Crescono le adesioni al corteo del 30 ottobre mentre il governo Draghi blinda la città per “proteggere” il suo G20
Se c’è un risultato politico del percorso per il ventennale di Genova è quello di aver ridato gambe a un processo di convergenza che sembrava essere stato archiviato dalle pratiche e dalle disavventure della sinistra politica, sociale e sindacale. Non è una questione di serendipity (scoperta fortuita di qualcosa di buono o utile, senza aver compiuto alcuno sforzo per cercarlo), chi è tornato a Genova nel luglio scorso aveva in mente più o meno questo, anche perché tanti già frequentavano fin dal tempo sospeso del primo lockdown gli spazi della Società della Cura. La pandemia ha spiattellato una verità che avrebbe dovuto essere evidente anche prima, ossia che senza cura – intesa nel senso più ampio possibile, non c’è alcuna chance per altro, che sia la “ripartenza”, cara a taluni, o il conflitto sociale che ci sta più a cuore. Proprio la pandemia sembra avere accelerato un processo di “politicizzazione” anche nella sedimentazione dei movimenti per la giustizia climatica, gli unici prima del covid a dare prova di capacità attrattiva – la famosa “eccedenza”.
Dalle oceaniche, e un po’ generiche nelle rivendicazioni, manifestazioni con Greta si è arrivati a laboratori più interessanti come le manifestazioni milanesi per la pre-Cop e il Climate camp che sta per aprirsi a Roma questo week end.
Proprio nelle giornate di Genova, poi, ha fatto irruzione sulla scena l’”insorgiamo” della Gkn con l’ormai famosa domanda – «e voi come state?» – posta dal collettivo di fabbrica a tutti i soggetti sindacali, politici e sociali catalizzati da quella vertenza. Anche il sindacalismo conflittuale, da parte sua, ha lanciato segnali di discontinuità con uno sciopero generale unitario l’11 ottobre – non succedeva da due-tre decenni – e con una presenza sia nelle chiamate di Gkn sia nella preparazione delle scadenze per contestare il G20 a Roma il prossimo sabato, 30 ottobre, in nome della giustizia climatica e della giustizia sociale. Una scadenza importante lanciata da Genova e cresciuta nelle mobilitazioni che si sono succedute. Il G20 è il club dei venti più potenti governi del mondo, quelli che muovono due terzi del commercio globale, l’80% del pil di questo pianeta e tre quarti delle emissioni di gas serra. Draghi è un ospite congeniale: un curriculum in Bce da dove ha strozzato la Grecia con il cappio del debito, la mistificante concezione della “transizione” ecologica affidata a Cingolani, la propensione ad accordi criminali con i peggiori tagliagole per vendergli armi o per affidargli l’esternalizzazione delle frontiere.
Che qualcosa si stia muovendo sembra evidente anche dal contegno delle polizie, forte con i deboli e debole con i forti, e dal livello della repressione. Da mesi cresce la dose di manganellate, lacrimogeni e abusi in divisa contro studenti, no Tav, picchetti di scioperanti e manifestanti mentre i fascisti scorazzano impunemente e a volte dirigono le piazze no Vax. Il caso più eclatante è stato l’assalto squadristico di Forza Nuova alla sede nazionale della Cgil consentito da una gestione strabica dell’ordine pubblico mentre pochi giorni dopo gli attivisti del Climate Camp di Roma sono stati tratti in stato di fermo solo per aver aperto uno striscione davanti alla Nuvola, il palazzone dell’Eur in cui si svolgerà il G20. Sullo striscione era scritto: “la catastrofe arriva, è ora di agire!”.
I promotori del corteo hanno tribolato non poco per negoziare un percorso con la Questura mentre Roma si sta blindando* e costellando di zone rosse per tutelare lo svolgimento del vertice e i sonni delle delegazioni straniere negli hotel di lusso della Capitale. Ma il corteo ci sarà e i segnali di una buona riuscita cominciano a giungere, ad esempio il numero dei pullman da Firenze, epicentro Gkn, cresce di giorno in giorno e ha superato la decina. Il giorno prima sarà la volta degli studenti, il giorno dopo la manifestazione si tireranno le somme in un’assemblea nazionale che definirà le prossime stazioni dei movimenti. Perché il clima lo sta surriscaldando anche il governo Draghi con l’attacco frontale al lavoro e al diritto alla pensione, con un Pnrr costruito per tornare a breve a ingabbiare nell’austerità la vita della stragrande maggioranza delle persone.
Per tutto questo sarà importante avere cura della convergenza di tutti i movimenti citati in questo articolo e continuare a lavorare perché questo spazio di conflitto e confronto possa dilatarsi ulteriormente e essere adeguato all’attacco che Draghi sta mettendo a punto contro chi lavora e contro l’ambiente. Perciò saremo in piazza per rilanciare la parola d’ordine di un grande sciopero generale con le stesse parole d’ordine di sabato 30 – giustizia climatica e giustizia sociale, l’equo accesso ai vaccini e alla sanità pubblica – ma articolate in piattaforme unificanti e capaci di efficacia. Loro G20, noi insorgenti. Già perché il messaggio delle giornate di Roma dei movimenti si sintetizza in due parole: convergenza ed insorgenza.
Ecco l'appello e le info utili per la partecipazione alle iniziative del 30 e del 31 ottobre
Care e cari, innanzitutto vi raccomandiamo la MASSIMA PARTECIPAZIONE alle giornate del 30 e 31 OTTOBRE a Roma. In occasione della conclusione del G20 guidato dalla presidenza italiana di Mario Draghi, i 20 Grandi ripropongono con poche variazioni linguistiche le stesse ricette, gli stessi interessi, che ci hanno portato nella crisi e nella pandemia.
L’assemblea sarà strutturata con quattro interventi introduttivi, durante i quali prenderanno parola le realtà che in questi mesi hanno costruito processi reali di convergenza. Nello specifico, il primo intervento introduttivo sarà appannaggio della Società della Cura; il secondo della realtà femminista, nata all’interno della società della cura, che ha costruito percorsi di convergenza fra donne di diverse realtà; il terzo intervento sarà dei Fridays For Future per dare una prospettiva generazionale e sulla questione climatica; il quarto intervento sarà della Gkn, esempio di lotta operaia che è uscita dallo steccato per fare della propria vertenza una questione generalizzata. E, nel pomeriggio, interverrà la rappresentante Zapatista del CNI dell’Ezln. Si succederanno, con equilibrio tra generi, tutti gli interventi successivi di 6 minuti ciascuno, che risponderanno alla domanda: priorità di lotta da condividere e occasioni concrete di convergenza.
Gli interventi saranno appuntati su cartelloni per tenere traccia e abbozzare una sintesi visiva intersezionale tra temi e appuntamenti.
* ROMA BLINDATA PER IL G20, 5.300 RINFORZI IN CAMPO Oltre al personale dei presidi territoriali saranno impiegati a Roma per il G20 di sabato e domenica prossimi 5.296 unità di rinforzo, di cui 2.542 della Polizia di Stato, 1.774 dell'Arma dei carabinieri, 580 della Guardia di finanza e 400 unità delle Forze armate, in virtù di un'apposita e temporanea estensione del contingente dell'Operazione «Strade Sicure» riservato a Roma, che sale così complessivamente a circa 2.000 militari. Così il Viminale al termine del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica convocato dal ministro dell'Interno Luciana Lamorgese per fare il punto sulle misure. Lamorgese ha ribadito l'esigenza che «venga costantemente garantito il massimo livello di coordinamento e di raccordo tra tutte le componenti del sistema sicurezza, sia nella fase di prevenzione sia in quella di controllo e di vigilanza del territorio».