6.4 C
Rome
venerdì, Novembre 22, 2024
6.4 C
Rome
venerdì, Novembre 22, 2024
HomeSenza categoriaLa sinistra invisibile e l'unità delle lotte

La sinistra invisibile e l’unità delle lotte

Contro il governo padronale e le destre reazionarie. Costruire un cantiere unitario delle sinistre di classe

di Franco Turigliatto*

Il quadro politico e sociale dell’autunno è abbastanza chiaro nella sua apparente confusione.

Il governo Conte bis opera in piena continuità con le politiche liberiste consolidate da oltre venti anni e in piena sintonia con le istituzioni capitaliste europee; agisce anche in totale continuità con quanto fatto dai precedenti governi, i cui provvedimenti economici e sociali vengono tutti quanti mantenuti; e così anche le scelte di politica estera, a partire dall’infame accordo con la Libia di Minniti sui migranti.

Il M5S è in piena crisi di orientamento e di consensi; è l’inevitabile declino del partito del “né di sinistra, né di destra” di fronte alla realtà materiale del sistema capitalista e della dialettica della lotta di classe. Il PD, che più di ogni altro, esprime le posizioni della grande borghesia, ha difficoltà a definire e rendere credibile un suo progetto di governo per contrastare l’ascesa delle destre.

Queste ultime continuano a mietere consensi in ampi strati della popolazione (al loro interno si rafforza la componente che più direttamente si richiama al nazionalismo e al fascismo), utilizzando il loro ruolo di opposizione, sulla base del malcontento sociale, della divisione delle classi lavoratrici, della crisi economica che produce nuove ristrutturazioni produttive e perdite occupazionali. Salvini e Meloni possono esercitare una pressione continua sul fragile governo in vista di una sua crisi e nuove elezioni.

Uno dei principali sostenitori del governo Conte è la triplice sindacale (o per meglio dire i gruppi dirigenti di CGIL, CISL e UIL) che, nella loro subordinazione alle logiche del capitalismo e nella rinuncia a un’alternativa di classe e di lotta, vedono nel rinnovato rapporto col governo e nei famosi “tavoli di trattativa”, la base della loro esistenza in quanto apparato. Quasi che le 150 vertenze occupazionali, i numeri della disoccupazione, della precarietà e dei salari evanescenti, non richiedano una nuova grande stagione di mobilitazione sociale per salvaguardare le condizioni di vita e di lavoro della classe lavoratrice, vecchi e giovani, donne e uomini disoccupate/i e mal occupate/i.

Il calendario delle mobilitazioni di novembre

La realtà è per fortuna più articolata: movimenti di resistenza e di lotta sono presenti nel paese con una certa persistenza ed ampiezza, anche se risultano “sparpagliati” e senza alcuna risultanza mediatica che permetta a strati più ampi di società di conoscerli e di riconoscersi. Questi movimenti avranno nel mese di novembre appuntamenti centrali. La mobilitazione internazionalista e solidale (1° novembre) con i kurdi oppressi e massacrati dagli interventi imperialisti, dalle potenze reazionarie locali e dalle forze più oscurantiste; la mobilitazione per i diritti dei migranti, contro le leggi e gli accordi che producono la strage infinita nel Mediterraneo, contro le misure repressive verso i movimenti di lotta (9 novembre); poi a fine mese la nuova mobilitazione internazionale delle donne (23 novembre) e quella, segnata dalla presenza giovanile, il quarto sciopero globale sul clima (29 novembre); possiamo pure ricordare la manifestazione nazionale dei pensionati (16 novembre) anche se  è concepita come semplice e innocua passeggiata testimoniale dalle direzioni di CGIL, CISL e UIL. Poi naturalmente ci sono le dure e difficili lotte operaie per difendere il posto di lavoro: Whirpool, Auchan, ecc.

E’ luogo comune dire che questo quadro, già di per se difficile, sia reso ancor più difficile dall’assenza di quella che una volta era la sinistra. In realtà i media presentano come sinistra quel PD, che per la sua natura sociale e per le politiche filocapitaliste condotte, altro non è che una sinistra borghese. Ma questa operazione serve a rendere impopolare la sinistra autentica, quella di classe.

Quel che resta poi della sinistra istituzionale e moderata, cioè Sinistra italiana non ha trovato di meglio che sostenere e far parte di questo governo padronale secondo la regola del ricercare il meno peggio che, come sappiamo, finisce per preparare il peggio.

I movimenti sociali richiamati meritano delle forze di sinistra vera e di classe che sappiamo sostenerli nelle loro lotte, essere punto di riferimento, aiutarli nell’individuare contenuti e percorsi rivendicativi e di prospettiva politica che meglio permettano di contrastare e combattere gli avversari, i padroni, le loro politiche antipopolari, reazionarie e divisive.

Alla ricerca di esperienze unitarie della sinistra di classe

Per questo sono in tanti a chiedere, molte volte in termini semplicistici, l’unità delle forze delle sinistra le cui divisioni, occorre ricordarlo, non sono solo il frutto di settarismi certo presenti, ma anche di reali divergenze di fondo e delle sconfitte subite e, nel caso italiano, del fallimento del progetto della rifondazione comunista. Molti di quelli che dicono “unitevi” hanno poi una loro specifica idea di “unità” e/o vogliono semplicemente dare una delega rinunciando a un impegno diretto e personale.

La nostra organizzazione affronta questo problema cruciale in questo modo: sostenendo la necessità di costruire una azione comune di tutte le forze politiche e sociali di classe, che fanno cioè riferimento alle classi lavoratrici e subalterne, al fine di mettere in campo una diversa forza complessiva, che favorisca l’unità di tutti i settori che resistono alle politiche liberiste e che faccia avanzare un progetto alternativo anticapitalista, sociale e democratico. Abbiamo pensato che questo possa esprimersi in un Forum sociale che sappia coniugare una forte unità d’azione nelle lotte, nei luoghi di lavoro, nei territori, con una capacità di discussione paziente per verificare le diverse posizioni, le divergenze politiche anche profonde e reali che inevitabilmente la storia e la complessità della lotta di classe di fronte ad avversari così potenti pone. Questo modo di agire dovrebbe permettere sia un’attività comune che una possibilità di sviluppare ciascuna delle organizzazioni i temi e le azioni che più ritiene utili alla mobilitazione sociale e nello stesso dibattere i grandi problemi strategici e politici. Nella consapevolezza che nessuno dispone completamente della verità e ha delle risposte perfette e che ancor meno rappresenta l’intera realtà; solo attraverso questa metodologia di lavoro sarà possibile fare passi avanti verso una ricomposizione politica più profonda ed anche acquisire una maggiore credibilità sul piano elettorale sul medio termine, che se pure non riteniamo decisivo, è pur sempre un elemento significativo.

In questo ultimo anno abbiamo avuto modo di verificare quanto sia difficile portare avanti questa stessa forma di unità della sinistra di classe. Non rinunciamo certo a raggiungere questo obbiettivo di fase, ma siamo ben disposti a realizzare tutti i passi possibili sul piano dell’unità d’azione nelle modalità che possono essere realizzate con altri soggetti. Il quadro politico e sociale prima descritto impone da subito almeno una elementare forma di unità, quella di essere  insieme all’opposizione del governo. Non bisogna infatti lasciare a Salvini e alla Meloni il monopolio dell’opposizione al governo Conte bis. Serve una opposizione di sinistra unita.

Verso un cantiere unitario

Qualcosa sta maturando nella giusta direzione e comincia a manifestarsi una maggiore consapevolezza che certi compiti possono essere assolti con un minimo di efficacia solo in modo unitario.

Nell’ultimo mese ci sono stati molti incontri bilaterali tra una serie di organizzazioni politiche. Per parte nostra abbiamo incontrato o discusso ripetutamente con Potere al Popolo, col partito Comunista dei lavoratori, con il Partito comunista italiano di Alboresi, con Rifondazione comunista, con diverse altre sensibilità presenti.

Per noi la base politica di una possibile aggregazione che produca un’azione unitaria non può che essere la comune scelta e volontà di porsi all’opposizione all’attuale governo e di promuovere la convergenza dei movimenti in questa direzione. La chiarezza politica su questo punto deve essere totale. È il punto di partenza su cui non possono esserci ambiguità o tatticismi quali si sono ancora manifestati nelle elezioni umbre. Così come ci apparso non solo strano, ma anche sbagliato che qualcuno a sinistra abbia potuto manifestare non solo una legittima soddisfazione per la sconfitta (per altro provvisoria di Salvini) ma anche un genuino ed insano sostegno alla formazione del nuovo governo, la cui natura padronale e le cui politiche non potevano certo essere equivocate da forze di classe.

Ci preoccupa che un’organizzazione come il PRC, che certo auspichiamo faccia parte di questa aggregazione di classe all’opposizione, continui ad avere come riferimento principale soggetti  intellettuali e sociali, certo da rispettare, (ma alcuni di questi hanno non solo illusioni ma anche interessi materiali nei confronti del centro sinistra) che si collocano in un terra di mezzo tra posizioni alternative e quelle rappresentate da Leu, quindi dal governo, col rischio di finire, come sempre è avvenuto, nel domino che ha come sbocco finale la convergenza col PD.

Per altro una capacità di egemonia auspicabile nei confronti di una parte almeno dei soggetti della terra di mezzo, passa invece attraverso una forte collocazione politica di alternativa, senza la quale si finisce per fare la fine dei pifferi di montagna, come vicende politiche non troppo lontane dovrebbero aver insegnato.

 

Senza indurre a facili ottimismi, che potrebbero essere prematuri, tuttavia pensiamo che dopo un primo incontro plurimo tra alcune forze che si è realizzato nella scorsa settimana, un altro incontro nei prossimi giorni possa costruire un primo passo concreto: dovrebbe essere un appello comune avendo come base la proposta di cercare di unire le lotte per combattere il governo dei padroni e le sue politiche, quindi anche le destre reazionarie e fasciste.  L’appello aperto a tutti coloro che vorranno starci, dovrebbe convocare una assemblea nazionale delle sinistre di opposizione entro le feste, una assemblea aperta anche a tutte le persone singole che vorranno parteciparvi  Questo dovrebbe essere un momento in cui si afferma un preciso impegno politico, ma essere anche luogo di confronto e di individuazione di una agenda di lavoro per i mesi successivi. Noi, ma anche altre forze, ci lavoriamo con una forte convinzione.

*segreteria nazionale di Sinistra Anticapitalista

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ultimi articoli

Lo squadrismo dei tifosi israeliani e il pogrom immaginario

Violenza ad Amsterdam: i fatti dietro le mistificazioni e le manipolazioni politiche e mediatiche [Gwenaelle Lenoir]

Ferrarotti è morto e forse la sociologia non si sente troppo bene

Vita e opere dell'uomo, morto il 13 novembre a 98 anni, che ha portato la sociologia in Italia sfidando (e battendo) i pregiudizi crociani

Un Acropoli che attraversa una città, recitando

A Genova va in scena, per la quindicesima edizione, il Festival di Teatro Akropolis Testimonianze ricerca azioni

Maya Issa: «Nessun compromesso sulla pelle dei palestinesi»

L'intervento della presidente del Movimento Studenti Palestinesi in Italia all'assemblea nazionale del 9 novembre [Maya Issa]

Come possiamo difenderci nella nuova era Trump

Bill Fletcher, organizzatore sindacale, sostiene che ora “il movimento sindacale deve diventare un movimento antifascista”. [Dave Zirin]