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«Fontana non sarà ospite gradito in Cgil Lombardia»

Il presidente regionale uscente invitato al Congresso di CGIL Lombardia. Eliana Como, portavoce del documento di opposizione: «Fontana non venga in casa nostra»

Il 31 gennaio, la Cgil Lombardia ha invitato Attilio Fontana al nostro congresso regionale a Milano. Nel mio intervento al congresso Fiom Lombardia ho spiegato perché a casa nostra Fontana non lo voglio: perché è tra i principali responsabili della strage di Bergamo nella primavera del 2020. E faccio appello alla Cgil Lombardia affinché non lo inviti.

Se poi verrà, lo dico da ora. Lo dico soprattutto a lui: ti aspetto e chiederò ai familiari delle vittime di essere con me. E dovrai dirci guardandoci negli occhi, a 15 giorni dalle elezioni, perché non ha chiuso subito la Val Seriana come sapeva necessario. Perché ha anteposto gli interessi della Confindustria alla salute di un territorio intero. Perché produrre per Jaguar era più importante della vita di migliaia di uomini e donne.

Io mi ero preparata tutt’altro intervento, ci sarà modo in un’altra occasione, ma poi ho deciso che avrei detto altre cose perché nel mentre, stamattina, mi è arrivato il programma del congresso della CGIL Lombardia: Al nostro congresso il 31 gennaio è invitato Attilio Fontana.

Io capisco la difficoltà, davvero, e non voglio mettere in croce nessuno, non voglio mettere in croce nemmeno la CGIL Lombardia…

Chiunque ha vissuto in Lombardia sa che cosa è successo, questa non è una delle discussioni, uno dei temi della nostra dialettica interna… io dico soltanto che a casa mia, a casa nostra, io Attilio Fontana – che è uno dei principali responsabili di quello che è successo a marzo del 2020 in questa Regione non ce lo voglio!

Potete dirmi che c’è un bon ton istituzionale per cui la CGIL invita il Presidente della Regione, potete dirmi che anche quattro anni venne, che si è sempre fatto così, potete dirmi quello che vi pare… però il problema resta. Perché credo che il bon ton, le liturgie, non valgono niente di fronte quello che è successo in quei due mesi. Nemmeno le convenienze politiche, ammesso che ci siano, perché quello manco si ascolta a noi.

Attilio Fontana, ripeto, è tra i principali responsabili del fatto che a marzo del 2020 un’epidemia è diventata una strage in questa Regione! Nella sola provincia di Bergamo sono morte 6.000 persone, non molti di meno a Brescia e nei territori limitrofi, più 600 per cento di mortalità nella mia sola provincia. In alcuni paesi della Val Seriana alcune chiese hanno smesso di suonare a lutto perché era troppo. L’Eco di Bergamo smise di pubblicare gli annunci mortuari perché aveva superato le 12 pagine… e tutto il mondo ha visto i camion che portavano via i morti da nostro cimitero.

Tra pochi giorni ormai, cosi pare, finirà l’inchiesta della Procura di Bergamo dalla quale sono già usciti i dati del modello matematico, elaborato dal professor Crisanti, che dice che se la Val Seriana fosse stata chiusa il 28 febbraio, come due giorni prima lo stesso Fontana aveva chiuso Codogno, ci sarebbero stati 4.000 morti in meno! Era già uscito che il 28 di febbraio fu Fontana a inviare una mail al governo per dire questi che bisognava mantenere le misure di contenimento blande allegando i dati del CTS che dicevano esattamente che in Val Seriana c’era un’epidemia ed era fuori controllo… cioè, lui sapeva!

Lui aveva dati, li allega a quella mail ma decide di non mettere in sicurezza il nostro territorio. Ed era già uscito, grazie al lavoro straordinario che ha fatto la giornalista Francesca Nava che poche ore prima di quella mail, Fontana aveva chiamato Bonometti, il presidente di Confindustria, e gli aveva detto “guarda che probabilmente chiudono la Val Seriana” e quello gli aveva risposto, come se niente fosse, “non si può, io devo rifornire la Jaguar”. Testuali parole, riportate da un’intercettazione. E pochi giorni prima era uscito il video che abbiamo visto tutti, Bergamo is running. Allora, le responsabilità sono tante, e sono a tutti i livelli istituzionali, nazionali oltre che regionali di ogni singolo sindaco della Val Seriana, compresa la privatizzazione della sanità pubblica per decenni, compreso il fatto che non hanno chiuso l’ospedale di Alzano quando dovevano, compreso un piano pandemico nazionale e regionale che non hanno mai attuato… sono tante le responsabilità, aggiungo, anche dei nostri vertici a Roma, che non avevano capito granché in quei giorni. C’è un comunicato del 28 febbraio, di CGIL, Cisl, Uil, Confindustria che dice allo stesso modo “Bisogna tornare rapidamente alla normalità” e non c’è una volta citata la parola sicurezza. E la CGIL Nazionale, i suoi alti vertici a Roma, che non sentivano la sirena di tutti i giorni continuamente, ogni 20 minuti, come la sentivamo noi…

E’ arrivato solo il pomeriggio del 22 Marzo, poco prima che poi Conte dichiarasse il lockdown, poi tra fiumi di deroghe, a dire che tutte le fabbriche non essenziali dovevano chiudere … molte delle fabbriche le avevamo già chiuse noi, con gli scioperi e con una copertura dello sciopero della sola Fiome e non di altre categorie, nonostante alcuni comunicati della stessa CGIL Lombardia che giustamente imploravano, a metà marzo, i nostri vertici a Roma di capire che quello che stava succedendo era una cosa più grande di chiunque… Il 22 Marzo era un mese dopo, 4000 morti dopo a Bergamo…

Allora io per tutto questo, per tutto quello che tutti quanti noi abbiamo vissuto, io davvero lo chiedo a tutti e a tutte, e faccio appello, sì, anche alla CGIL Lombardia: non invitatelo, non invitate Fontana, non lo fate venire, lui che sei in quei due mesi con l’intera sua Giunta fosse scappato in Svizzera, avrebbe fatto meno danni lasciandoci da soli, lui che come se niente fosse si ricandida a presidente di questa Regione, lui che non dovrebbe mai più decidere sulle nostre vite dopo quello che ha fatto, non lo fate venire lì per rispetto a tutti quelli che a causa di questa enorme responsabilità hanno pagato un prezzo.

E lo dico perché se poi verrà, lo dico da subito, lo sappia soprattutto lui: io lo aspetto

Lui a Bergamo è da un po’ che non ha il coraggio di venire, perché dice di dormire sonni tranquilli ma lo sa anche lui che ha deciso in quel momento cruciale di anteporre gli interessi della Confindustria a quelli della salute e della sicurezza di un’intera Regione. Allora io lo aspetto se poi verrà, chiederò ai familiari delle vittime di esserci anche loro, e gli dirò che venga a dirci a noi, negli occhi, Fontana, a 15 giorni da queste elezioni, perché produrre per la Jaguar valeva il sacrificio di migliaia di uomini e donne.

 

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