Jean-Luc Mélenchon rifiuta di firmare un appello per l’accoglienza dei migranti. A sinistra lo rimproverano per il suo atteggiamento ambiguo
“Jean-Luc Mélenchon, l’uomo che ha detto no”, attacca il quotidiano francese Liberation in un pezzo intitolato “Immigrazione, frattura a sinistra”. Alcuni mesi prima delle elezioni europee, il leader di La France Insoumise si rifiuta di porre l’immigrazione al centro del dibattito. Un “tranello”, a suo dire, escogitato da Emmanuel Macron e Marine Le Pen, una strategia messa in atto per replicare il secondo turno delle elezioni presidenziali. Fuori questione per il “tribuno”, come viene chiamato. “Cerca di mettere altri temi in prima linea. Cerca di scappare. Tranne che la domanda occupa (anche) gli spiriti a sinistra. L’immigrazione ritorna sul palco come un boomerang”, si legge nell’articolo di Rachid Laïreche.
Ultimo episodio: un manifesto scritto dalle redazioni di Mediapart, Politis e Regards, “Per l’accoglienza dei migranti”. Più di 150 personaggi (artisti, attivisti, politici …) hanno firmato. Non Jean-Luc Mélenchon e i suoi. Col gesto della mano ha rifiutato la proposta. Domenica scorsa, su France 3, il leader di LFI ha ritenuto che ci fosse nell’appello un “non so che di mondano”, che si trattasse di un “drappo rosso che eccita l’estrema destra”. Un firmatario: “Le sue parole sono tristi. È assurdo che non firmi questa chiamata, è controproducente per lui e per la sinistra. Ha un’ambiguità quando dovrebbe essere uno dei portabandiera».
Tra i firmatari figurano Olivier Besancenot (NPA), Yannick Jadot (EE-LV), Ian Brossat (PCF), Christiane Taubira e Benoît Hamon. Il rapporto tra Jean-Luc Mélenchon e il fondatore del movimento Génération.s,Hamon, varia a seconda delle stagioni. Negli ultimi tempi, è ghiacciato. Contattato da Libé, Benoît Hamon risponde: «Jean-Luc vede nell’iniziativa qualcosa contro di lui, mentre è un grido collettivo contro il razzismo, la xenofobia. Invece di fare blocco con noi per costruire un baluardo, perché questo argomento ci deve trovare d’accordo, diventa un ostacolo all’unità. L’ex socialista guarda più lontano. «Oggi è la caccia ai migranti, dopo saranno gli stranieri [già insediati regolarmente in Francia, ndr] e non sappiamo quanto lontano si possa andare», aggiunge.
La France Insoumise è irritata. Le teste pensanti del movimento non sopportano le critiche. Le vedono come un piano per indebolirli. Manuel Bompard, futuro testa di lista alle europee, ha scritto sul suo blog per giustificare la sua scelta di non firmare il manifesto. Si rifiuta di «considerare che l’aumento delle migrazioni, nonostante i vincoli, sia inevitabile». Manuel Bompard è sorpreso nel vedere “certi” politici dare “brevetti di sinistra” e di “attitudine rivoluzionaria”. A microfoni spenti, un deputato Lfi è preoccupato per l’escalation polemica. Secondo lui, “rischiano” di “prendere in ostaggio” gli elettori “del nostro spazio politico”. “Di chi è la colpa? – si chiede l’articolista – tutti spediscono la palla fuori dal campo”.
Questa non è la prima volta che LFI e il resto della sinistra rompono proprio sull’immigrazione. A luglio 2016, già, grande clamore, quando Jean-Luc Mélenchon parlò del lavoratore straniero che “ruba il pane” ai lavoratori “residenti”. Qualche settimana fa a Marsiglia, il tribuno si è ritrovato al centro delle discussioni dopo aver detto: «Sì, ci sono ondate migratorie, sì, possono porre molti problemi alle società ospitanti quando alcuni colgono l’occasione per abbassare i salari in Germania. Diciamo vergogna a coloro che organizzano l’immigrazione attraverso accordi di libero scambio e poi la usano per fare pressioni sui salariati».
Il leader di Lfi, che è sempre stato contrario alla “libertà di installazione”, ascolta i critici, osserva le polemiche e ripete a chiunque voglia sentire che “la gente non parte per piacere”, che “l’esilio è sofferenza” e le “cause dell’immigrazione “devono essere affrontate senza trascurare il dovere indispensabile dell’umanità”. Recentemente, ha fatto una campagna per il governo francese per aprire le sue porte all’Aquarius. Ricorda che i deputati di France insoumise hanno combattuto con “forza” la legge su immigrazione e asilo di Gérard Collomb. E sostiene la regolarizzazione degli operai senza documenti. Non abbastanza per i politici che hanno firmato il manifesto per l’accoglienza dei migranti. Credono che Mélenchon resti troppo “in disparte”, che “eviti la battaglia”, “minimizzi l’argomento per non perdere le classi popolari che si oppongono all’arrivo dei migranti”. Una strategia politica per ampliare la propria base, insomma. Il parlamentare LFI nega che ci sia un “problema” a sinistra e rimane sulla sua linea: non rendere l’immigrazione un soggetto “centrale” imposto da Macron e Le Pen.