La visione del sociologo e filosofo brasiliano Emir Sader su come il mondo sta volgendo al multipolarismo. Le conquiste del Brics, il calo dell’egemonia politica Usa, i cambiamenti di cui in Europa abbiamo poco sentore ma che pure sono in corso, e con cui più prima che poi faremo i conti.
di Emir Sader*
Solo un anno fa gli Stati uniti erano pronti ad attaccare la Siria, capitolo previo per un attacco all’Iran, cedendo alle pressioni di Israele. Era solo un capitolo in più nello scenario instaurato fin dalla fine della Guerra fredda, con il ruolo predominante e indiscusso degli Usa, che militarizzarono tutti i conflitti, dall’Afghanistan alla Libia, minacciando di estenderli a Siria e Iran.
Un anno dopo il quadro internazionale è cambiato radicalmente. Uscita dall’agenda la possibilità di bombardare la Siria, iniziarono i negoziati con Siria e Iran, con la mediazione della Russia e isolate proteste da parte di Israele, Arabia Saudita e Kuwait. Impotenti ad intervenire, Stati Uniti e Unione Europea hanno dovuto accettare, quale dato di fatto, la decisione della Crimea di aderire alla Russia. Tanto meno sono riuscite a controllare la ribellione in altre regioni dell’Ucraina che vogliono seguire lo stesso percorso.
Solo un anno fa si annunciava la normalizzazione della vita in Afghanistan, Iraq e Libia, con la ritirata delle truppe nordamericane dai primi due paesi e la realizzazione di elezioni in tutti e tre. Oggi questi tre paesi si trovano in avanzato stato di decomposizione, senza Stati nazionali in Iraq e Libia, con la violenza in aumento in Afghanistan. Gli Usa tornano a bombardare l’Iraq, tentando di frenare l’offensiva dei sunniti radicali verso Baghdad.
Solo un anno fa il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale sembravano ancora regnare sovrani sull’economia mondiale. Un anno dopo i paesi del Brics hanno fondato una Banca per lo Sviluppo e creato un Fondo monetario per appoggiare i paesi in difficoltà.
Solo un anno le potenze occidentali credevano di tenere sottomessa la Russia, economicamente e politicamente. Oggi la Russia è diventato un attore fondamentale nei negoziati di pace, come nei casi di Siria e Iran, e un appoggio indispensabile di cui gli Stati Uniti hanno bisogno per il ritiro delle sue truppe dall’Afghanistan.
Stati Uniti e Europa hanno deciso una serie di sanzioni contro la Russia, ma la risposta di quest’ultima, con la sospensione dell’acquisto di prodotti agricoli da Usa e Ue, sostituita dall’acquisto di prodotti provenienti dall’America Latina, ha lasciato le potenze occidentali sconcertate e nel panico, rivelandone tutta la fragilità. La possibilità del taglio del gas da parte della Russia terrorizza l’Europa. Intanto, Russia e Cina hanno firmato un accordo strategico a lungo termine, che comprende il rifornimento di gas ai cinesi per i prossimi trent’anni.
Obama sembrava essere abbastanza forte fino a un anno fa, minacciando di risolvere le crisi in Siria e Iran con l’uso della forza. Oggi sono in molti, dentro e fuori gli Usa, a indicarlo come un presidente impotente, incapace di affrontare i molteplici fronti che lo coinvolgono.
Solo un anno fa, l’egemonia politica, militare ed economica degli Stati Uniti sembrava consolidata. Un anno dopo nasce un blocco di forze che punta verso il superamento di questa egemonia.
Tutto ciò – tra le tante altre cose – è avvenuto nello spazio di un anno trascorso dall’agosto del 2013. Un anno in cui il mondo, che sembrava avere le sue correlazioni di forze congelate, ha iniziato a muoversi verso un’altra direzione, nella direzione di un mondo multipolare.
*Sociologo e filosofo brasiliano, direttore del Laboratorio di Politiche Pubbliche presso l’Università statale di Rio de Janeiro. Master in filosofia politica e dottore in scienze politiche.
(Fonte: Pagina12 del 13 agosto 2014 – Traduzione: Marina Zenobio)
Speriamo che questo processo subisca un’accelerazione. Gli USA devono ritirarsi dall’Europa; solo da questo deriverà la nostra salvezza. Speriamo in bene.