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Sparwasser ha vinto, archiviata la minaccia di chiusura

Roma, un circolo Arci, chiuso per covid, ha deciso di ospitare otto senza dimora. Il municipio a guida 5 stelle voleva stracciargli la licenza. Ma era una mossa illegittima

Roma. In bilico la licenza, poi il dietrofront. Sparwasser, il circolo Arci che a Roma ha aperto le porte ai senzatetto offrendo loro rifugio notturno, per 24 ore ha visto messa a rischio la sua futura riapertura come polo di attività culturali e ricreative. A fronte della nuova attività di accoglienza, infatti, il municipio aveva annunciato al circolo la revoca della Scia, ovvero della possibilità di svolgere attività di somministrazione di bevande. La denuncia degli stessi attivisti di Sparwasser, spalleggiati da Arci di Roma e del Lazio, e dal Forum del Terzo settore del Lazio, ha innescato una raffica di polemiche in città e, infine, il dietrofront nell’arco di una giornata: «l’archiviazione del provvedimento di revoca della licenza». Il primo febbraio, si legge nella PEC recapitata al circolo, il Commissariato Porta Maggiore ha segnalato al Municipio V che «il circolo adibito alla somministrazione di alimenti e bevande, ha recentemente cambiato destinazione d’uso dei locali commerciali in cui è ubicato, riqualificandosi in struttura di accoglienza per le persone senza fissa dimora, bisognose di posto letto per fronteggiare l’emergenza freddo che ha colpito la Captale. Alla luce di quanto sopra – annota il burocrate municipale – avendo cambiato la destinazione d’uso dei locali, lo scrivente ufficio provvederà a emettere gli atti per il divieto di prosecuzione dell’attività in oggetto».

«Un’insolita celerità della macchina amministrativa che cozza con le assenze e i silenzi a cui ci ha abituati questa amministrazione – ha detto Vito Scalisi – infatti, da undici mesi non abbiamo alcun riscontro alle richieste di supporto a questi spazi per quanto sta nelle competenze del Comune – come ad esempio la sospensione della Tari – silenzio anche sulla nostra richiesta di un tavolo ampio sulla crisi che attraversa il mondo della promozione culturale, silenzio infine sulla richiesta di strutturare forme di accoglienza dei senza tetto durature, che non pesino più  sull’azione emergenziale di associazioni, spazi sociali e volontari autorganizzati. Ci avvilisce che il dramma pandemico che attraversa la città e questi spazi, sia stato tradotto in un rilievo di mancata comunicazione di un cambio di destinazione d’uso, che tra l’altro si inseriscono coerentemente nell’ambito delle attività di interesse generale previste per una Aps  e che cozza in ogni caso anche con l’uso temporaneo. Due cantonate: una amministrativa e l’altra umana».

Nel piccolo locale, che sorge al Pigneto, prima della pandemia era tutto un susseguirsi di dibattiti, confronti, lezioni e concerti. A gennaio – vista la chiusura obbligata e a fronte della «emergenza freddo», eufemismo con cui la politica si assolve dalla cronica indifferenza per i drammi di chi perde casa – il circolo ha deciso di riconvertirsi in punto di pronto riparo per senzatetto allestendo otto letti al suo interno. Dunque, via mixer e tavolini, per fare spazio a brandine e coperte. Il tutto, da tre settimane, ha fatto partire anche una gara di solidarietà nel quartiere per i senzatetto. Ora, «dopo 23 giorni, le istituzioni si sono accorte della nostra iniziativa – la denuncia di Sparwasser – prendiamo atto che l’unico modo con cui le istituzioni di questa città si relazionano con noi, con le associazioni del territorio, con i volontari e le volontarie è questo: una gelida e assurda comunicazione amministrativa che mette a rischio la nostra riapertura – l’affondo – è questo il ruolo delle istituzioni? Rendere più complicata la vita di chi si impegna per gli altri? Sarebbe stato meglio se avessimo tenuto la serranda abbassata?». Al loro fianco si è subito schierata parte della città: dall’associazione di mutuo soccorso ‘Nonna Roma’ che li aiuta nell’accoglienza dei senza dimora, alla Cgil, consiglieri comunali e regionali e il Forum del Terzo settore del Lazio, di cui Arci è socia, che invita a cancellare quella determinazione e a rileggere l’articolo 118 della costituzione là dove parla di “favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini per lo svolgimento di attività di interesse generale”».

«E’ come se venisse revocata la somministrazione alle chiese che ospitano i rifugiati, o la licenza alle stazioni della metro che offrono riparo ai senzatetto in quella che in troppi si ostinano a chiamare emergenza freddo», commenta, appunto Francesca Danese, portavoce del Forum del Terzo settore Lazio: «Non si tratta assolutamente di cambio di destinazione d’uso – spiega Danese – ma solo di un diverso uso temporaneo dovuto ad una emergenza pubblica e di rilevanza generale visto che ai sensi dell’art. 23 quater Dpr 380/2001 comma 5 “L’uso temporaneo non comporta il mutamento della destinazione d’uso dei suoli e delle unità immobiliari interessate”».

Per il minisindaco Giovanni Caudo «questo atto suona come una punizione per la solidarietà e fa emergere la terribile miseria della nostra città». A fine giornata, ‘il lieto finè: «Ci è appena arrivata una comunicazione ufficiale del municipio V che annuncia l’archiviazione del provvedimento di revoca della licenza – hanno fatto sapere da Sparwasser -. Grazie davvero alle tantissime persone che si sono attivate per denunciare quanto accaduto e grazie anche a chi ha saputo riconoscere l’assurdità del provvedimento e ha fatto rapidamente marcia indietro».

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