Sospesi in 66 in un liceo artistico di Milano per aver rivendicato un diritto. Una storia in apparenza d’altri tempi
Succede a Milano, in un liceo artistico. Sospesi in 66 tra ragazze e ragazzi per aver rivendicato un diritto. Una storia in apparenza d’altri tempi, di una scuola al freddo e una preside arcigna e autoritaria. Ma invece è una storia modernissima: la scuola è congelata dai tagli e la preside incarna la figura del manager allergico ai movimenti studenteschi, al tempo del neoliberismo. Non c’è spazio per l’ascolto degli studenti e, probabilmente, anche dei lavoratori. La Rete della Conoscenza, un sindacato studentesco, fa sapere che tutto ciò è avvenuto nella succursale in Via Papa Gregorio del Liceo artistico Brera dove, prima delle vacanze natalizie, gli studenti hanno interrotto le lezioni per una temperatura registrata nelle classi nettamente al di sotto dei 18°C.
«Quando a dicembre siamo andati dalla dirigente per informarla del malfunzionamento dei caloriferi la risposta che ci è stata data è stata di “coprirsi e resistere” nel mentre che i tecnici venivano chiamati – dice Priscilla Cannonieri, studentessa del Liceo Brera – a quel punto per accertarci che il problema venisse risolto al più presto abbiamo chiamato Città Metropolitana, che ha negato la presenza di alcuna segnalazione da parte della dirigenza; perciò alcuni studenti hanno deciso di chiamare i pompieri per organizzare l’evacuazione, i quali, pur assicurando di intervenire il prima possibile, non si sono presentati.
Verso le ultime ore di lezione tutti gli studenti di tutte le classi hanno deciso, esercitando i propri diritti, di uscire dalle classi dando il via a un corteo spontaneo all’interno della scuola, concluso nell’atrio con la richiesta di sospensione delle lezioni fino alla riparazione del riscaldamento; la dirigenza quindi ha minacciato tutti gli studenti di denuncia, minacce che si sono poi concretizzate in un atto di repressione da parte della preside che ha richiesto l’intervento dei carabinieri, i quali hanno rimandato in classe gli studenti identificandone cinque, sospesi successivamente per cinque giorni al rientro a scuola dopo le vacanze natalizie».
Non è finita: al rientro a scuola, oltre ai cinque identificati dai carabinieri sono stati sospesi altri 61 studenti. «Le sospensioni che abbiamo ricevuto, oltre a rappresentare un gravissimo atto di repressione da parte della scuola, hanno intaccato i diritti fondamentali di noi studenti – spiega Gaia Locatelli, anche lei del Brera – in primis nessuno è stato convocato prima della sospensione, convocazione che è obbligatoria secondo lo statuto degli studenti; inoltre nelle lettere di sospensione ci sono dichiarazioni del falso come atteggiamenti aggressivi nei confronti delle forze dell’ordine, che non sono mai avvenuti; infine le sospensioni sono stato motivate con l’accusa di manifestazione non autorizzata. Ci sembra fondamentale ribadire ancora una volta che noi quel giorno per legge non saremmo dovuti essere nelle nostre aule».
«Provvedimenti repressivi come questo sono ancora presenti nelle scuole che noi tutti attraversiamo – commenta Loris Scivoletto dell’Unione Degli Studenti – portando alla sottomissione degli studenti, al completo autoritarismo di dirigenza e dei docenti»
«Senza accettare un dialogo costruttivo tra le varie componenti che vivono la scuola – continua Simone Botti, coordinatore Uds – per questo come Unione Degli studenti Milano stiamo chiedendo da oltre un anno reali tavoli di lavoro con Città Metropolitana sul tema dell’edilizia, ci aspettiamo che i nuovi fondi del PNRR vengano usati con giudizio, tenendo conto della visione della rappresentanza studentesca».