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La ricetta perfetta è quella della libertà

Chef, la nuova pellicola scritta e diretta da Jon Favreau, regista di Iron Man, è nelle nostre sale. Su Popoff la recensione.


Il trailer del film

 

Voragine creativa: gran brutto malanno per chi di creatività ci vive. Si manifesta con sintomi che possono variare e ridurre l’individuo in stati catatonici oppure catapultarlo in momenti di puro isterismo e violenza a stento contenuta, nei confronti degli altri e di se stesso. Si consiglia riposo e, quando possibile, un viaggio ristoratore, prediligendo mete esotiche e prive di qualunque riferimento alla creatività preda della voragine. I soggetti maggiormente colpiti sono: scrittori, pittori, musicisti, registi, in generale tutti quelli che in qualche modo possono essere considerati artisti. Anche i critici, perché no. Persino gli chef.” [Dal Manuale delle malattie incurabili secondo El Jefe].

Jon Favreau, strabordante regista di Iron Man (i primi due capitoli, tanto per ricordarlo), decide di sfanculare tutto e tutti. Di prendersela con i critici, “che non fanno un cazzo”; con i padroni che ti legano le mani e l’immaginazione ingabbiandoti in uno schema ripetitivo, collaudato, brutale; con se stesso per la poca audacia dimostrata; con i social network, quegli strani animali con i database.

Sceglie di farlo con Chef – la ricetta perfetta, una commedia che scrive e dirige da solo e prende ispirazione un po’ qui e un po’ là. Un pizzico di Ratatouille (le animelle e la feroce critica al critico ne sono la prova), un po’ di Masterchef e di Hell’s Kitchen, una manciata di viaggio con papà (scegliete il viaggio che vi pare), una cucchiaiata di pellicola in salsa estiva e un rametto di storia d’amore da recuperare. Il tutto da spolverare con canditi d’amicizia. D’altronde questa è l’estate dei miscugli cinematografici, dei pastrocchi metereologici, dei rimestamenti (e ripescamenti) nostalgici. Così Favreau decide di farsi scortare da un cast a sette stelle (Sofía Vergara, John Leguizamo, Scarlett Johansson, Dustin Hoffman, Robert Downey Jr., Oliver Platt e Bobby Cannavale) e di toccare le corde più sensibili dell’animo umano, strattonare il cuore spietato del critico cinematografico, rinfacciandogli il suo dolce far niente. In piena, totale, completa, libertà.

chef

Ammetto di essere stata colpita in pieno, quasi presa a schiaffi dalle dure parole che Favreau vomita addosso alla penna scribacchina, come lo sono ogni qual volta mio figlio guarda innocentemente Ratatouille. Solo che i critici non è che non facciano proprio nulla: lavorano duramente (almeno qualcuno ci prova!) perché hanno una responsabilità e un enorme potere. Che dovrebbero esercitare con cautela, con cognizione e avvedutezza. Non è sempre così e il caso scoppiato in rete sull’articolo Batman vs Superman di Giorgio Carbone pubblicato dal quotidiano Libero (perché, è un critico?!? Quello è un giornale?!?!?!?) ne è la prova. Qualcuno però ci prova. E Favreau dimostra di saperlo nel colpo di coda finale, quel momento in cui sembra dire: “Ho capito, sei la voce della mia coscienza. Quella che mi spinge a rinnovarmi, a dare di più, a trovare il coraggio per spingermi oltre. Quella che cerca di infondere un po’ di senso critico nel pubblico. Sei quella vocina, un po’ fastidiosa, che mi incita a cercare la mia libertà”.
Ecco, siamo un po’ dei grilli parlanti, noi critici. Alcuni friniscono invece di parlare e altri sono più cicale che grilli e perciò cicalano. È questione di gr(i)ullaggine.

“Si, ma insomma, ‘sto film bisogna vederlo oppure no? Perché mica l’ho capito, se t’è piaciuto. Guarda questa, che scrive ‘ste due minchiate e ‘sto cavolo di Google che quando cerco recensioni ci mette pure ‘sta roba in mezzo. Io volevo solo vedere le stelline, mi regolo con quelle, chissenefrega dei grilli e delle cicale”. Va bene, ho capito l’antifona.
Chef è una pellicola spensierata che forse può intrattenere, che a tratti può far ridere/sorridere ma che non atterra mai nel verde prato dell’originalità, non prende mai le distanze dalle regole dei generi, nonostante la tirata sulla merda artistica e che rimane incollata, sostanzialmente, a uno stereotipo di commedia odorosa di sigari cubani e di buona cucina. In poche parole è la ricetta perfetta della libertà che non viene mai cucinata, soltanto rimirata. E la frecciatina alla critica sembra assumere un’aria vagamente paracula e misurata. Contenti, adesso?

Chef2

Il regista, però, ci ha messo il cuore e, questo, ho il cuore di notarlo. Ha cucinato di nuovo per se stesso e, in fin dei conti, si vede, si sente.
Usa una maggiore dose di amido di mais, la prossima volta, Jon. Chissà, forse l’ingrediente segreto è proprio quello. A memoria di certe zuppe. “Ma questa qui, parla di cinema o di cucina? Guarda che roba, che se avessi voluto una ricetta avrei cliccato su www.giallozafferano.it, spero ti licenzino”.
D’accordo, d’accordo. È che non c’è poi tutta questa differenza, no? Hitchcock sosteneva che il cinema fosse un pezzo di torta. Io aggiungo che è anche un pezzo di vita.
Avanti, con la prossima merda artistica.

CHEF – LA RICETTA PERFETTA
Regia di Jon Favreau
Con Jon Favreau, Sofía Vergara, John Leguizamo, Scarlett Johansson, Dustin Hoffman, Oliver Platt, Bobby Cannavale, Robert Downey Jr.
Titolo originale: Chef
Commedia, 115 min.
USA, 2014
Uscita mercoledì 30 luglio 2014
Voto Popoff: 2,8/5

mipiace da vedere se: siete appassionati di cucina
nonmipiace da non vedere se: non amate particolarmente le commedie pseudo-romantiche

 

 

 

 

 

 

 

 

Chef3

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