Congresso Cgil, ancora aperta la gara per il posto di segretario generale. Nella sinistra sindacale c’è chi sta con Landini, chi sceglie Colla e chi resta alternativo
Congresso Cgil, a poco più di due settimane dalla diciottesima assise nazionale del più grande sindacato italiano (Bari 22-25 gennaio) restano due le candidature, all’interno della stessa maggioranza (98% dei voti congressuali) per la corsa al posto di segretario generale: Landini e Colla. Landini, a lungo leader della Fiom, è stato proposto da Susanna Camusso, segretaria generale uscente, e dalla maggioranza della segreteria nazionale. Vincenzo Colla, ha esplicitato la sua solo nel corso dell’ultimo direttivo nazionale denunciando l’irritualità della mossa di Camusso a favore di Landini. Una rottura drammatica della maggioranza che si spaccò su un ordine del giorno al punto da sospendere la riunione del direttivo per 15 giorni. Era il mese di ottobre, in un autunno drammatico per le mosse del governo grilloleghista che di caldo ha avuto solo il confronto nelle stanze della Cgil, grande assente nelle piazze se non per la buona volontà dei militanti di base e dell’opposizione interna. I bene informati danno a Landini l’appoggio di 7 categorie attive – le più grandi in termini di iscritti – su 11 (Filcams, Fiom, Funzione Pubblica, Fisac, Flc, Flai, Nidil). Con Landini anche 17 regioni su venti, quasi tutte le camere del lavoro. Ma Colla, che ha ricordato le sue ragioni in una conferenza stampa prima di natale, ha dalla sua Fillea, Slc, Filt, Filctem, tre regioni e, soprattutto, lo Spi, il potente sindacato pensionati, più o meno la metà degli iscritti Cgil, che andrà al suo congresso nazionale (1200 tra delegati e invitati compresi tutti i volti più noti di Corso Italia), a Torino dal 9 all’11 gennaio.
L’incognita del congresso Spi
Sarà sotto la Mole, al Lingotto, il vero precongresso della confederazione perché è consuetudine, in Cgil, che lo Spi – ago della bilancia tra Landini e Colla – ceda metà dei suoi delegati alle categorie produttive. Infatti, gli 866 delegati al congresso Cgil sono eletti per il 50% dai territori (Regioni e province autonome) e per il 50% dalle categorie (in ordine di grandezza: Spi, Filcams, Fp, Fiom, Fillea, Flai, Flc, Filctem, Filt, Slc, Fisac e Nidil), sulla base di un identico rapporto (1 ogni 12mila iscritti). Sono stati quindi già eletti circa 650 delegati, il 75% di quelli che saranno a Bari mentre a Torino verranno eletti i restanti 220 circa. Secondo Fortebraccio, un blog molto informato su quanto accade a Corso Italia, il 75% dei delegati mentre i restanti starebbe con Landini, ma lo Spi deve ancora pronunciarsi e il nervosismo è palpabile se molti, ad esempio Andrea Ranieri sul manifesto del 4 gennaio, temono che possa realizzarsi un ribaltone a favore di Colla. Se fosse vera quella stima sul blog Landini avrebbe già così 475 delegati dalla sua, ben più dei 434 che costituirebbero il 50% +1. L’aria tra i pensionati, infatti, sarebbe incandescente e c’è chi pensa possa essere presentata una una lista alternativa a quella del segretario Ivan Pedretti nel cui entourage circolerebbe l’idea di azzerare il peso della “quota di solidarietà alle categorie” dividendo equamente quei delegati tra Colla e Landini. Ma l’altro 12,5% andrebbe in dote a Colla, incoronandolo. Sottraendo al conto i 18 delegati aderenti al secondo documento (2,1% che non voteranno né per l’uno né per l’altro), Colla si attesterebbe solo al 40% e non si comprende la ragione di tanto nervosismo.
Le differenze tra Colla e Landini
Le differenze fra i due consisterebbero nelle “declinazioni” e nelle “priorità” con cui ciascuno dei candidati interpreterebbe il documento congressuale che hanno contribuito a scrivere e che hanno condiviso. Declinazioni e priorità che sarebbero anche frutto di una diversa concezione del ruolo della Cgil in questa fase: più classicamente legato al Pd e Mdp nel caso di Colla, più aperto al dialogo con M5s da parte di Landini che non ha nascosto la prospettiva di costruire il “sindacato unico”. E se Landini ha messo fine da tempo all'”anomalia Fiom” firmando di tutto compreso il peggior Ccnl metalmeccanico della storia, Colla, da parte sua, non ha mai nascosto il proprio orientamento favorevole per le grandi opere come Tap e Tav anche se non risultano particolari evidenze no tav da parte dei suoi antagonisti. In piazza, l’8 dicembre a Torino, c’erano solo la Fiom e “Il sindacato è un’altra cosa”, l’area di opposione in Cgil che a questo congresso è riuscita a conquistare il 2,1% dei voti congressuali (pari a 18 delegati) in una battaglia giocata dalla maggioranza con ogni mezzo a disposizione proprio in vista del duello finale che si sta tentando di disinnescare in queste ore prima della kermesse dei viSpi pensionati.
Alternativi, con Landini o con Colla. Le tre posizioni delle sinistre sindacali
E la sinistra sindacale che, invece, s’è posizionata con la maggioranza? Nei prossimi giorni sono in programma due assemblee nazionali delle altre aree della sinistra Cgil: Democrazia e Lavoro a Milano ha invitato Colla per il 14 gennaio (Nicolosi si sarebbe schierato con Colla soprattutto per la scarsa propensione di Landini a riconoscere il pluralismo) mentre Lavoro e Società ha chiamato Landini e Camusso, per l’8 gennaio a Roma, a discutere con Giacinto Botti e Maurizio Brotini. «La nostra assemblea la faremo dopo il congresso, però, per rilanciare la nostra iniziativa, a prescindere da chi sarà il segretario», ribadisce Eliana Como, portavoce dell’area Il sindacato è un’altra cosa e prima firmataria del documento alternativo. Loro però si asterranno comunque e sono gli unici ad annunciarlo prima del congresso. Resta il fatto che il prossimo segretario generale della Cgil possa spuntarla con il 51%. Ma si può fare il leader di un sindacato così grande (e così in crisi) spuntandola per una manciata di delegati?