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Il derby dei nonni visto da fuori

A 85 anni, Berlusconi tenta di diventare Presidente della Repubblica, contro Draghi, anche lui candidato a metà [Ludovic Lamant]

La formazione più rapida del previsto di un governo in Germania in autunno è stata un motivo di sollievo per Parigi. Emmanuel Macron potrebbe contare su un forte esecutivo a Berlino per tutta la durata della sua presidenza del Consiglio dell’UE a partire dal 1° gennaio. Ma l’incertezza politica sul continente potrebbe venire all’inizio dell’anno da un altro peso massimo del club, l’Italia, la terza economia della zona euro.
Si sta preparando un’elezione per nominare il successore di Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica, che ha annunciato che si dimetterà il 3 febbraio. La posizione, riservata agli over 50, è in gran parte onoraria. Ma negli ultimi anni si è rivelato decisivo nel portare la politica transalpina fuori dai disordini, per esempio durante la formazione dell’attuale governo quasi-unitario intorno a Mario Draghi nel febbraio 2021.
Questa elezione, che “è simile alla nomina di un nuovo papa”, scrive il Guardian, avviene senza un candidato ufficialmente dichiarato. Solo deputati e senatori, più alcuni rappresentanti regionali, sono chiamati a votare, a scrutinio segreto, per un candidato di loro scelta (1.009 elettori in tutto). Una maggioranza di due terzi (almeno 673 voti) è richiesta in uno dei primi tre turni di voto (il primo turno non dovrebbe iniziare prima della terza settimana di gennaio), seguito da una maggioranza del 50% più uno (505 voti) in seguito.
Da quando ha lasciato la presidenza della Banca Centrale Europea (BCE), il veterano di Goldman Sachs Mario Draghi, 74 anni, ha sognato questo prestigioso incarico per concludere la sua carriera. Ma non ha mai fatto sapere le sue intenzioni dal suo arrivo forzato alla presidenza del Consiglio. Al massimo, ha detto in una conferenza stampa di fine anno il 22 dicembre: “Il mio destino personale non è importante. Non ho ambizioni particolari. Sono, se volete, un nonno al servizio delle istituzioni.
La formula ha colpito nel segno: “nonno” è diventato il nuovo soprannome dell’uomo che i suoi sostenitori chiamavano “Super Mario”. Soprattutto, l’immagine paternalistica è stata interpretata come una mezza dichiarazione di candidatura. “Attenzione, il nonno scappa”, titolava Il Fatto Quotidiano, un quotidiano vicino al Movimento Cinque Stelle (M5S).
Lo scenario è plausibile. Ma divide la classe politica italiana, gli ambienti economici e gli osservatori. Perché la partenza di Draghi minerebbe, per rimbalzo, l’attuale esecutivo, un presunto “governo dei migliori”, un’assemblea molto eterogenea che mescola profili di “tecnici” o politici che vanno dall’estrema destra (la Lega di Salvini) alla socialdemocrazia (il Pd), con persino qualche appoggio di Liberi e Uguali (LeU), una coalizione a sinistra del Pd.
Alcuni scommettono che Draghi lascerebbe le chiavi dell’esecutivo a Daniele Franco, l’attuale ministro dell’Economia e delle Finanze, un indipendente che ha guidato la Banca d’Italia. Questo sarebbe una continuazione di quello che l’accademico Stefano Palombarini identifica come un “esperimento di blocco borghese”, cioè un impegno pro-UE e l’attuazione di riforme neoliberali.
Ma molti temono che l’elezione di Draghi come presidente significherebbe soprattutto innescare elezioni legislative anticipate entro l’anno (le prossime elezioni sono teoricamente previste nel 2023). L’Italia tornerebbe all’instabilità politica nel peggior momento possibile, quando deve affrontare una nuova ondata di infezioni da Covid e, soprattutto, quando deve incassare i soldi del piano di rilancio UE negoziato nel 2020, di cui la penisola è il principale beneficiario (209 miliardi di euro sulla carta, ma più che altro 66 miliardi di euro netti in sei anni se si divide il denaro in sovvenzioni e prestiti e si detrae il contributo dell’Italia al piano complessivo).
L’uscita di Draghi dal governo, avverte il Financial Times, rischierebbe di “smorzare l’entusiasmo degli investitori per l’Italia”. In un colpo solo, tutta la narrazione eroica costruita intorno all’ex banchiere, che, secondo Les Echos, “ha rimesso in piedi il ‘malato d’Europa’”, andrebbe in frantumi. L’Economist insiste che in caso di elezioni parlamentari anticipate, i sondaggi – certo fragili – danno la maggioranza a una coalizione di destra (Forza Italia, il partito di Silvio Berlusconi) e di estrema destra (la Lega di Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni).
Altri sostengono che Draghi, per quanto sia lodato dai media, non sarà in grado di tenere insieme questo eterogeneo equipaggio oltre l’estate del 2022, quando inizierà la campagna per il 2023: alcuni dei suoi sostenitori dicono che sarebbe meglio mettere Draghi alla presidenza per un mandato di sette anni piuttosto che lasciarlo consumare in sei mesi dal tipo di battaglie politiche per cui l’Italia è famosa.
In questo contesto nebbioso, propizio a innumerevoli speculazioni, l’ipotesi di una rielezione di Mattarella, anche se ha ripetuto in tutti i toni che non la desidera, non è esclusa. All’inizio di dicembre, l’ottantenne democristiano è stato oggetto di una lunghissima standing ovation alla Scala di Milano, al grido di “Bis!” del pubblico.
Ma è soprattutto Silvio Berlusconi, 85 anni, che si dichiara “moribondo ad ogni convocazione a comparire davanti al giudice per i suoi affari sessuali”, ironizza Le Figaro, che sembra essere convinto che sia lui l’uomo adatto. Apparentemente instancabile, anche se l’anno scorso ha sofferto di una grave forma di Covid, il Cavaliere sta facendo una campagna attiva da dicembre per vincere le elezioni. In particolare, ha inviato a tutti i grandi elettori un’antologia dei suoi discorsi di politica generale del periodo in cui governava l’Italia… La competizione a distanza tra Draghi e Berlusconi ha ispirato questo titolo del quotidiano di destra Libero: “Nonno contro bisnonno”.
Non sorprende che la parte pro-Berlusconi, come il suo fedelissimo Antonio Tajani, avverta del rischio di instabilità se Draghi lascia il governo. Puntano sull’incapacità della sinistra di presentare un candidato consensuale, mentre i presidenti della Repubblica italiana hanno una sensibilità di centro-sinistra da 23 anni. Ma la strada da percorrere per l’ex presidente del Consiglio (nove anni di regno cumulativo) è ancora lunga, tanto è controverso il suo carattere.
Berlusconi è stato condannato nel 2013 per frode fiscale in relazione alle sue attività a capo di Mediaset, che sembrava segnare la fine definitiva della sua carriera politica in quel momento. È ancora sotto processo, questa volta per corruzione di testimone, in un caso di prostituzione minorile legato al più ampio scandalo delle feste “bunga bunga”. Ma il milanese è stato infine assolto nel 2015 dalle accuse di “istigazione alla prostituzione di un minore” e “abuso di potere” nel caso del “Ruby-gate”, dal nome di una prostituta minorenne dell’epoca.
Come prova dello sconvolgimento che ci aspetta, una petizione lanciata dal quotidiano Il Fatto Quotidiano (“Berlusconi al Quirinale? No grazie”) aveva quasi 200.000 firme alla fine della giornata di mercoledì. Se vuole succedere a Mattarella, l’ex presidente del Consiglio non solo dovrà riunire tutta la destra e l’estrema destra – il che non è scontato – ma anche fare appello al centro, per esempio tra i sostenitori di Matteo Renzi.
La stampa italiana è piena di candidati alternativi – Paolo Gentiloni, l’attuale commissario europeo per gli affari economici, gli ex presidenti del Consiglio Romano Prodi e Giuliano Amato, o l’attuale ministro della Giustizia Marta Cartabia, ex presidente della Corte costituzionale, che diventerebbe così la prima donna a diventare presidente della Repubblica in Italia. Ma nessuno di loro si è dichiarato. Tutti rispettano la regola informale che nessuno deve rivelare le proprie intenzioni prima delle elezioni. Tranne Silvio Berlusconi [e Draghi, ndt].

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