Venti interviste a vent’anni da quel luglio genovese. Il nuovo libro di Archivi della Resistenza
Sabato 6 novembre, al Circolo Sanlorenzo di Roma, un dibattito dal titolo Spiriti di Genova, presenterà La rivoluzione non è che un sentimento, venti interviste a vent’anni dal G8 di Genova (Ets, collana Verba manent). Su Popoffquotidiano un’anticipazione del volume
Durante il lockdown dell’ultimo inverno, Archivi della Resistenza ha avviato una campagna di interviste sul movimento No Global e, in particolare, sulle manifestazioni di Genova del luglio 2001. Data l’impossibilità di condurre le interviste in presenza, per la prima volta nella storia di questa associazione, ci si è avvalsi degli strumenti di videoconferenza per raggiungere testimoni dislocati in Italia e all’estero e registrare i loro racconti. Una ricerca estesa (non solo in termini geografici), che in condizioni normali sarebbe stata assai impegnativa da realizzare. Si è cercato quindi di “far di necessità virtù”, trasformando questi freddi e un po’ routinari strumenti telematici – che negli ultimi mesi ci hanno come imprigionato in una coatta quotidianità “a distanza” – in nuove possibilità di produzione culturale e di ricerca.
qui c’è l’evento fb della presentazione a Roma https://fb.me/e/PEnezqR3
Non si intende qui promuovere un “elogio della videoconferenza”, parafrasando un dibattito di lunga durata nella storia orale italiana, anche perché i limiti di una comunicazione mutilata della presenza e del contatto sono evidenti. Tuttavia, non vi è dubbio che esista in questo progetto una dimensione sperimentale, che presuppone almeno il tentativo di praticare e ridefinire nuove metodologie di raccolta delle fonti orali in rapporto a strumenti digitali, in una logica che non può non tener conto della condizione di precarietà e del tempo sempre più disgregato, che colpisce gli attori della ricerca. Non è ancora il momento – né questa la sede – per trarre delle considerazioni di carattere più generale; si registra soltanto una nuova possibilità, generata dalle particolari condizioni a cui ci ha costretto la pandemia, e di cui anche questo libro, in qualche modo, vuole conservare traccia.
L’occasione del ventennale del G8 di Genova (2001-2021) ci ha fornito il pretesto per indagare insieme alla cronaca di quei giorni, le istanze politiche del movimento, le violenze di piazza, la repressione contro i manifestanti e la lunga ed estenuante ricerca di verità e giustizia. Non ci siamo però fermati alla sola dimensione fattuale, si è cercato di risalire fino alle ragioni ideali, ai sentimenti e alle storie di vita che stanno dietro a quella moltitudine di uomini e donne, di diverse generazioni e provenienze, che manifestò a Genova, nella comune convinzione che «un altro mondo è possibile».
La scelta dei testimoni non è casuale, ma è stata indirizzata dalla volontà di avere un gruppo il più possibile rappresentativo delle varie tipologie di manifestante e delle culture politiche in campo: portavoce e militanti di base, giornalisti e scrittori, mediattivisti e video-operatori, legali e infermieri, studenti e giovani dei centri sociali, processati e religiosi, vittime dei pestaggi e delle torture. Non si tratta di un mero gioco tassonomico o di una trovata editoriale, fin da quando si è pensato a realizzare questa ricerca era chiara la necessità di rappresentare un’eterogeneità più virtuosa che contradditoria – al tempo sarebbe stato scontato dire “moltitudinaria” – del movimento di Genova. Per la stessa esigenza, la campagna delle interviste ha coinvolto deliberatamente sia personaggi più o meno famosi, sia attivisti comuni, che mai prima di oggi avevano raccontato quelle esperienze in pubblico e tantomeno le avevano storicizzate. Il risultato finale pare soddisfacente, perché siamo in presenza di un amplissimo ventaglio di situazioni, di ruoli e di appartenenze. L’ambizione iniziale ha dovuto poi fare i conti con l’unicità dell’essere umano, perché, per quanto gli intervistati siano paradigmatici di una o più tra le tipologie indagate, alla fine le loro testimonianze rappresentano soprattutto un percorso individuale, unico e irripetibile.
I venti intervistati in ordine alfabetico sono: Vittorio Agnoletto, Checchino Antonini, Ciccio Auletta, Monica Battifora, Norma Bertullacelli, Valeria Bruschi, Francesco Caruso, Luca Casarini, Mauro Degl’Innocenti, Monica Di Sisto, Haidi Gaggio Giuliani, Monica Lanfranco, Alessio Lega, Maurizio Maggiani, Luisa Morgantini, suor Patrizia Pasini, Michelangelo Ricci, Fabio Sommovigo, Valérie Vie, Niccolò Villiger. Se è vero che alcuni di questi personaggi erano già molto noti alle cronache del tempo, altri nomi invece risultano pressoché sconosciuti: ognuno e ognuna di loro ha comunque una storia interessante da raccontare, una storia che non meritava di rimanere nell’oblio. Nella restituzione delle varie testimonianze non sarà impossibile imbattersi in alcuni aspetti inediti dei personaggi più in vista. Resterebbe deluso chi cercasse in queste interviste una struttura fissa o una narrazione limitata alla cronaca dei tre giorni, poiché è stato adottato un baricentro variabile per ogni storia, magari ora più sbilanciato sull’infanzia e le pregresse esperienze politiche, ora più spostato sulla ricostruzione del prosieguo politico e dell’impegno attuale.
Gli antichi ci hanno insegnato che ogni storia si struttura in tre parti e lo stesso vale per questo racconto: lo svolgimento dei fatti deve avere un inizio e una fine; un “prima”, in cui si indaga quale percorso li abbia condotti a manifestare e quale sia stato il loro apprendistato ideale, e un “dopo”, che arriva fino ai giorni nostri con diverse soluzioni: la delusione, il trauma, la fuga o il permanere di un impegno politico. Genova ha rappresentato per tutti gli intervistati un giro di boa nei propri sentimenti politici, c’è per tutti loro, un prima e un dopo Genova, una specie di perdita dell’innocenza, la fine di una lunga adolescenza politica. Le ragioni sono evidenti: i fatti del G8 con il loro portato di delusione e ingiustizia rappresentano per molti un trauma che ha spesso i connotati della sconfitta, se non dell’annichilimento. Eppure questo libro cerca di dimostrare – al di fuori di ogni retorica consolatoria e del rischio sempre presente del reducismo – che la storia non può finire e che lo spirito di Genova attraversa carsicamente il tempo per poter riemergere, oggi o domani, in ogni nuovo anelito di speranza, nella tenace volontà di trasformare lo stato presente delle cose.
Il libro quindi si interroga su cosa oggi si può ancora imparare dai fatti del G8, da questa educazione genovese che ha folgorato diverse generazioni di idealisti. Da allora sono passati vent’anni, che sono in realtà pochi ma sembrano un’enormità per come il mondo è cambiato nel frattempo. È venuto forse il momento di fare dei bilanci e continuare a raccontare quanto è successo a chi non era presente allora e a chi non era ancora nato. Per tutti questi motivi, La rivoluzione non è che un sentimento vuole essere sia un atto di denuncia, nei confronti di quanto accaduto, sia un libro di progetto, rivolto al futuro e alle nuove generazioni, perché tra le righe di questi racconti si può leggere la storia sentimentale e politica dei nostri ultimi vent’anni. Occorre comprendere quello che siamo stati (riscoprire le idealità e interrogarci sugli errori), se vogliamo tornare a pensare quello che potremmo essere domani, perché, al netto di tutti i bilanci, «la rivoluzione non è che un sentimento».
Parallelamente alla campagna di interviste e al lavoro svolto sul libro, è stato realizzato uno spettacolo di teatro canzone, che trae ispirazione anche dalle testimonianze qui raccolte. Lo spettacolo si intitola Venti da Genova. Canto teatrale per coro, cantastorie, due guardie e un clown ed è stato ideato, per conto di Teatro dell’Assedio, da due dei testimoni presenti nel volume: Michelangelo Ricci e Alessio Lega. Pur essendo il libro e lo spettacolo due oggetti culturali autonomi, sono in realtà fortemente intrecciati. Il collettivo di Archivi della Resistenza e la compagnia teatrale si sono confrontati nei mesi precedenti, durante la residenza artistica della compagnia presso il Museo Audiovisivo della Resistenza a Fosdinovo, sede dell’associazione. L’incontro è stato ricco e stimolante.
Il gruppo di lavoro che ha condotto le interviste e ha curato il libro è composito dal punto di vista generazionale ed è costituito non solo dai militanti storici che hanno fondato l’associazione diciotto anni fa, ma vede una presenza nutrita di giovani, alcuni dei quali hanno oggi vent’anni (cioè nati proprio nel fatidico 2001). Il gruppo che firma questo lavoro è costituito da Alessio Giannanti, Simona Mussini, Gianmarco A. Gorlandi, Giulia Pietrobono, Giulia Sorrentino, Emanuele De Luca, Asja Ricci, Aurora Bernardini, Verusckha Fedi, Marco Curti, Simona Mulazzani. Hanno collaborato: Luca Marchi, Annalisa Giannanti, Giulia Petacchi, Francesca Basolu, Anais Poirot-Gorse, Brando Fornaciari, Marta Romanout, Filippo Ricci, Maria Tonarelli, Federica Tos, Tiziana Bianchi.