50 produttori da tutta Italia per raccontare ciò che che si beve oggi in Liguria secondo Papille Clandestine e Intravino.
Da Genova. “Siamo piccoli artigiani del Vino e della Terra. Scusate, ma non seguiamo il mercato, produciamo vini che piacciono a noi, vini della nostra cultura. Sono ciò che sono e non ciò che vuoi che siano”. La frase che compare sulle etichette dei vini di Dettori, produttore in quel di Sardegna, sintetizza lo spirito della prima edizione di Genova Wine Festival, che si terrà nel salone del maggior Consiglio di Palazzo Ducale il 2 e il 3 marzo dalle 11 alle 20.
Protagonista è il “vino dei genovesi” ma non solo, visto che sono 50 le cantine che faranno assaggiare i loro vini, i più numerosi sono quelli liguri e piemontesi ma non mancano rappresentanze dal resto d’Italia.
L’attenzione è puntata su “ciò che che si beve oggi e ciò che si è sempre bevuto in questo territorio, storicamente legato alle rotte commerciali e alle culture che si sono incrociate sotto la Lanterna”, scrivono gli organizzatori della prima edizione dell’evento, l’Associazione Papille Clandestine e il web magazine Intravino, due realtà che da anni informano e “formano” appassionati di enogastronomia liguri.
Senza voler fare torto a nessuno i tre nomi che da soli valgono la visita sono Gravner, Fenocchio e Dettori, che bene rappresentano il filo rosso che sembra avere guidato gli organizzatori nella scelta del produttori ospiti ossia: dimensione artigianale e famigliare, estrema cura della vigna e dell’espressività del vitigno, rispetto dell’ambiente, molti sono in regime biologico.
La Liguria è la regione più rappresentata con tutte le sue doc da ponente a levante Genova compresa, dove in Val Polcevera si coltiva un ottimo vino bianco. Due i produttori che con fatica coraggio e sempre più difficoltà, portano avanti la Doc Coronata: Andrea Bruzzone e Gionata Cognata. E’ proprio di qualche giorno fa la notizia riportata da Intravino che la piccola azienda di Cognata rischia la chiusura a causa dell’esproprio del suo vigneto per fare posto a una strada che dovrebbe servire il cantiere della cosiddetta Gronda di Ponente, il raddoppio dell’all’autostrada A10 da anni al centro di una complessa vicenda che vede da una parte chi ritiene l’opera inutile e pericolosa e dall’altra chi ritiene l’opera indispensabile per togliere traffico dalla città.
Ritornando in riviera per il ponente sono presenti tra le altre, l’Azienda Bruna attiva dal 1970, punto di riferimento per il Pigato, Cascina Praié con la sua lumassina frizzante ottenuta tramite rifermentazione naturale. E poi Durin, conosciuto per i suoi vini a bacca bianchi, ancora Vermentino e Pigato ma di cui gli organizzatori segnalano anche un metodo classico affinato nelle Grotte di Toirano. Sempre a ponente non poteva mancare Maccario Dringenberg con il suo magnifico Rossese di Dolceacqua classico. E poi ancora Terre Bianche, anche qui un grande Rossese ma anche ottimi bianchi.
Per la riviera di levante vale la pensa soffermarsi da Possa per conoscere il vino delle Cinque terre, per poi passare alla Felce per degustare e confrontare il Vermentino di levante (siamo quasi in Toscana) con quello dell’altra riviera.
Passando al Piemonte, spiccano le aziende dell’ovadese, di cui gli organizzatori ammettono avere una certa inclinazione, d’altronde la vicinanze facilita l’assaggio e la diffusione. Spesso in certe trattorie si trova più facilmente un rosso dell’ovadese che un ligure. Sempre Dolcetto ma questa volta siamo a Dogliani (dallo scorso anno solo Dogliani) con l’azienda Eraldo Revelli, tre tipi di Dogliani uno meglio dell’altro. E poi ci trasferiamo in Langa con il nebbiolo e il Barbaresco di Adriano Marco e Vittorio e della cantina sociale Produttori di Barbaresco per poi arrivare all’azienda Giacomo Fenocchio, molto conosciuta tra gli appassionati, che si contendono le loro cru (Bussia e Cannubi) di Barolo. Non si può lasciare il Piemonte senza assaggiare uno dei bianchi più espressivi e che meglio interpretano il territorio: il Timorasso un grande vino bianco che ha avuto la sfortuna di crescere in una regione dove i rossi sono magnifici… quindi è consigliato visitare Daglio, che produce un ottimo Timorasso, e ha sempre in degustazione (e in vendita) anche qualche annata passata.
La Lombardia è rappresentata da quattro produttori dell’Oltre Pò Pavese: Brandolini, Tenuta Belvedere, Torre degli Angeli e Scuro Passo. Quindi un po’ di bollicine e qualche rosso fragrante. Dal Veneto tre aziende che esprimo molto bene alcuni dei vini della regione: il Valpolicella, La Dama e il Prosecco, Bene Casel “ColFOndo” e Miotto che presentano in assaggio delle bollicine con “il fondo”. Kobler e Thurnhof vengono invece dall’Alto Adige, entrambi producono vini eleganti di grandi profumi e aromaticità.
E poi c’è Gravner, produttore friulano famoso per l’utilizzo nella sua cantina di anfore provenienti dalla Georgia e per le lunghe macerazioni sulle bucce a cui sottopone i suoi vini. Non è facile incontrarlo alle fiere, quindi il consiglio è non perdere l’occasione. Passando alla Toscana incontriamo subito Terenzuola, in zona di confine, interessante il suo Vermentino nero, vitigno molto raro che si coltiva solo nella zona della Lunigiana. Si beve Sangiovese dalla Tenuta di Corleone per poi passare al nobile Brunello della Fattoria dei Barbi, che producono vino dal 1790! Si chiude con un vitigno internazionale che in Toscana si esprime molto bene, il Syrah. Amerighi, che lo produce, trova abbia “un’inclinazione femminile”. La cosa incuriosisce.
Scendiamo verso le Marche e ci accoglie Aurora che produce diverse tipologie di vini naturali da vitigni quali Pecorino, Sangiovese, Montepulciano. Dalla Puglia la Cantina Podere 29, di cui gli organizzatori raccontano di essere stati colpiti dal loro Nero di Troia. E poi si chiude in bellezza con i profumi netti e decisi della Sardegna. Siamo nel sassarese dove l’azienda Dettori con i loro vini hanno saputo ritagliarsi uno spazio significativo tra gli appassionati di vini non omologati. Segnaliamo Dettori Bianco dalla vigna di Vermentino e per il Cannonau le cru Tuderi, Tenores. Non stupisce che l’aziende rifiuti di presentarsi sotto la Doc ritenuta troppo “generalista” e poco rappresentativa. Anche se in Sardegna siamo arrivati alla fine del viaggio, il consiglio è di arrivarci prima, a chi scrive è capitato più volte di arrivare tardi e non potere togliersi tutte le curiosità.
Per l’area food sono presenti otto produttori che vanno dal classico pesto, ai gusti dell’entroterra con la patata quarantina, formaggi, salumi, pasta tipica e torte salate e poi per chiudere i dolci di Viganotti.
Per chi volesse approfondire ci sono 10 laboratori gratuiti (da prenotare) che viaggiano in parallelo con i produttori e i vini presentati: sul Dolcetto di Dogliani e Ovada, per conoscere Il Coronata, il Rossese, le bollicine e ancora il focus sulla Bonarda e lo speciale sui vini artigiani della Liguria; e poi la sfida, quella di raccontare 10 anni di Intravino – e tutto quello che ne è conseguito – in un’ora.
L’entrata è gratuita per i soci dell’associazione culturale Papille Clandestine, tutti gli altri pagheranno un biglietto-tessera (annuale) di 12 euro che darà la possibilità di entrare per entrambe le giornate della fiera-mercato e ad ottobre anche al Beer Festival. Degustazione libere e possibilità di comprare ciò che più piace.