Un’altra lettera da Codogno, dalla zona rossa dell’emergenza coronavirus. Dove il virus arriva in aereo, mica su un barcone
da Codogno (Lodi), Francesco “baro” Barilli. La striscia è di Lele Corvi
Qui le cose si sono complicate. Anche sul lato personale (aspetti di cui non parlerò e ti chiedo di non domandare; tranquillo, sto bene).
Ieri sono uscito. Oggi no. Ieri c’era il sole. Ho visto qualche magnolia che comincia a fiorire, sai? C’è un che di dolcezza smelensa nell’averlo notato e nel dirtelo, lo so, ma il punto non è che l’ho notato: è che mi è “suonato strano”.
C’era gente in giro. Guarda, fa ridere quando ci si incrocia. Ci si saluta guardando un po’ di lato. Si parla impacciati. Però, ti dirò, c’è una certa dignità anche in questo imbarazzo, almeno mi sembra. O almeno, dai… Almeno non si sputa più per terra, ecco…
Poi sono rientrato. Ho dato un’occhiata ai social. C’è gente che dice che si doveva usare i soldi per gli ospedali, non per i migranti. Non mi ha sorpreso. Ripeto, non parlo di sciacalli politici, ma di “normali cittadini”. Poi ci sono anche quelli, gli sciacalli politici, certo. I primi (“i normali cittadini”) mi hanno amareggiato, i secondi sorpreso: un tempo erano più lucidi e fantasiosi nel fabbricare atrocità. I primi, possono partorire qualsiasi sciocchezza in tempi normali, figurati quando sono spaventati.
Ma torniamo al nocciolo: “si doveva usare i soldi per gli ospedali, non per i migranti”, dicevano.
Non mi interessa rispondere con retorica contraria. Sì, il virus sembra aver viaggiato sulle tratte stabilite dal mercato e non su quelle tracciate dalla disperazione. In aereo, non sul barcone. Ma, fosse pure accaduto il contrario, non sarebbe importante.
Sai che ti dico? L’unica cosa che mi sento di ricordare, a proposito di questa polemica, è: la giunta lombarda ha chiesto disponibilità da parte dei medici delle ONG. E cominciano ad arrivare le risposte positive. E voglio dirlo forte: NON mi importa la mancanza di coerenza di chi fino a ieri trattava da criminali le ONG. NON mi importa e NON voglio nemmeno le loro scuse o altro: hanno fatto bene a chiedere aiuto, perché quando serve aiuto lo chiedi e non ti devi vergognare a farlo. Però sia chiaro a tutti chi, semplicemente, è abituato a dire “Sì, noi quando si tratta di salvare persone ci siamo e basta”.
Guarda, ho l’impressione che tutta questa faccenda abbia almeno questo di positivo: sta rimettendo in discussione le certezze della nostra quotidianità. Lascia stare che prima io t’abbia parlato di imbecilli e di sciacalli, con quelli ci faremo sempre il conto. Il discorso è che, in generale, sembra che tutti si facciano qualche domanda in più. Le vecchie certezze non sono state sostituite da altre e nuove, però mi sembra sia positivo già solo questo interrogarsi. Su cosa è importante e cosa no, sulla sanità pubblica, sui diritti, sul fatto che si può rinunciare allo spritz (che secca pure a me, eh…) e parlarsi e dirsi “come stai?”, sapendo che la risposta potrebbe ricordarci una fragilità anche nostra.
[ecco la prima lettera dalla zona rossa, ed ecco la seconda]