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Libri nel virus: a rischio la bibliodiversità

L’industria libraria italiana è in crisi. Le librerie e gli editori indipendenti si stanno ora concentrando principalmente sul sostegno reciproco.

di Gloria Remény

Un sguardo dalla Germania , con questo articolo tradotto dalla Taz, e un video di Rsi News, la tv della Svizzera Italiana

Aperto o no? Quando il Presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte ha annunciato la decisione di consentire la riapertura delle librerie a partire dal 14 aprile, nonostante una proroga delle restrizioni iniziali fino a maggio, si è rapidamente acceso un vivace dibattito all’interno dell’industria del libro. Le condizioni per la riapertura erano ragionevoli? Si trattava di riconoscere il libro come un bene essenziale? O era solo retorica vuota?

Il dibattito non si è interrotto nonostante la decisione di alcune regioni di vietare la riapertura nei loro territori per il momento. Secondo il dibattito, sono stati soprattutto i librai indipendenti a sentirsi abbandonati dallo Stato – e non solo dopo Corona. “La riapertura non deve essere un gesto puramente simbolico”, è il loro grido di protesta, che, legato alle richieste di tutela finanziaria e sanitaria, è contenuto in una lettera aperta a Conte.

Giorgia Sallusti è una delle circa 250 firmatarie della lettera. “Corona ha strappato le budella a un’industria già duramente colpita”, dice il proprietario della libreria indipendente Bookish di Roma. Anche in circostanze normali, si trova di fronte a paure esistenziali. Ma da quando ha chiuso il 12 marzo, ha perso almeno il 70 per cento del suo fatturato.

Giorgia Sallusti, direttrice di Bookish, parla anche in questo servizio di Rsi News realizzato sul tema della resistenza di librai ed editori indipendenti da Checchino Antonini e Massimo Lauria. Nel servizio le voci di Pietro De Vivo delle Edizioni Alegre, di Emanuele Giammarco di Racconti Edizioni, di Andrea Musati della libreria Puntoacapo di Pisogne, sul lago d’Iseo

Giorgia Sallusti, direttrice di Bookish, parla anche in questo servizio di Rsi News realizzato sul tema della resistenza di librai ed editori indipendenti da Checchino Antonini e Massimo Lauria. Nel servizio le voci di Pietro De Vivo delle Edizioni Alegre, di Emanuele Giammarco di Racconti Edizioni, di Andrea Musati della libreria Puntoacapo di Pisogne, sul lago d’Iseo

Sallusti ha chiesto il sussidio di 600 euro per i lavoratori autonomi solitari, ma non l’ha ancora ricevuto. Il settore ha urgente bisogno di un sostegno che vada oltre i prestiti già approvati per le aziende e anche per la fase due”, chiede.

Per il momento, il pacchetto di aiuti Corona del governo non prevede un fondo specifico per l’industria del libro, a differenza di quanto avviene, ad esempio, per il settore audiovisivo. Questo rende le stime dell’associazione degli editori AIE ancora più preoccupanti: Il mese scorso si è registrato un calo delle vendite del 70-75 per cento; nel giro di un anno saranno pubblicati anche circa 23.200 titoli in meno.

Ma la reale portata della crisi sarà probabilmente ancora più drammatica, dato che l’indennità per il lavoro a orario ridotto e l’iniezione di denaro per i lavoratori autonomi non stanno avendo effetto per molte persone che lavorano nel settore. Anche la riapertura anticipata del negozio è di scarso aiuto per loro.
“Nel nostro settore esistono diversi profili per uno stesso lavoro, molti dei quali precari”, spiega Alberto Prunetti, traduttore e autore, una voce importante della letteratura operaia italiana. Come tutti coloro che ricevono i diritti d’autore, anche lui, per il momento, non ha diritto agli aiuti di Stato. “La situazione è diversa per i colleghi che lavorano con contratti di tipo diverso. Quello che serve è un reddito di emergenza universale per tutti coloro che rischiano l’estinzione”, dice Prunetti.

Per l’industria del libro auspica un tavolo di crisi con tutti gli attori della catena del valore: “Questo è l’unico modo per realizzare un cambiamento di paradigma. Non dobbiamo assolutamente tornare a Corona alla “normalità del precariato” nel settore del libro.

L’editore indipendente Daniela Di Sora (Voland) di Roma teme che il gap di potenza nel mercato possa aumentare durante la fase di recupero. “I gruppi editoriali hanno il vantaggio di possedere le proprie catene di librerie. Lì si concentreranno in particolare sui propri titoli ad alto potenziale di vendita non appena saranno sul mercato. A scapito di noi piccoli e della diversità della biblioteca”, dice.

Nel frattempo, le librerie indipendenti che hanno deciso di rimanere chiuse per il momento contano sul sostegno reciproco. A Napoli è nata LIRe, la rete di piccole librerie del centro storico. “In questi tempi difficili condividiamo i costi e i ricavi delle vendite di libri. Ma si tratta soprattutto di essere uniti nella dimensione ‘emarginata’ del nostro lavoro”, spiegano Cecilia Arcidiacono e Fabiano Mari della libreria Tamu.

A Messina, Venera Leto della libreria Colapesce sta lavorando a una mappa illustrata delle piccole librerie in Italia: “Con questo, voglio rendere visibile l’indispensabile lavoro di molti coraggiosi librai*”, dice l’architetto studioso.

Giorgia Sallusti prevede di riaprire il 20 aprile, secondo il decreto della Regione Lazio. Con l’aiuto dello Stato, non si aspetta di vedere alcun aiuto nel prossimo futuro: “Confiderò nelle mie forze, nella solidarietà dei lettori, nella comprensione degli editori e del padrone di casa. Ancora più pessimista è Luca Allodi della libreria milanese Tempo Ritrovato Libri: “Ho paura di quello che sta per succedere. Perché noi siamo minacciati dall’esistenza stessa del mondo e così tutti gli altri. L’industria del libro non è certamente nella mente dei decisori”.

sul sito libridaasporto.it/ i dettagli dell’operazione

 

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