Il testamento di Lorenzo Orsetti, Orso per i suoi amici, Tekoşer (lottatore) per chi combatteva con lui, con le milizie dell’Ypg contro l’Isis
Ciao, se state leggendo questo messaggio è segno che non sono più a questo mondo. Beh, non rattristatevi più di tanto, mi sta bene così; non ho rimpianti, sono morto facendo quello che ritenevo più giusto, difendendo i più deboli, e rimanendo fedele ai miei ideali di giustizia, eguaglianza e libertà.
Quindi, nonostante questa prematura dipartita, la mia vita resta comunque un successo, e sono quasi certo che me ne sono andato con il sorriso sulle labbra. Non avrei potuto chiedere di meglio.
Vi auguro tutto il bene possibile, e spero che anche voi un giorno (se non l’avete già fatto) decidiate di dare la vita per il prossimo, perché solo così si cambia il mondo.
Solo sconfiggendo l’individualismo e l’egoismo in ciascuno di noi si può fare la differenza.
Sono tempi difficili, lo so, ma non cedete alla rassegnazione, non abbandonate la speranza; mai! Neppure per un attimo.
Anche quando sembra tutto perduto, e il mali che affliggono l’uomo e la terra sembrano insormontabili, cercate di trovare la forza, e di infonderla nei vostri compagni.
E’ proprio nei momenti più bui che la vostra luce serve.
E ricordate sempre che “ogni tempesta comincia con una singola goccia”. Cercate di essere voi quella goccia.
Vi amo tutti, spero farete tesoro di queste parole.
Serkeftin!
Orso, Tekoşer, Lorenzo
«Abbiamo ucciso un crociato italiano», è stato annunciato dall’Isis postando prima i suoi documenti poi anche la foto del corpo. Lorenzo Orsetti, però, non era un crociato, era un compagno, il contrario di crociato, non era un oscurantista come un integralista di qualsiasi religione, era il contrario, antropologicamente, del fascista barbuto che lo ha ucciso. La lettura del suo testamento è, così si legge sul sito di Acad, l’associazione contro gli abusi in divisa.
«un profondo insegnamento da chi ogni giorno combatteva gli abusi dell’ISIS sul popolo curdo, GRAZIE LORENZO, COMBATTENTE MORTO PER LA LIBERTÀ DI UN POPOLO E DI TUTTI NOI. Possano le sue parole rimanere scolpite in ogni cuore e in ogni pietra di questo schifo di mondo».
Orso, come lo chiamavano gli amici, Tekoşer (lottatore, il suo nome di battaglia) un anno e mezzo fa aveva lasciato l’Italia per andare a combattere in Siria, tra le fila delle milizie curde dell’Ypg, legate al Pkk turco. E’ morto senza rimpianti. Certo di aver dato la vita per una causa in cui credeva, la «difesa della libertà» e la lotta per gli oppressi, come ricordano anche i genitori raggiunti dalla terribile notizia a Firenze, dove vivono, che nel dolore si dicono «orgogliosi di lui». Nelle crude immagini che giungono dal fronte, sul volto a terra e senza vita di Lorenzo Orsetti, con la barba e le sopracciglia impastate alla polvere della battaglia, non c’è più quello sguardo sornione delle numerose foto, anche recenti, che lo ritraevano con la divisa mimetica accanto a una mitragliatrice oppure mentre fumava appoggiato a un muro con le insegne dell’Isis. Secondo le prime ricostruzioni, Orsetti è stato ucciso assieme agli altri membri della sua unità sul fronte di Baghuz, in una imboscata dei jihadisti, da settimane asserragliati nel loro ultimo accampamento tra il fiume Eufrate e il confine iracheno.
Era partito per il Medio Oriente un anno e mezzo fa, lasciando il suo lavoro di cuoco e sommelier. Nel 2015, a Firenze, si era avvicinato alla causa curda. E nel settembre di due anni dopo si era unito a un gruppo di militanti anarchici diretti in Siria. Soffiava allora il vento della «liberazione» di Raqqa, a lungo capitale dell’Isis nel nord del paese. E col sostegno degli americani, le forze curde si preparavano per la conquista di Dayr az Zor, città araba sull’Eufrate, in una zona ricca di petrolio. Nel rivendicare la sua uccisione, l’Isis lo ha definito il «crociato italiano», pubblicando le immagini della tessera sanitaria, della carta di credito di Orsetti e del suo corpo senza vita, accasciato a terra sulla polvere di Baghuz. I compagni del gruppo Lotta anarchica presenti in Siria hanno salutato come un «martire» «il compagno» Orsetti«, descrivendolo come un »soldato incredibilmente coraggioso«, »sempre l’ultimo a lasciare« il fronte. Lo stesso gruppo di anarchici ha pubblicato il suo testamento, una consuetudine per tutti i miliziani. In una testimonianza di appena due settimane fa raccontava di essersi preso una pausa dal fronte di Baghuz, e di esser tornato nelle retrovie. Ricordava le sofferenze nella sconfitta curda di Afrin, subita l’anno scorso di fronte all’avanzata delle forze turche nella Siria nord-occidentale. Da Afrin era andato poi all’altro capo della Siria, al fronte con Hajin, tra Dayr az Zor e Baghuz. E lì aveva detto di sentirsi dentro Guernica, il quadro di Picasso. Non pensava di tornare presto in Italia, ma non aveva timore di dover eventualmente spiegare le ragioni delle sue scelte. Comunque, diceva di guardare oltre la guerra. Di volersi sentire utile alla causa curda e di volersi impegnare in progetti di sviluppo, a sostegno dei civili.