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Faccette nere, gilet arancioni, mascherine tricolori

Non solo Lega e Fdi, c’è chi marcia su Roma in nome del popolo e col gilet arancione. E le curve fasciste a Roma sabato 6  (Saverio Ferrari*)

​Tutte le destre, partitiche e non, si troveranno a manifestare il prossimo 2 giugno a Roma e nei capoluoghi di regione. Il centro-destra ne ha discusso a lungo. L’idea iniziale di Lega e Fratelli d’Italia si basava su un raduno di almeno tremila persone al Circo Massimo, garantendo i distanziamenti sociali. Dopo il no di Forza Italia, si è passati alla proposta di un “serpentone” da piazza del Popolo a piazza Venezia, giungendo a più miti consigli con un presidio fisso in una piazza. L’idea anche di recarsi all’Altare della Patria in concomitanza con le celebrazioni ufficiali è tramontata stante il divieto e lo sconcerto espresso da parte della Presidenza della Repubblica. La manifestazione indetta come «protesta dei cittadini dimenticati dal governo», che finora ha solo «regolarizzato seicentomila clandestini con la scusa dei raccolti agricoli» e «scarcerato qualche decina di boss mafiosi», punterebbe, finita questa fase di «sospensione della democrazia», a nuove elezioni affinché «l’Italia possa scegliersi un altro governo». Si replicherebbe in contemporanea «in cento piazze italiane». A Milano in piazza Duomo, presente il presidente di Regione Attilio Fontana. Simboli: la bandiera italiana e mascherine tricolori, che a questo punto si confonderebbero con le «mascherine tricolori» già portate in piazza ripetutamente contro «la dittatura sanitaria» da Casa Pound, l’ultima il 30 maggio scorso in diverse città.


​Ma fuori dall’arco dei partiti, alla stessa data, si prospettano altre iniziative. Sempre da destra. Il primo ad agitare le acque è stato Antonio Pappalardo, generale dei Carabinieri in congedo, già in Parlamento con il Psdi nel lontano 1992, poi candidato (fallito) in tante elezioni locali, anche con Alleanza nazionale. Con l’idea fissa di cacciare i «cialtroni abusivi che occupano le istituzioni», ha prima cavalcato il movimento dei Forconi, quindi fondato il Movimento Liberazione Italia, ed ora i cosiddetti “Gilet arancioni”. Sostenendo che il Covid 19 «è tutto un grande inganno», ha da tempo organizzato un piano in due tempi, entrato in azione già nella giornata di sabato quando senza autorizzazione ha innescato sciagurati raduni senza mascherine e distanze di protezione sia a Milano che a Roma.


Secondo passo, il 2 giugno, «Marcia su Roma» con l’intenzione di «rimanerci a oltranza» fino al decadimento di questo «governo non eletto dal popolo», istituire «un’assemblea costituente», stampare una «moneta nazionale» («700 miliardi di lire italiche che corrisponderebbero a 700 miliardi di Euro da distribuire alle famiglie prive di reddito, alle famiglie con minori e alle micro, piccole e medie imprese») e varare un «governo provvisorio».
Pappalardo già nel passato ci aveva abituato a imprese simili. Il 21 dicembre 2017 aveva tentato di notificare al Presidente della Repubblica, definito un «usurpatore», un verbale d’arresto, finendo lui a processo per vilipendio. Prima ancora, il 14 dicembre 2916, cinque suoi adepti avevano tentato di “arrestare” un ex parlamentare fuori Montecitorio che passava per caso.
​ A fargli concorrenza sulle piazze di alcune città Agiamo Adesso, un gruppo nato su Facebook con le identiche parole d’ordine, con la sola differenza dei gilet gialli al posto di quelli arancioni.
Non finisce qui, tra movimenti reali e virtuali. Per sabato 6 giugno è stata preannunciata un’altra manifestazione, sempre «in nome del Popolo», contro il Governo che «ha distrutto il nostro Paese» e «ammazzato il lavoro». A promuoverla i “Ragazzi d’Italia”, ovvero un cartello di ultras delle curve. Per certi aspetti un fatto inedito con la discesa in politica di gruppi cresciuti negli stadi. In realtà il tentativo di alcune formazioni neofasciste di inserirsi nel disagio sociale con altre maschere. A muoversi per primi, non a caso, quelli della Brigata Leonessa di Brescia, emanazione diretta del Veneto fronte skinheads.

*Osservatorio democratico sulle nuove destre

 

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