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Ti porto al Parri: quando la storia è un bene comune

A Milano, fino al 3 dicembre, il primo Festival di Public History promosso dall’Istituto nazionale Ferruccio Parri

La memoria senza conoscenza storica è fallace, quindi il materiale di archivio va letto, conosciuto e soprattutto studiato: a Milano si è aperto il primo Festival di Public History, organizzato dall’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, dal titolo Storia, Reading, Musica, Talk, Tour in archivio, in collaborazione con Farneto teatro e con la partecipazione di ANPI, ANED, Associazione Vittime del terrorismo, Associazione vittime di Piazza Fontana, che, come il Parri, hanno sede alla Casa della Memoria.

Il Festival si apre in occasione del trasferimento alla Casa della Memoria dell’Archivio storico di pregio incredibile del Parri e dell’apertura di una sala di lettura aperta al pubblico, il più possibile variegato, che renderà la Casa della Memoria fruibile a tutte le persone, studiosi e non, e soprattutto ai giovani, perché la cultura è appannaggio anche di chi storico non è.

Difficile da definire, la public history incorpora una vasta gamma di pratiche e si svolge in molti contesti diversi. I suoi elementi chiave sono, appunto, l’uso dei metodi della disciplina storica, l’accento sull’utilità della conoscenza storica per la costruzione pratiche di conflitto sociale, ben oltre scopi puramente accademici o di antichità, accento sulla formazione e la pratica professionale.

“Abbiamo scelto la Public History perché punta alla divulgazione, al coinvolgimento del pubblico” – spiega Paolo Pezzino, Presidente del Parri – “lo stesso Ferruccio Parri, quando, nel 1949, ha donato le carte del Corpo Volontari della Libertà e del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia per la fondazione dell’archivio, ha voluto che esse non solo fossero preservate ma anche fruite dal pubblico e diffuse. In questi 80 anni abbiamo incrementato l’archivio e la biblioteca e creato una rete di 66 istituti storici della Resistenza in tutti Italia”.

“Finalmente la conservazione del patrimonio va a braccetto con la sua valorizzazione”, dice a Popoff Sara Zanisi, Direttrice del Parri. “Il patrimonio, invece, è spesso è sentito come problema, zavorra, peso, costo. Invece è un pezzo di democrazia, un bene comune, un antidoto, il mezzo che permette alla comunità di riconoscervi. Va trasformato in possibilità di intrattenimento e di coesione”, aggiunge Annalisa Rossi, Direttrice dell’Archivio di Stato di Milano.

I temi che saranno toccati nel Festival sono l’eredità del passato coloniale in America – con il documetario Stonebreakers, del 2022 dedicato al tema “Black kives matter”, il golpe in Cile e le violenze politiche del primo dopo guerra – affrontati attraverso spettacoli teatrali, rispettivamente Sopra il vostro settembre e Di rosso e di nero e un reading Il golpe -, l’8 settembre in Italia -con un reading La casa nel bosco e un podcast a cura di Radio Popolare– i visionari del ‘900 -con un concerto del Marco Fior Trio dal titolo Ellis in Wonderland –, il ’45 in Italia – con urban games a sfondo storico per ragazzi Milano45 e Operazione Isola – e ovviamente la Resistenza- con un laboratorio di canto corale, anche per bambini, Canti e lettere della Resistenza -.

Il primo Festival di Public History prevede anche la presentazione, domenica 19 ottobre del libro di Chiara Colombini Storia passionale della guerra partigiana, e quella, martedì 22 novembre, del libro di Isabella Insolvibile La prigionia alleata in Italia, 1943-1945.

Nel programma del festival anche il convegno “I cantieri della Resistenza”, il 30 novembre e il 1° dicembre per i giovani studiosi, e l’assegnazione del Premio Pavone per la miglior tesi di dottorato sul tema della Resistenza.

Il Festival si chiuderà il 3 dicembre e il programma è reperibile sul sito del Comune di Milano. L’ingresso a tutte le iniziative è gratuito e libero, su prenotazione attraverso il sito e i social dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri.

 

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