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Le barricate sonore della Banda POPolare dell’Emilia Rossa

“Lo Sceriffo della mia città“, feat. ‘O Zulù dei 99 Posse, è il singolo che lancia il crowdfunding per il nuovo album

Presentato in anteprima dalle frequenze della storica emittente del movimento bolognese, Radio Città Fujiko, il nuovo singolo della Banda POPolare dell’Emilia Rossa si intotola Lo sceriffo della mia città. Il refrain, in dialetto partenopeo, svela la voce di Luca Persico, per tutti ‘O Zulù, leader dei 99 Posse, una delle tante collaborazioni che la Banda vanta per Sempre dalla parte del torto, il nuovo album per l’etichetta Maninalto! che vedrà la partecipazione anche di Modena City Ramblers, Gang, Kento e Marcello Coleman e per il quale è in corso un crowfunding che ha già superato il 65% dell’obiettivo iniziale. Lo trovate sul sito di Buonacausa, per sottoscrivere il crowdfunding, acquistare l’album, il quarto della loro storia, e diventare co-produttore di queste 10 canzoni, 10 “barricate sonore”.


I sindaci sceriffi, per la band, sono gli esecutori della guerra alla povertà con una sequela di misure razziste e liberticide che puntano a colpevolizzare le vittime delle politiche locali e nazionali di tagli al welfare e di saccheggio del territorio in nome e per conto di affaristi, commercianti, multinazionali e palazzinari. Una guerra spesso condotta con i vessilli della difesa della famiglia tradizionale anche contro i diritti civili visti come una minaccia alle gerarchie sociali mentre le disuguaglianze continuano a logorare il tessuto sociale e il senso comune.“È il nostro manifesto contro la politica non solo dell’attuale governo ma di quella degli ultimi trent’anni”, dice la Banda.
Era il 25 aprile 2011 quando la Banda POPolare dell’Emilia Rossa s’è esibita la prima volta in piazza Grande a Modena. L’intento del progetto è stato fin dal primo momento fare politica rivoluzionaria, militante e anticapitalista attraverso una delle forme di comunicazione più diretta, efficace ed emozionate che esistano: la musica. Senza naturalmente rinunciare alla “balotta”, cioè al “fare festa” in modenese. La Banda, si vanta di essere «un gruppo proletario composto da delegati Rsu Fiom delle più importanti fabbriche metalmeccaniche di Modena, tra cui Ferrari e Maserati, e da musicisti professionisti che più precari di così non si può».
Definiscono il loro genere musicale col termine “internazionalista” perché vuole essere fuori da qualsiasi schema predefinito che non siano l’unità e solidarietà delle classi subalterne anche in ambito musicale e artistico oltre ogni frontiera. Fanno altresì tesoro di importanti ricerche in materia di canzoni popolari come quelle svolte da Gianni Bosio e dall’istituto De Martino negli anni sessanta. La sillaba “POP” di “POPolare” nel nome della Banda è un chiaro quanto umile riferimento e omaggio agli Area, band rivoluzionaria cui la banda non si rifà in termini di stile (“perché assolutamente inimitabili e non più riproducibili”) ma cui si rifà in quanto a spirito e a carica sovversiva e anticapitalista.

«Mai come in questa nostra epoca è necessario alzare la testa e difendere con orgoglio le tradizioni di lotta del movimento operaio anche dal punto di vista culturale e artistico. Per questo il nostro motto è quello di André Breton: “Indipendenza dell’arte per la rivoluzione, La rivoluzione per la liberazione definitiva dell’arte”».

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