11.6 C
Rome
mercoledì, Dicembre 18, 2024
11.6 C
Rome
mercoledì, Dicembre 18, 2024
HomemondiAfrin sotto assedio: non restiamo in silenzio

Afrin sotto assedio: non restiamo in silenzio

Afrin, situazione drammatica: esercito turco e bande jihadiste sono alle porte della città. Tev Dem chiama alla mobilitazione delle piazze nel mondo

Dal 20 gennaio scorso Afrin è sotto l’attacco dell’esercito turco e delle bande jihadiste.

L’esercito turco ha iniziato l’assedio del centro urbano di Afrin, l’enclave curda nel nord-ovest della Siria contro cui conduce un’offensiva militare dallo scorso 20 gennaio. Lo riferiscono le forze armate di Ankara, sostenendo di aver preso il controllo di alcune «aree critiche» della città. Nella giornata di ieri, diverse fonti avevano confermato l’arrivo dei militari turchi e delle milizie arabo-siriane loro alleate alle porte della città, a poco più di 1 km dall’ingresso sudorientale di Afrin. Secondo il governo di Ankara, inoltre, più di metà dell’intera enclave curda sarebbe già finita sotto il controllo degli assedianti. Migliaia di civili risultano da ore in fuga verso zone in mano ai governativi nella provincia di Aleppo e le altre aree controllate dai curdi del Pyd nel nord-est della Siria. Le fonti di agenzia precisano che l’avanzata turca procede da sud-est e da nord-ovest e che le due direttrici si sono incontrate a sud-est diAfrin, dove rimane aperto un corridoio per l’evacuazione dei civili verso i distretti di Aleppo in mano alle forze governative siriane e alle milizie locali filo-iraniane. 

il sit in di ieri, 12 marzo a Roma. altre mobilitazioni sono in programma ovunque sia presente la comunità curda #defendafrin

Così comunica l’Uiki: Proprio adesso centinaia di migliaia di civili ad Afrin si trovano sotto i pesanti bombardamenti dei jet turchi. La Turchia continua il massacro di Afrin ignorando la risoluzione ONU per il cessate-il-fuoco.
Fermiamo il genocidio e la pulizia etnica dell’esercito turco ad Afrin

Il popolo curdo ad Afrin è oggetto di genocidio e pulizia etnica da parte dell’esercito turco, con il supporto di gruppi jihadisti come al-Qaeda, al-Nusra e ciò che resta dell’ISIS.

Questa invasione e questo attacco genocida sono stati portati avanti di fronte agli occhi dell’umanità. Una città ora è sul punto di essere distrutta dal secondo esercito più grande della NATO che è dotato delle armi più sofisticate prodotte da diversi paesi. Questo attacco viene legittimato diffondendo un discorso propagandistico come se eserciti di due grandi Stati stessero combattendo l’uno contro l’altro. Quelle potenze, tra cui i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che forniscono armi alla Turchia sono complici di questo crimine.

Ad Afrin comincia l’iniziativa degli scudi umani

La popolazione della città di Afrin si rifiuta di abbandonare le proprie case e giura di resistere all’invasione. Nel momento in cui l’esercito turco insieme con le sue bande si è avvicinato nel raggio di 1 km al centro della città, i civili si sono mobilitati contro gli invasori. Diversi convogli di veicoli sono stati organizzati dagli abitanti e gli attivisti hanno fatto il giro della città per esortare tutti a unirsi allo di scudo umano. Durante i 52 giorni degli attacchi, l’esercito invasore ha ucciso più di 290 civili.

Chiediamo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di intervenire per fermare l’invasione turca di Afrin.

E inoltre:
•Facciamo appello al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché si batta in difesa della Risoluzione 2401, per non lasciare che il regime turco venga meno alle responsabilità per le proprie azioni nella regione di Afrin, Siria.
•Esortiamo la comunità internazionale a mettere in atto il cessate-il-fuoco del Consiglio di Sicurezza ONU e a garantire la consegna di aiuti umanitari e sanitari per coloro che ne hanno disperato bisogno, ad Afrin e Ghouta.
•Sottolineiamo il bisogno urgente dell’implementazione di una zona di non sorvolo sulla regione di Afrin per preservare vite e abitazioni civili, infrastrutture civili, monumenti significativi e siti di rilevanza culturale. Invitiamo la comunità internazionale ad aiutare la messa in atto della no-fly zone con truppe di pace e delegazioni di osservatori.

Scrive un redattore di InfoAut, Jacopo, che si trova nel cantone di Afrin dall’inizio dell’aggressione turco-jihadista:

Nelle ultime ore la situazione ad Afrin si è fatta più critica: l’esercito turco invasore e le bande jihadiste sue alleate si sono avvicinate alla città da diversi lati, in particolare dalla direzione di Shera. Sono a 2,5 km di distanza e minacciano direttamente la città. La situazione dentro Afrin è quella che c’era già in questi giorni, quindi alta densità di popolazione, tanti rifugiati dai villaggi che qui hanno trovato rifugio dalla guerra e dai bombardamenti, mancanza di acqua perché quando i jihadisti e l’esercito turco hanno preso la diga di Meidanki hanno tagliato la fornitura e bombardato le stazioni di pompaggio in altri villaggi.

Mancano anche alcuni generi di prima necessità. Adesso il rischio concreto è che nelle prossime ore ci sia una situazione sempre più critica e che attacchino la città; già in questo momento ci sono bombardamenti di artiglieria e di aerei nelle zone periferiche della città.

Il Tev Dem ha chiamato a una mobilitazione generale, a una sollevazione in tutti i posti e le piazze del mondo per difendere Afrin, per fermare il progetto di pulizia etnica che Erdogan e i jihadisti vogliono attuare sulla popolazione di Afrin, per chiedere una no fly zone che fermi i bombardamenti aerei, che sono anche quelli che causano un numero elevatissimo di vittime civili e che se in questa città dovessero aumentare ancora e arrivare fino in centro produrrebbero sicuramente un massacro. Queste azioni sono già in essere in molte città europee, anche in Bashur.

Adesso quello che bisogna fare è rompere il silenzio della comunità internazionale che di fatto è complice con questo piano; questo è quello che a tutti i popoli del mondo viene chiesto di fare per sostenere Afrin e la sua popolazione, per supportare la rivoluzione della Siria del nord e quindi la speranza e l’esempio della rivoluzione del nostro secolo per una società libera e democratica in cui tanti popoli diversi possono vivere assieme e che sia anche una proposta di pace per la Siria. Una sollevazione per difendere Afrin ma anche per difendere una speranza per tutta l’umanità.

Anche Uiki, l’ufficio informazioni del Kurdistan in Italia chiede che riparta la mobilitazione internazionale:

Dal 20 gennaio 2018, l’esercito di occupazione turco continua il suo incessante bombardamento di civili ad Afrin. Il popolo curdo ad Afrin è fatto oggetto di genocidio e pulizia etnica da parte dell’esercito turco, con il supporto di gruppi jihadisti come al-Qaeda, al-Nusra e ciò che resta dell’ISIS.

La comunità internazionale rimane ancora in silenzio e chiude un occhio su questi massacri di civili

Nonostante l’adozione di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, su un cessate-il-fuoco in tutta la Siria, gli attacchi delle forze armate turche si sono intensificati. Il cessate-il-fuoco è solo sulla carta e non ci sono forze che controllano il rispetto della risoluzione ONU. La risoluzione ha offerto un barlume di speranza nell’impedire ulteriori massacri di civili. I governi occidentali, però, rimangono in silenzio. Questo rende l’Unione Europea, gli Stati Uniti, la Russia e le Nazioni Unite complici di un genocidio contro i bambini di Afrin. Dall’adozione della risoluzione, 50 civili sono stati uccisi, tra cui molte donne e bambini. Dall’inizio dell’aggressione, più di 280 civili sono stati uccisi e altri 747 sono rimasti feriti.

Armi chimiche e proibite contro i civili di Afrin

La Turchia usa armi chimiche contro i civili. Ha attaccato diversi villaggi con armi proibite. Migliaia di civili sono stati costretti a lasciare i propri villaggi e cercare rifugio nel centro città di Afrin a causa degli attacchi aerei e dei bombardamenti in corso.

Forniture di acqua ed elettricità completamente interrotte ad Afrin

Adesso che è iniziato l’assedio del centro delle città di Afrin, l’esercito turco sta prendendo di mira in particolare le infrastrutture per costringere all’evacuazione i residenti del posto. Anche gli acquedotti, i panifici, le linee elettriche e telefoniche vengono colpiti dagli attacchi turchi. Dall’assedio dell’impianto della diga di Meydankê, ad Afrin non c’è più alcuna fornitura di acqua ed energia elettrica.

I curdi ad Afrin fronteggiano adesso la prospettiva di divenire vittime di una campagna di pulizia etnica sotto la quale saranno spazzati via da Afrin completamente. Nei fatti questa enclave è storicamente una delle più importanti aree a maggioranza curda ma, il giorno dopo l’invasione, Erdogan ha affermato che l’intenzione della Turchia era quella di “riconsegnare Afrin ai suoi legittimi proprietari”! È chiaro che il presidente turco Erdogan ha avviato una campagna contro tutti i curdi.

La Turchia continua i suoi attacchi nonostante la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che sollecita un cessate-il-fuoco di 30 giorni in tutta la Siria. L’ONU e le potenze internazionali rimangono però in silenzio e inattive nonostante quell’impegno.

I risultati sono evidenti:

  • La Turchia uccide i curdi, mentre l’ONU rimane in silenzio
  • Ieri era l’ISIS a Kobane, oggi è lo stato turco ad Afrin
  • Mentre la Turchia uccide, l’Europa, la NATO, la Russia e l’ONU restano semplicemente a guardare

La campagna turca implica il genocidio e la pulizia etnica ad Afrin!

NON RIMANETE IN SILENZIO!

#DefendAfrin

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ultimi articoli

Ponte Morandi, l’elaborazione del lutto è un monologo

La traiettoria calante di Pietro Giannini arriva sul palcoscenico della Sala Mercato, come nuova produzione del Teatro Nazionale di Genova

Ddl Lavoro, più semplice licenziare

"Semplificazione e regolazione": per i padroni sarà più semplice liberarsi dei lavoratori tutelati 

Omicidio Thompson: risposta criminale a una situazione criminale

Chi è Luigi Mangione, l'omicidio del Ceo di UnitedHealthcare. I misfatti delle assicurazioni sanitarie negli Usa 

Argentina: perché Javier Milei resta in piedi

A un anno dall'insediamento, lo scenario di un rapido impeachment si è allontanato. Tra le cause: la frammentazione dell'opposizione e l'inflazione bassa [Ludovic Lamant]

Macron riesce a dividere la sinistra

Gli abboccamenti dell'Eliseo galvanizzano il PS, in rottura strategica con Mélenchon. Zig-zag degli ecologisti e PCF in crisi con Roussel [Mathieu Dejean e Pauline Graulle]