Una comunicazione tossica ha fatto seguito agli arresti e alle rimozioni dei poliziotti violenti. Una riflessione del Circolo Pink LGBTE e di Non Una di Meno Verona
Leggendo gli ultimi articoli pubblicati sulla vicenda torture in Questura a Verona pare che le vittime siano i poliziotti rimasti in servizio e non toccati dalle indagini. Ieri abbiamo appreso di un pool di psicologi messi a disposizione degli agenti, oggi della visita alla questura di Verona di uno “sbirro di razza” (come lo definisce la giornalista de L’ Arena Alessandra Vaccari), il capo della polizia Vittorio Pisani. Una visita lampo, molto elogiata nell’articolo, per far sentire la sua vicinanza e ancora una volta ribadire la volontà di fare chiarezza.
Ma ci chiediamo: qualche carica statale o locale ha fatto visita alle vittime delle torture? O a chi tutte le mattine fa ore di coda per regolarizzare un documento? Questore, Prefetto e Sindaco sono mai andati a verificare le modalità con cui quotidianamente gli agenti si rapportano con le persone migranti e fragili, hanno mai parlato con loro, ne hanno mai verificato lo stato emotivo? Noi crediamo di no.
Le vere vittime non sono i poliziotti.
Un consiglio: provate a parlare con chi ogni giorno attende in coda a fianco dei cancelli della Questura, fino al pomeriggio, verificate come queste persone siano trattate con arroganza, costrette a subire piccoli e grandi soprusi, a cui abbiamo assistito come operatori di sportelli (e che talvolta abbiamo subito noi stessə).
Ci stiamo chiedendo anche se quei cinque arrestati, e i 21 o forse più che sapevano ma hanno taciuto, non stiano diventando i capri espiatori di tutto il marcio del sistema. Troppi sono gli esempi in Italia di pestaggi e di successive coperture.
Siamo certi che chi lavora tutti i giorni a contatto con le marginalità sociali vada sostenuto, ma va anche educato a non usare il potere della divisa contro le marginalità stesse. Ci chiediamo purtroppo quanti altri casi simili ci sono stati, quanti ne sono stati coperti, quante persone hanno subito violenza senza che nessuno lo sapesse perchè colleghi compiacenti hanno coperto.
Speriamo che quei 21 che hanno coperto e non denunciato non abbiano nessun rapporto con chi tutti i giorni si reca in questura o è oggetto di indagini. Certo, la causa di tanti disservizi è anche la mancanza di personale adeguatamente formato e adatto ai rapporti con il pubblico – e allora questo può essere il punto da cui partire per riformare il sistema di polizia.
Non possiamo nasconderci ancora una volta che dietro la metafora delle mele marce, c’è un intero sistema che umilia e tortura poveri e persone marginalizzate e protegge invece chi ha il potere – un sistema che va rivoltato e ricostruito dalle fondamenta.