruttamento diventa legge, mentre avanza la devastazione dei territori e si chiudono gli spazi di libertà per chi non acconsente, Genova scende in piazza a gran voce per dire che la città che vogliamo è antirazzista, antisessista, anticapitalista, contro l’omofobia, solidale e accogliente». Sono queste le parole d’ordine scelte per chiamare a raccolta gli antifascisti genovesi dopo la recente – ed ennesima – aggressione e l’assordante silenzio del sindaco di centrodestra Marco Bucci, inquilino di Tursi con un’esigua porzione di consensi, scelto a dirigere la città per conto di una coalizione con Lega e FdI.
La manifestazione arriva dunque in un contesto cittadino piuttosto teso, ma l’analisi al centro del comunicato redatto dall’Assemblea Permanente Antifascista va al di là dei confini della città: «Chiudiamo i covi fascisti e lottiamo contro le politiche fasciste di governo! Prendendo atto della virata a destra in cui versa l’Italia e l’Europa tutta, delle politiche del governo di devastazione sociale, fasciste, xenofobe e di stato che affamano, sfruttano, militarizzano le città, emanano decreti che limitano la libertà di tutte e tutti, aprono le strade alle merci alzando però muri agli esseri umani, costruiscono campi lager in Libia e finanziano guerre. Prendendo atto dei gruppi di neofascisti che si infiltrano nelle scuole, nei quartieri e nei luoghi di lavoro, aprendo le loro sedi nell’indifferenza dei più, alimentando l’odio razziale, l’omofobia e la guerra fra poveri, alleandosi con la malavita e affrancandosi a poteri economici imprenditoriali. Scendiamo in piazza perché essere antifascisti significa anche contrastare le politiche di governo fasciste, oltre che i neofascisti».
La preoccupante ascesa delle destre estreme infatti, a Genova come proprio nel resto del Paese e d’Europa, rappresenta il frutto più acerbo delle fallimentari politiche neoliberiste e d’austerità implementate negli ultimi decenni da centrodestra e Pd, essenzialmente responsabili del tremendo attacco allo stato sociale e ai territori. Per mezzo di imposizioni scellerate questi partiti elitari, profondamente uniti nel disprezzo per i diritti dei lavoratori e verso le classi più disagiate, hanno degradato diritti ed economia aumentando le disuguaglianze a livelli così insostenibili da permettere di rianimare i più beceri istinti e gruppi fascistoidi.
Al corteo hanno naturalmente aderito svariate organizzazioni politiche della sinistra radicale. Per Sinistra Anticapitalista Genova: «I fascisti stanno rialzando la testa anche in una città Medaglia d’oro della Resistenza come Genova. Recentemente un compagno è stato accoltellato mentre attacchinava manifesti antifascisti nei pressi del covo di CasaPound. Questo è il risultato diretto dello sdoganamento della destra fascista del quale, in particolare, sono responsabili esponenti del Pd come Marco Minniti o il “sinistro” Orlando, che hanno firmato l’infame daspo urbano, avallando in tal modo ogni tipo di politica repressiva. Aderiamo al corteo antifascista del 3 febbraio e invitiamo alla massima partecipazione».
«Per noi il corteo del 3 febbraio rappresenta un elemento di chiarezza. Perché sarà una risposta popolare al fascismo in tutte le sue forme. Siamo di fronte a un ceto politico, anche di certa sinistra, che ha giocato con un antifascismo da operetta. L’unica cosa che sono riusciti a fare, dopo l’accoltellamento di un compagno è partorire una mozione in cui si condannano violenze ed estremismi votandolo con la Lega di Salvini. Uno dei problemi di questa città è che l’antifascismo, per Pd e amichetti, è diventato un rituale da sventolare solo sotto elezioni per nascondere i loro fallimenti, le loro politiche di impoverimento sociale. Il fatto che nella piattaforma politica dell’assemblea antifascista questo venga scritto chiaramente è un fatto positivo. E fa si che la lotta contro il fascismo ridiventi una lotta degli oppressi contro tutti gli oppressori», fa sapere il collettivo comunista Genova City Strike che, come Sinistra Anticapitalista, Rifondazione ed Eurostop, sta dando vita all’esperienza di Potere al popolo.
Il concentramento degli antifascisti genovesi è previsto per le ore 15 in piazza De Ferrari, dalla quale si snoderà un corteo autorizzato che si snoderà lungo via Roma – piazza Corvetto – via Serra – Brignole – via T. Invrea – piazza Alimonda – piazza Tommaseo – corso Buenos Aires – via XX Settembre, per concludersi in piazza De Ferrari. La città sta vivendo un momento difficile, contro fascismo, xenofobia, razzismo e repressione – fattori vitali per il sistema capitalista – non c’è altra via d’uscita che la mobilitazione.
Sarà un grande corteo: è di nuovo arrivato il momento di scendere tutti uniti e compatti in strada per ricordare a tutti i fascisti, fuori o all’interno delle istituzioni, che questa città resterà sempre antifascista.