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Manga: il folle mondo di Alita, l’angelo della battaglia

Alita, mezza umana e mezza cyborg. La saga manga di Yukito Kishiro dal 1991: ogni albo è pieno di storie che raccontano altre storie

Il mondo dei manga giapponesi è pieno di spazzatura a basso costo per adolescenti tristi, con storie banali e disegnate male da fumettisti-schiavi che producono come alla catena di montaggio.

Poi ci sono le perle, e allora non ce n’è per nessuno. Alita è tra queste; un vero capolavoro.

Alita è una bambina mezza umana e mezza cyborg, la protagonista di quella che è ormai diventata una saga del fumetto giapponese.

Il suo inventore Yukito Kishiro ha dato vita, nel 1991 con Alita Battle Angel a un mondo folle, fantasioso e violento, nel quale Alita si muove apprendendo poco a poco a diventare padrona del suo destino, in lotta continua tra la sua anima di orfanella ferita continuamente alla ricerca di amore e il suo istinto di implacabile killer, maestra dell’arte del Panzer Kunst, micidiale arte marziale sviluppatasi su Marte.

L’universo di Alita è quello di una umanità devastata dalla violenza e l’immaginario creato da Kishiro mischia elementi steampunk a altri tratti dalle filosofie orientali e dalle arti marziali, aggiungendovi una grande ironia in un pastiche tenuto insieme dalla sua debordante fantasia e dalla sua abilità di narratore.

Ma, sopra tutto, c’è l’arte di Yukito Kishiro: i suoi disegni (e quelli dei suoi collaboratori, ovviamente) sono quanto di meglio il fumetto giapponese ha proposto negli ultimi 20 anni. Le illustrazioni sono curate, precise e nello stesso tempo piene di energia esplosiva, le sue tavole sono bellissime, complesse e piene di riferimenti artistici e culturali. C’è tanto di Moebius e dell’Incal nelle sue tavole…

E poi c’è — appunto — Alita, una ragazzina dalla boccuccia a cuoricino e dagli occhioni grandi grandi, improbabile protagonista di una ribellione planetaria, che impara a conoscere sé stessa e — insieme — ad uccidere i nemici con sempre maggiore sapienza, ricordando a poco a poco un’arte marziale seppellita da qualche parte nella sua memoria proveniente da una vita precedente.

Il suo acerrimo nemico è lo scienziato pazzo Desty Nova, il cui dolce preferito è il budino…

Tavola tratta da Alita Last order n.1

Furiosi e spettacolari, folli (l’ho già detto…) e divertenti i combattimenti che costellano gli albi di Alita, pieni di sorprese, di armi e tecniche nuove e sempre più assurde, in un crescendo pieno di ironia sfacciata, a volte quasi demenziale.

Kishiro, poi, è il re della divagazione: ogni albo è pieno di storie che raccontano altre storie; ogni numero introduce nuovi personaggi e ogni volta ti chiedi fino a dove ti porterà il suo caos ordinato. Quello che spunta dalla sua penna è un universo complesso, segnato da scontri di potere che si intersecano con la vita di Alita ma che hanno una dimensione interplanetaria e che Kishiro descrive con intelligenza, mostrando un grande interesse per la politica e riuscendo nel difficile compito di costruire un mondo distopico assolutamente fuori dagli schemi della fantascienza moderna che però — come solo la migliore fantascienza sa fare — ci parla dell’oggi.

Alita è, al di là delle apparenze, un manga politico.

La prima serie, Alita, l’angelo della battaglia, composta da 18 albi, è stata pubblicata in Italia tra il 1997 e il 1998 da Planet Manga e racconta della conquista di Salem, la città volante dei ricchi, da parte di Alita e dei suoi amici.

La seconda si intitola Alita Last Order, è stata pubblicata sempre da Planet Manga a partire dal 2003 e conta ben 38 albi. E’ il seguito della prima ma la storia non riprende precisamente da dove la precedente si era interrotta; riparte invece dal penultimo gruppo di capitoli, cancellando il finale di L’angelo della battaglia. Segno, ancora una volta, della grande libertà narrativa dell’autore.

Ora la saga di Alita si è arricchita di un nuovo capitolo: si chiama Alita Mars Chronicle e la pubblicazione in Italia è cominciata nell’agosto 2017, siamo ora arrivati al quarto volume. Anche in questa nuova serie Kishiro si dimostra per il grande narratore che è, portandoci nel 2326 d.C. su Marte per farci scoprire Alita bambina, in un prequel molto teutonico che ci descrive una società violenta e aristocratica. E che parla… tedesco.

Nel corso del suo sviluppo la storia di Alita ha già incrociato il cinema, con un Anime dedicato alla prima serie del manga, intitolato Alita Battle Angel del 1993.

Ma le avventure cinematografiche dell’angelo della battaglia non sono finite: per il dicembre 2018 è prevista l’uscita nelle sale di Alita: Battle Angel, diretto da Robert Rodriguez, amico e pupillo cinematografico di Quentin Tarantino.

Come sempre quando Hollywood si appropria di una storia sfaccettata e affascinante come quella di Alita il timore è che tutta la sua complessità Aelitaenga appiattita in una banale storia di “super eroina che viene dal basso e si è fatta da sola”.

Ma l’approdo al cinema non è che un ritorno: Alita avrebbe – secondo le parole del suo stesso creatore – nobili origini nel cinema sovietico. Yakov Protazanov nel 1924 diresse il primo film di fantascienza sovietico, intitolato Aelita, regina di Marte, tratto dal racconto omonimo di Aleksej Nikolaevič Tolstoj. A quanto pare il nome della Alita di Kishiro deriverebbe proprio da quello della regina del pianeta rosso.

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