Trump non solo ha vinto, ma stra-vinto. Questo ci dice come sia piccolo il nostro spazio, di quelli come noi intendo che non avrebbero “vinto” nemmeno con una affermazione dei “democratici” americani, figurarsi con la versione 2.0 dei tecnosuprematisti, che mettono insieme il misogino tycoon con l’inquietante campione del post-umano Elon Musk.
Siamo minoranza della minoranza, e non è un caso che Trump abbia polverizzato la Harris soprattutto sui migranti, promettendo la più grande deportazione di massa dagli USA mai vista.
Ma a ben guardare, quando mai le politiche “democratiche” hanno, nel mondo, rappresentato una alternativa vera, sui diritti umani, sulla guerra, sull’economia, sul bene comune? La “lezione americana” in questi primi vent’anni di terzo millennio, recita il de profundis nella “tragedia dell’uomo democratico”, per usare la definizione del grande teologo sapienziale Elmar Salmann. Un uomo così democratico, da aver divorato via via la sua democrazia.
Siamo dentro un cambio antropologico dell’umano, causa e conseguenza di un cambio epocale di struttura sociale e relazionale, e per questo “politica”, irreversibile. Per noi, minoranza che non vuole appartenere a nessuna minoranza (se ci pensate l’implosione democratica è dovuta anche a questo, all’idea che noi famiglia umana non si possa essere altro che conflitto tra infinite minoranze), è il tempo dell’ignoto e di una nuova prassi.
Dell’ignoto: come essere forti senza essere potenti? Come essere veritieri senza essere fanatici?
Come essere uno, ma non senza l’altro? Mai senza l’altro come diceva De Certeau.
E di nuova prassi: forse siamo beneficiati o forse condannati dalla nostra marginalità. Ma di certo non possiamo fare altro che trasformarla nella nostra forma di vita, rivendicando il nostro essere fragili e abbandonandoci alla gioia che produce l’andare controcorrente, mentre la corrente tira dall’altra parte. Facendoci attraversare senza resistere per resistere, e senza abbandono per l’abbandono. Trovare in questo mondo, il nostro modo di stare al mondo, senza appartenere a questo mondo. Viverlo da figli illegittimi.