27.1 C
Rome
domenica 8 Settembre 2024
27.1 C
Rome
domenica 8 Settembre 2024
HomecultureL'amore ci salverà. Oppure no

L’amore ci salverà. Oppure no

In scena a Genova: Come gli uccelli di Wajdi Mouawad e La Ferocia, di Nicola Lagioia

L’amore ci salverà. E con noi il mondo intero dalla fine che gli incombe addosso. Oppure no. Ma è in ogni caso bello pensarlo. E se artisti e autori di ogni tempo continuano a farlo in ogni formulazione possibile qualcosa di vero ci deve essere, come quelle dicerie che contengono sempre un fondo di verità. Come una profezia che, prima o poi, magari si avvererà.

La_ferocia_ph_francesco_capitani

Rientra in questa categoria di utopia artistica anche Come gli uccelli  del franco-libanese Wajdi Mouawad,  tradotto in italiano da Monica Capuani per la regia di Marco Lorenzi, approdato al  teatro Modena di Sampierdarena in una coproduzione di Teatro Nazionale di Genova e A.M.A. Factory, ERTEmilia Romagna Teatro Fondazione, Elsinor Centro di Produzione Teatrale. 

Giovani e innamorati Eitan e Wahida, si conoscono nella biblioteca dell’Università di New York, Di origine ebraica lui, palestinese lei. A dispetto delle loro provenienze, il loro amore fiorisce e cerca di resistere alle diffidenze della famiglia di lui con cui i due ragazzi devono inevitabilmente fare i conti. Ma nel loro destino, qualcosa va storto sull’Allenby Bridge il ponte che collega, ma allo stesso tempo divide, Israele e Giordania. Eitan rimane vittima di un attentato terroristico e cade in coma in un’ esplosione che diventa anche detonazione di un dramma familiare che si fonda su un segreto custodito da tre generazioni. E al cui brutale svelamento il diretto interessato non riuscirà a sopravvivere quando  scoprirà di essere lui stesso il suo stesso nemico. Un corto circuito fatale nell’economia di odio che alimentava la sua stessa identità e sul quale aveva costruito la sua vita. Che era fondata sulla memoria di un dolore che scopre non appartenergli più per diritto di nascita. Di più: non gli era mai appartenuta.

In una delle più potenti scene dello spettacolo il pianto e la disperazione di Wahida per il suo amore sospeso tra la vita e la morte vengono sovrastati e soffocati,  al suo capezzale, dal rombo dei jet israeliani che decollano per  portare la morte della rappresaglia in Palestina.  Testo tragicamente contemporaneo e insieme inattuale in questi giorni, politicamente attualissimo e già obsoleto nel suo sforzo di equidistanza, nella sua scommessa artistica  di tenere insieme le ragioni e le s/ragioni dell’uno e dell’altro popolo. Ma il tutto ormai irrimediabilmente affogato nel sangue della  dismisura inaudita di una vendetta che ha superato  ogni limite e il cui contatore di vittime è in aggiornamento ogni minuto. E  che ha fatto di Gaza una fossa comune vista mare per oltre 25 mila civili palestinesi.

Ancora un atto di violenza è quello che fa deflagrare un altro dramma familiare, diverso per dimensioni e latitudine geografica in La Ferocia, omonimo testo di Nicola Lagioia vincitore del premio Strega 2015, portato in scena sempre dal TNG in una coproduzione con la giovane e pluripremiata compagnia VicoQuartoMazzini, fondata da Michele Altamura e Gabriele Paolocà. In una calda notte di primavera, una giovane donna cammina nel centro di una strada provinciale. È nuda e ricoperta di sangue. Quando, poche ore dopo, verrà ritrovata morta, si scopre essere la prima figlia della più influente famiglia di costruttori locali. Per tutti è un suicidio.

Ma le cose sono davvero andate così? In un incedere da thriller la sua storia si sviluppa in una tonalità che non è tanto quella di un’esplosione, quanto di un collasso,  del ricco universo borghese di una famiglia di imprenditori del Sud.  Dando così vita a un mosaico in cui l’amore fisico – l’unico dato sperimentare a esseri incarnati come gli umani – diviene cifra di prevaricazione assoluta. E le cui tessere e personaggi svelano la pulsione metafisica a una violenza che si riconosce come feroce legge universale della natura: «Una coccinella – scrive Lagioia – arriva a divorare anche cento afidi al giorno, e lo fa con una voracità, con un freddo e convulsivo movimento mascellare che in scala grande risulterebbe insostenibile per la sensibilità degli uomini».

 

 

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento, prego!
Inserisci il tuo nome qui, prego

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ultimi articoli

I bambini di Gaza moriranno sani

Ripartita la vaccinazione antipolio nella Striscia ma la violenza dell'IDF non si placa, anche contro gli umanitari

Il palio di Kursk

Ottant’anni fa, Hitler tentava l’operazione Cittadella in Russia. Oggi ci riprova Zelensky, col supporto Nato

Bayesan, ovvero non tutte le morti in mare sono uguali

Come cambiano narrazione e tempi di soccorso se ad affondare è un lussuoso yacht o se è un barcone di migranti [Dave Kellaway]

Parla Lucie Castets: «Quella velenosa visione di Macron»

Macron si rifiuta di nominarla primo ministro. Ma l’esponente prescelta dal NFP non rinuncia a Matignon [Lucas Sarafian] 

Gaza, la polio irrompe nel genocidio

Un bambino di 10 mesi paralizzato è il primo caso, dopo 25 anni, nell'enclave devastata dalla guerra