Un vinile, due canti e il coraggio di una donna svedese
La voce nuda ha un potere di fascinazione immenso, soprattutto se è circondata da un sapore di antico, di popolare, di qualcosa che arriva da lontano e da non si sa chi.
Ascoltare questo genere di musica, spogliata di tutto, ridotta a un richiamo, a un ritmo, all’imitazione della natura può essere appagante quanto ascoltare gli accordi intricati del pianoforte in un brano jazz.
La differenza è che a produrre quei suoni non è uno strumento maneggiato da un musicista allenato ma una persona comune, che nel momento in cui canta, magari in modo impreciso un vecchio motivo, si carica di qualche cosa che rimanda a qualcos’altro; la sua è una voce distante che strappa al passato una piccola e modesta vibrazione per portarla qui, oggi, sul mio giradischi.
E’ una trance uditiva, un paradosso temporale che lega due momenti incommensurabili attraverso la trama di una voce.
Le due tracce finali (di cui propongo un estratto in questo articolo) del disco della Argo* intitolato “Music from the Far North”, sono delle registrazioni di campo di canti lapponi, quindi canti del popolo Sami. Come recita il testo esplicativo (in inglese e francese) presente all’interno della copertina del disco si tratta di due “Joïk”, cioè
“canti vocali senza che, senza parole, esprimono lo stato d’animo del cantante.”
In questo caso si tratta di una cantante, Karin Stenberg d’Arvidsjaur e -inaspettatamente – la ricerca svolta in google con il suo nome ha aperto la porta di un mondo sconosciuto ma straordinariamente interessante.
Karin Stenberg, nata nel 1884 in Svezia proveniva da una famiglia di Sami “della foresta“, che pur allevando le renne come i Sami “di montagna” si differenziavano da questi ultimi per il fatto di non praticare il nomadismo stagionale.
I Sami – suddivisi tra Svezia e Finlandia – sono una popolazione indigena di origine ugrofinnica che per secoli ha subito una pesante oppressione da parte della società maggioritaria dei due paesi. Costretti a convertirsi al critianesimo e ad abbandonare la loro tradizione sciamanica così come il nomadismo e la propria lingua, i Sami hanno potuto rivendicare la propria identità soltanto grazie alla nascita di un forte movimento politico.
Del quale Karin Stenberg è stata una delle fondatrici ed ispiratrici.
Nel 1920 è stata coautrice del manifesto intitolato “Questo è il nostro volere: un appello alla nazione svedese da parte del popolo Sami” (Dat Läh Mijen Situd! Det är vår vilja: En vädjan till Svenska Nationen från Samefolket), scritto insieme all’avvocato socialista e pacifista Carl Albert Lindhagen.
Lo scopo del documento era quello di influenzare il Comitato Lappone istituito dal governo svedese nel 1919 per indagare sui diritti dei Sami e sulle condizioni degli allevatori di renne.
Il testo è stato recentemente ripubblicato dall’Arcum (Arctic Centre, Umeå University), che sul suo sito presenta così la figura di Karin Stenberg:
“Karin Stenberg era una leader politica Sami le cui azioni hanno ancora oggi un significato per il popolo sami. Si è battuta per la parità di trattamento tra Sami e svedesi, Sami “della foresta” e Sami “di montagna”, per la conservazione della cosiddetta Lappstaden (città lappone) di Arvidsjaur ed è stata uno dei nomi dietro l’organizzazione Sami chiamata Same Ätnam.”
Il disco è del 1967 e tutte le registrazioni – secondo le note di copertina – sono state eseguite dall’antropologo e etnomusicologo bengalese Deben Bhattacharya. Karin Stenberg è morta nel 1969.
Incredibile cosa possa nascondersi dietro un vinile di musica folk.
Grazie all’amico Mario che ha trovato questo disco in un mercatino e – conoscendo i miei gusti eccentrici – me ne ha fatto dono.
Per ulteriori informazioni sulla figura e l’opera di Karin Stenberg si può consultare il dizionario biografico delle donne svedesi.
* etichetta fondata nel 1951 da Harley J. Usill e dal musicologo Cyril Clarke. Inizialmente specializzata nella “musica britannica suonata da artisti britannici”, è poi diventata un’etichetta specializzata principalmente in registrazioni “spoken word” e in altro materiale commercialmente marginale. La Argo ha anche pubblicato una grande quantità di registrazioni classiche, concentrandosi principalmente su opere corali. Il disco in questione fa parte di una serie chiamata “The Living Tradition” dedicata alla musica tradizionale di vari paesi e curata da Deben Bhattacharya, etnomusicolo e antropologo indiano.