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Così parlò Camilleri sulla sinistra italiana

Secondo il creatore del commissario Montalbano «In Italia ci sono partiti di sinistra che in realtà hanno obiettivi di destra». L’ultima intervista a eldiario.es

di Neus Tomàs*

Qualche giorno prima di entrare in ospedale, dove è morto lo scorso 17 luglio, lo scrittore italiano Andrea Camilleri rispose ad una serie di domande poste da eldiario.es. Nel corso dell’intervista ripassò la sua ultima opera, un libro con dodici racconti inediti che nulla hanno a che vedere con il giallo, genere che lo ha reso famoso in tutto il mondo.

«So che il mondo non si libererà mai della mafia» si rammaricava Camilleri che, nonostante i decenni vissuti a Roma, era rimasto sempre legato alla sua natale Sicilia, location delle storie di Salvo Montalbano, il suo personaggio più famoso.

«Se davvero un giorno riusciremo a conoscere che opinione hanno di noi gli animali, sono certo che non ci resterà altro da fare che sparire dalla faccia del pianeta. Io, purtroppo, già non ci sarà più». E’ questa una delle riflessioni che Andrea Camilleri ha lasciato scritta nel suo ultimo libro, La liebre que se burlò de nosotros (“La lepre che si prese gioco di noi”, Duomo Editores), un raccolta di favole che, come ha scritto Fernando Aramburu, merita l’aggettivo di racconti deliziosi.

Camilleri era cieco, pur rassicurando che da quando il glaucoma gli prese la vista i suoi sogni si erano riempiti di colori. Ha fumato quasi fino all’ultimo dei suoi giorni, aveva compiuto 94 anni a settembre e sempre resterà, per quanto gli pesasse, il padre del commissario Montalbano. Montalbano sì, per il suo amico Manuel Vazquez Montalbàn, con il quale comunicava alla siciliana, più con lo sguardo che con le parole. Entrambi lasciavano le parole per i loro gialli, ancor prima che gli scaffali delle librerie spagnole si riempissero di impronunciabili nomi nordici.
Il suo ultimo libro Camilleri ho ha dettato, come ha dettato le risposte alle domande di questa intervista.

Se Andrea Camilleri potesse essere un animale quale sceglierebbe?

Senza dubbio un gatto, perché è il vero re degli animali. Il leone è solo una facciata. Se un giorno riusciremo a sapere cosa pensano di noi gli animali, sono sicuro che non ci resterebbe altro rimedio che sparire dalla faccia della terra, coperti di vergogna.

Cosa le suscita più vergogna per quanto sta accadendo oggi nel mondo degli umani?

Non sono un animalista appassionato ma rispetto gli animali. L’abbandono dei cuccioli sulle strade, che avviene con tanta facilità, mostra una forma di comportamento che non è anti-animalista ma anti-umana. E’ l’assenza di qualsiasi pietà. La mia inquietudine viene proprio dal riconoscere che si stanno perdendo alcuni valori e livelli di umanità che consideravamo solidi dopo tanti anni: rispettare l’avversario, mantenere le promesse e la lealtà nelle relazioni.

Una volta disse che gli italiani volevano essere come Berlusconi e per questo lo votavano. Ora vogliono essere come Salvini?

No, non credo che tutti gli italiani si identifichino con le maniere di Salvini. Ma molti si identificano con la sua forma di pensiero. Per me, questa ondata di qualunquismo degli italiani, che colpisce proprio i valori di cui parlavamo, è convalidata ogni giorno da un tweet di Salvini.

Dieci anni fa confessò in una intervista che era passato dalla rabbia sublime al divertimento. E’ ancora nel divertimento o ha cambiato umore?

Un grande scoraggiamento.

Cosa succede alla sinistra in Italia?

E lo chiede a me? Sono convinto che tutti i politici di sinistra in Italia considerano se stessi una ricchezza, un mondo unico e irripetibile e vogliono sottomettere tutti gli altri a questa idea. E’ un modo diverso di distruggere ogni possibilità di unione.

E la sinistra nel resto d’Europa?

Manca coerenza. Cinquant’anni fa la sinistra mondiale aveva finalità simili, oggi come oggi ci sono partiti di sinistra che invece hanno obiettivi di destra, che non hanno nulla a che vedere con i principi della sinistra.

Pensa ancora che papa Francesco sia uno dei migliori o l’ha già deluso in qualcosa?

Di certo è uno dei papi migliori degli ultimi cento anni. Perché dovrebbe deludermi un uomo che equipara, e su questo non c’è dubbio, i principi religiosi con i principi sociali?

Solo una domanda su Montalbano. Non le piace o, almeno, dice che le è antipatico. Però i suoi lettori sono legioni. Più che lettori sono fan. Secondo lei a cosa si deve?

Non dico che non mi piaccia dire che Montalbano si è trasformato in un ricattatore perché troppo invasivo nella mia produzione letteraria. Sono felice che abbia molti fan e gliene auguro molti altri.

In Spagna il suo nome si associa sempre a quello di Manuel Vazquez Montalban. Cosa ha significato per lei questo scrittore catalano?

Una grande amicizia, un grande affetto, una grande stima reciproca.

Lei è siciliano e dice che lo sarà sempre, pur avendo vissuto mezza vita a Roma. E’ impossibile che la Sicilia si liberi della mafia?

Per ora la domanda è superata. Il mondo non si sbarazzerà mai della mafia.

L’intervista termina chiedendo a Camilleri cosa gli restasse ancora da fare. «Vivere i giorni che mi restano». Gli ultimi giorni gli ha trascorsi con le sue bisnipoti, Matilde e Andrea, grazie alle quali ha pubblicato la raccolta di racconti terminata dieci anni fa e che finora non era stata pubblicata.

*eldiario.es

Traduzione di Marina Zenobio

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